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Brusca frenata del lavoro: si avvicina il taglio dei tassi
Doccia fredda per Donald Trump e la sua età dell’oro: ad agosto il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%, il massimo dal 2021 e a giugno si sono persi 13mila posti di lavoro, la prima contrazione dal 2020. Il mercato dà per scontato il taglio dei tassi di un quarto di punto a settembre, ma teme tagli più marcati, che indicherebbero difficoltà per l’economia. Trump attacca Powell: “Fed in ritardo”
Brusca frenata per il mercato del lavoro americano. In agosto sono stati creati solo 22.000 posti e il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%, ai massimi dal 2021. Per Donald Trump e la sua 'età dell'oro' i dati sono una doccia fredda che arriva mentre il futuro dei suoi dazi è incerto e nelle mani della Corte Suprema. Le rilevazioni del Bureau of Labor Statistics, le prime da quando il presidente ha silurato la responsabile Erika McEntarfer accusandola di dati truccati per metterlo in cattiva luce, scattano una fotografia preoccupante dell'occupazione americana, spingendo alcuni osservatori a parlare di recessione del lavoro. Oltre ad aver creato meno posti del previsto in agosto, l'Azienda America ne ha persi 13.000 a giugno, in quella che è stata la prima contrazione dal 2020, nel pieno dell'emergenza Covid. La Casa Bianca non ha nascosto la sua "delusione" anche se il consigliere economico Kevin Hassett ha previsto una "probabile revisione al rialzo" nei prossimi mesi anche di 70.000 posti.
Trump ha puntato il dito contro Jerome Powell, il suo nemico. "Avrebbe dovuto tagliare i tassi tempo fa. Come al solito è in ritardo", ha detto sul suo social Truth aumentando la pressione sulla Fed. La prossima riunione della banca centrale è in calendario il 16 e 17 settembre e gli analisti danno per scontato un taglio dei tassi da un quarto di punto, con alcuni che ipotizzano una sforbiciata da mezzo punto. Altri osservatori invece prevedono riduzioni del costo del denaro da mezzo punto a settembre, ottobre e dicembre. "E' chiaro che il mercato del lavoro è in difficoltà. L'economia è sull'orlo di una recessione, anzi potremmo già esserci scivolati. Con ulteriori revisioni, probabilmente si vedrà in modo chiaro un calo costante dell'occupazione", ha detto a Fortune il capo economista di Moody's Analytics Mark Zandi. "Storicamente quando si parla di recessione, la si fa risalire al primo mese di calo degli occupati", ha spiegato ancora, osservando come la recessione potrebbe essere iniziata in giugno. Zandi ha previsto tre tagli dei tassi entro la fine dell'anno: "faranno da cuscinetto ma non salveranno l'economia", ha messo in evidenza. La possibilità di ripetute riduzioni del costo del denaro innervosisce gli investitori perché segnala problemi per l'economia. "Vogliamo che la Fed tagli? Sì. Vogliamo che la Fed debba tagliare? No, perché sarebbe una cattiva notizia per l'economia e il mercato", ha messo in evidenza Art Hogan di B. Riley Wealth Management con Cnn. I timori sull'economia si fanno sentire anche sulle borse. Le piazze finanziarie del Vecchio Continente hanno chiuso tutte in calo. Wall Street ha aperto positiva festeggiando l'atteso taglio dei tassi della Fed a settembre alla luce dei deludenti dati sul lavoro. Poi però i listini hanno virato al ribasso preoccupati sullo stato di salute dell'Azienda America.
Ad agitare sono anche le costanti pressioni sulla Fed. A Trump che ha subito puntato il dito contro Powell per l'occupazione americana, ha fatto seguito l'editoriale di fuoco del segretario al Tesoro. Senza giri di parole, Scott Bessent ha chiesto alla Fed di "cambiare rotta" e l'ha criticata per le sue politiche non convenzionali, che "dovrebbero essere adottate durante vere emergenze e in accordo con il governo". Bessent è anche tornato a chiedere un'ampia revisione "indipendente" della banca centrale per ripristinarne la sua "credibilità e l'indipendenza". Parole che arrivano proprio nel giorno in cui il segretario al Tesoro avvia i colloqui per individuare un nuovo presidente della Fed che sia più in linea con la visione dell'amministrazione.