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DIRITTI UMANI
20/10/2025

Bnp condannata per le operazioni in Sudan

Un tribunale di Manhattan ha condannato la banca a pagare oltre 20 milioni di dollari a tre rifugiati sudanesi per aver supportato Omar al-Bashir, dittatore accusato di crimini contro l'umanità e genocidio. Il numero potenziale di vittime coinvolte - circa 23.000 persone - espone la banca a un "rischio teorico di risarcimenti fino a 150 miliardi di dollari". E il titolo affonda in Borsa 

Bnp Paribas affonda in Borsa sui timori di dover sborsare miliardi di dollari in risarcimenti alle vittime del regime del dittatore sudanese Omar al-Bashir, destituito nel 2019 con un colpo di stato dopo aver insanguinato per trent'anni il Paese africano. La banca francese, che ha chiuso la seduta con un tonfo del 7,9% a 69 euro, venerdì scorso è stata condannata da un tribunale di Manhattan a pagare oltre 20 milioni di dollari a tre rifugiati sudanesi, ora residenti negli Usa, che le avevano fatto causa con l'accusa di avere contribuito ai crimini del regime, al quale Bnp aveva offerto i suoi servizi tra il 1997 e il 2011. Il caso prende le mosse dall'ammissione di colpevolezza di Bnp, che nel 2014 aveva riconosciuto di aver agevolato alcuni clienti ad aggirare le sanzioni Usa che colpivano il Sudan e altri Stati 'canaglia' come l'Iran e Cuba, vendendosi condannata dalla giustizia americana a pagare una multa da quasi 9 miliardi di dollari. I tre rifugiati, che hanno subito torture, violenze sessuali e altri abusi, hanno accusato Bnp di aver dato indirettamente supporto ad Omar al-Bashir - un dittatore accusato di crimini contro l'umanità e genocidio - consentendo al suo regime di avere accesso al sistema finanziario americano e agevolando l’utilizzo dei proventi del petrolio per acquistare le armi usate contro la popolazione civile. "La banca ha dato un assegno in bianco al regime, che lo ha utilizzato per perpetrare un regno di morte e distruzione contro la popolazione presa di mira", ha dichiarato Michael Hausfeld, legale dei rifugiati, secondo quanto riferisce il Financial Times. "La banca era a conoscenza dell'uso genocida e ha scelto di chiudere un occhio sulle conseguenze umane". Bnp Paribas è convinta della revisione in appello di una sentenza "chiaramente errata" e che "ignora importanti prove che la banca non è stata autorizzata a presentare". I francesi rivendicano di aver "offerto servizi finanziari consentiti dal diritto europeo e svizzero", da cui il caso è regolato, "essenziali per cittadini e imprese, elaborando normali transazioni bancarie civili". Soprattutto circoscrive la portata della decisione, che "non dovrebbe avere un'applicazione più ampia" rispetto al caso in questione, bollando come "necessariamente errato" speculare su un potenziale accordo transattivo. Sì perché Bnp rischia di vedersi sommergere da migliaia di richieste di risarcimento, dopo che il 'caso pilota' è andato a segno. "Il numero potenziale di vittime coinvolte - circa 23.000 persone - espone la banca a un rischio teorico di risarcimenti fino a 150 miliardi di dollari" affermano gli analisti di Bdl Capital Management, secondo cui, sebbene Bnp "disponga di argomentazioni solide da far valere" in appello, "la pressione per trovare un accordo è destinata a crescere". Gli esperti di Bloomberg Intelligence ipotizzano in "qualche miliardo" l'importo di una eventuale transazione. Soldi che si aggiungerebbero per Bnp al danno reputazionale, in un momento decisamente non felice per l'immagine della Francia, già appannata da mesi di instabilità politica e, più recentemente, dal furto al Louvre dei gioielli di Napoleone.


 

Autore: ANSA