Focus On
Stop Ue al gas russo dal 2027
In due anni verrà azzerato l’import: da gennaio divieto di stipula di nuovi contratti, entro giugno 2026 dovranno cessare tutti gli accordi a breve termine in essere, mentre quelli a più lungo termine dovranno cessare entro fine 2027. L’Italia chiede monitoraggio e verifica dell’impatto sui prezzi. Sull’uso degli asset russi sequestrati Mosca minaccia ritorsioni e la Ue ancora non decide
Non è un arrivederci ma un addio, a dispetto di come finirà la guerra in Ucraina. La riunione dei ministri dell'Energia dell'Ue registra l'atteso via libera allo stop all'import di gas e Gnl russi. In due anni i rubinetti energetici provenienti da Mosca saranno definitivamente chiusi. Non è stato semplice, per la presidenza di turno dell'Ue e la Commissione, arrivare ad una luce verde resa possibile solo dal fatto che il quorum richiesto, a differenza delle sanzioni contro la Russia, fosse a maggioranza qualificata. Ungheria e Slovacchia si sono opposte accusando l'Ue di mettere a rischio la loro "sicurezza energetica". Ma il loro veto è stato ininfluente. Lo stop al gas e al Gnl russi, stando alla misura che modifica il regolamento Repower Ue, avverrà in tre fasi: dal primo gennaio 2026 sarà vietato firmare nuovi contratti, gli accordi a breve termine già in corso dovranno terminare entro il 17 giugno 2026, mentre quelli a lungo termine entro il 31 dicembre 2027. L'obiettivo dell'Ue è arrivare all'ok definitivo dell'Eurocamera a dicembre. "Stiamo mandando un segnale molto chiaro. Non saremo mai più dipendenti energeticamente da uno stato aggressore ", ha rimarcato il commissario Ue Dan Jorgensen, spiegando come la strada da seguire per compensare il gas di Mosca è quella delle rinnovabili, della diversificazione delle fonti, e anche del ricorso al nucleare di ultima generazione. Il passo è importante e presenta delle incognite, soprattutto sul fronte dei prezzi. A sottolinearlo in una dichiarazione ad hoc, è stata proprio l'Italia. Il governo ha ribadito il proprio sostegno "agli obiettivi del regolamento" ma anche chiesto alla Commissione un "monitoraggio continua e un'attenta verifica" sull'impatto sui prezzi e ha manifestato "perplessità sugli obblighi di autorizzazione preventiva imposti agli importatori di gas proveniente da un insieme selezionato di Paesi produttori" Il sì allo stop del gas e del Gnl russo, nella strategia europea, andrebbe seguito a stretto giro dal via libera al bando del gas naturale liquefatto del Cremlino a partire dal primo gennaio del 2027. E' questo, infatti, il fulcro del 19/o pacchetto di sanzioni, sul quale pende ancora il veto di Ungheria e soprattutto Slovacchia. La Commissione, sotto traccia, sta tentando di venire incontro alle richieste dei Paesi Ue e in questo contesto va inquadrata anche anche l'annunciata svolta sulle norme sulle auto e l'impegno, messo per iscritto da Ursula von der Leyen, ad affrontare il caro-prezzi nell'energia. Il sì unanime, tuttavia, resta in bilico. E ancora più accidentata appare la strada che porta all'uso degli asset congelati russi per i prestiti di riparazione per Kiev. L'Alto Rappresentante Ue Kaja Kallas ha assicurato che c'è "un ampio sostegno" all'iniziativa. Eppure, al di là del blocco sovranista e dei dubbi giuridici già espressi dal Belgio (detentore della grandissima parte dei beni di Mosca), l'iniziativa continua a non entusiasmare alcune capitali. E' su queste titubanze sulle quali il Cremlino prova a giocarsi le sue carte. L'ambasciatore russo a Roma ha definito l'iniziativa "il furto del secolo" e ha sottolineato che "la complicità dell'Italia rischia di compromettere in modo sostanziale la possibilità stessa di ripristinare la cooperazione economica e commerciale con la Russia". Mosca è pronta alle contromisure, ha avvertito il diplomatico, al quale ha fatto eco il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjártó. "Ci siamo consultati con i russi, e c'è il rischio ritorsioni", ha sottolineato il ministro rivendicando, ancora una volta, la trincea di Orban sul sostegno a Kiev.