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Effetto dazi, crolla l'export italiano verso gli Usa
L’introduzione delle nuove tariffe si è tradotta in un drammatico calo delle esportazioni. Ad agosto l’export italiano è calato complessivamente dell’1,1%, ma verso gli Stati Uniti il calo è del 21,1%, con punte del 32% nel settore farmaceutico (che pesa per il 18% delle esportazioni verso il paese nordamericano) e del 22,8% nell’alimentare. Per contro, volano le importazioni dagli Usa: +68,5%
Crollo delle esportazioni dell'Italia verso gli Stati Uniti, soprattutto a causa dei dazi imposti dall'amministrazione americana scattati il 7 agosto. Nel mese di agosto - secondo i dati Istat appena pubblicati - si è registrato un calo dell'export complessivo del nostro Paese dell'1,1% con le vendite verso gli Usa che sono diminuite del 21,1% con tracolli soprattutto per il settore farmaceutico (-32%), comparto che rappresenta il 18,1% delle esportazioni verso il paese nordamericano, e l'alimentare (22,8%), ma anche per i macchinari (-13%). Il dato impressiona se confrontato all'andamento tendenziale delle esportazioni verso gli Usa nei primi otto mesi dell'anno che ha segnato un +6,9%, anche grazie all'accelerazione delle vendite prima dell'avvio delle nuove tariffe. Le importazioni dagli Usa invece volano con un +68,5% tendenziale ad agosto trainato dai farmaceutici (+422,3%). Ad agosto in Italia nel complesso soffrono sia le esportazioni (-2,7% congiunturale) che le importazioni (-3,7% sul mese) anche se il saldo resta largamente positivo a 2.050 milioni. A fronte di un calo delle vendite verso i paesi extra Ue del 7% sono aumentate quelle dirette ai mercati europei con un +5,4%. Sulle vendite pesa l'inflazione con le esportazioni complessive dell'Italia che ad agosto sono diminuite sull'anno dell'1,1% in termini monetari ma del 2,7% in volume, L'Istat ha diffuso oggi i dati definitivi sull'inflazione a settembre confermando l'aumento dei prezzi su base tendenziale all'1,6% (-0,2% su agosto) ma segnalando una decelerazione più accentuata rispetto ai dati provvisori per i prezzi del cosiddetto carrello della spesa. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona a settembre su base tendenziale crescono su base tendenziale del 3,1% a fronte del 3,4% registrato ad agosto. I prezzi dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto accelerano da +2,3% a +2,6 ma meno dei dati provvisori che indicavano un +2,7% nei dati provvisori. I dati segnalano il peso della fine delle vacanze estive con un calo congiunturale a settembre dell'1,6% per i trasporti (+0,3% sull'anno) e un aumento congiunturale dello 0,7% per l'istruzione (+3,1% sull'anno). Non frenano i prezzi dei servizi recettivi e della ristorazione con un +1,3% su agosto e un +3,8% su settembre 2024, un dato più che doppio rispetto all'inflazione complessiva. L'inflazione acquisita per il 2025 resta all'1,7%. I consumatori hanno ribadito la preoccupazione sull'inflazione che per quanto stabile costringe comunque le famiglie a limitare i consumi dopo anni nei quali la forbice prezzi salari è rimasta ampia a sfavore delle retribuzioni. Un segnale positivo arriva però dall'inflazione calcolata sui livelli di spesa delle famiglie. Nel terzo trimestre del 2025, l'inflazione misurata dall'indice Ipca è in diminuzione rispetto al trimestre precedente per le famiglie del primo quinto di spesa, ovvero quelle meno abbienti (+1,7% da +2,0%), mentre risulta stabile per quelle dell'ultimo quinto, composto dai nuclei più abbienti (+1,8%).