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Orcel, Senza chiarezza sul golden power stop a Banco Bpm
L’amministratore delegato di Unicredit si dice dispiaciuto di essere l’unica banca italiana a cui è stato applicato il golden power e ribadisce che, senza i necessari chiarimenti dal governo, Piazza Gae Aulenti si ritirerà dall’ops. Il Tesoro: “tuteliamo i risparmi degli italiani”. Su Generali il manager spiega che la quota del 6,5% non è strategica e che verrà liquidata nel tempo
Andrea Orcel tiene il punto. Senza la chiarezza richiesta sul golden power l'ops su Banco Bpm non andrà avanti. Il ceo di Unicredit lo ribadisce e, in qualche modo, rafforza il concetto. "Non vedo movimenti nella direzione" dei chiarimenti richiesti, dice alla 'Mediobanca Ceo Conference'. Per cui "se il golden power non sarà chiarito, e da italiano mi dispiace che siamo l'unica banca italiana a cui è stato applicato, non procederemo". Su una metrica diverso il governo. La legittimazione italiana ad intervenire è legata alla tutela della sicurezza pubblica, un profilo di esclusiva competenza nazionale e che non ha alcuna interferenza con la disciplina sovranazionale prevista dal regolamento concentrazioni, recita uno dei passaggi chiave della lettera che il ministero dell'Economia ha inviato in risposta ai chiarimenti chiesti da Bruxelles. In ballo ci sono molti miliardi dei risparmiatori italiani. La Commissione Ue, che deve fare le sue valutazioni, è comunque al lavoro, così come lo è l'Antitrust Ue la cui risposta sull'operazione è attesa entro giovedì.
"Abbiamo fatto tutto il possibile per dialogare" e "quando ho parlato di 20% di probabilità", su Banco Bpm "è un modo per dire che, a questo punto, le probabilità sono significativamente inferiori al 50%", incalza ancora Orcel. Nella sostanza il Mef ha posto all'Ue un tema di sicurezza del risparmio nazionale che andrebbe ancora più tutelato con l'integrazione tra due soggetti entrambi sì italiani, ma con Unicredit, il cui capitale è per oltre il 60% detenuto da azionisti extra-europei. Per il Tesoro le condizioni poste, che vanno lette in un Golden Power che comunque ha detto sì all'operazione, sono "legittime" e soprattutto "fattibili". A partire dall'uscita dalla Russia che il contesto internazionale 'impone'. Non è dello stesso avviso la banca. "Mi debbono spiegare esattamente che cosa vogliono sulla Russia perché non possiamo interrompere i pagamenti perché ci sono imprese in Germania, Italia e Francia che stanno ancora operando là e per loro ci dobbiamo essere", è stata la replica nei giorni scorsi del ceo di Unicredit. Il Tesoro avrebbe però rassicurato che su questo punto arriverà una deroga.
Orcel si toglie anche un sassolino nei confronti di Banco Bpm, che teme che l'acquisizione possa pesare sui volumi degli impieghi. "Mi viene da sorridere quando qualche banca che vogliamo comprare dice che con noi c'è il rischio di una riduzione dei prestiti. La nostra strategia - ricorda il banker - è di aumentare i crediti alle pmi e alle famiglie". Quanto a Generali l'ad ribadisce che non è una quota strategica e aggiunge che si tratta di un investimento che "ridurremo e ne usciremo nel tempo". Nel Leone, il gruppo di Piazza Gae Aulenti è emerso con il 6,5% in occasione dell'ultima assemblea in cui si è schierato con Caltagirone e Delfin. E in una partita sempre più intricata dopo il rinvio dell'assise di Mediobanca su Banca Generali, Unicredit si è posizionata anche in Piazzetta Cuccia con l'1,9% del capitale per conto di clienti, più un 2% in mano a Jp Morgan e Jefferies.