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Open Grid Europe: Berlino boccia Snam
Il governo tedesco ha bloccato le mire della società italiana, che voleva acquisire il 24,99% dell’operatore tedesco, uno dei maggiori in Germania, e sviluppare il corridoio Sud-Nord. La ragione è la presenza nel capitale di Snam della cinese State Grid, vista come un potenziale pericolo alla sicurezza. Salta dunque l’intesa siglata ad aprile con Infinity Investments per rilevare il pacchetto
Berlino blocca Snam e fa saltare l'acquisto da 920 milioni di euro di una quota del 24,99% messa in vendita dall'emiratina Infinity Investments in Open Grid Europe, una delle maggiori società della rete del gas in Germania, che è il più importante mercato nel Vecchio Continente. A pesare sullo stop all'azienda italiana da parte del governo tedesco, che sul fronte bancario ha già detto no alla scalata di Unicredit a Commerzbank, è la presenza dei cinesi di State Grid in Snam. La società di Pechino ha infatti il 35% di Cdp Reti, azionista a sua volta col 31,4% del gruppo guidato da Agostino Scornajenchi e, con quote diverse, anche di Saipem e Terna. Il timore dell'esecutivo di Friedrich Merz, comune ad altre Capitali europee, è per la sicurezza delle reti infrastrutturali. Non è un caso che nelle telecomunicazioni siano stati messi paletti in molti paesi della Ue alle società cinesi nel 5G. Anche se all'interno di Snam il socio cinese esprime un solo consigliere in un cda di nove, il percorso per ottenere il via libera dall'ente del ministero delle Finanze tedesco, deputato all'esame degli investimenti esteri, è apparso da subito accidentato. Fino a costringere il gruppo di San Donato a rinunciare all'operazione che avrebbe consentito di entrare in Germania e di sviluppare il corridoio Sud-Nord per il gas in Europa. In una nota diffusa sabato notte Snam ha fatto sapere di aver concordato di risolvere l'accordo firmato ad aprile con Infinity Investments, società interamente controllata da Abu Dhabi Investment Authority (Adia), per l'acquisizione del 24,99% in Open Grid Europe detenuto dagli arabi. Il completamento era subordinato, tra l'altro, ad ottenere l'autorizzazione ai sensi della normativa tedesca sugli investimenti esteri. La decisione finale di fare un passo indietro è stata dunque presa al termine della procedura necessaria per il via libera, che di solito si risolve in un paio mesi mentre è durata sette mesi, tanto da aver costretto Snam a spostare la chiusura dell'accordo, inizialmente prevista a fine settembre, alla data ultima del 17 novembre. A convincere l'azienda italiana che non c'erano più i presupposti per mandare in porto l'acquisizione concordata dall'ex ad Stefano Venier è stato in prima battuta l'aver appreso, nelle interazioni con le autorità competenti, che le misure offerte da Snam per facilitare il via libera non erano state ritenute sufficienti. A far tramontare del tutto l'accordo per entrare in Open Grid, pur con una quota che è di minoranza, è subentrata poi la consapevolezza che le ulteriori richieste da parte dell'autorità avrebbero ridotto Snam non ad avere un ruolo industriale ma a fare solo l' investitore finanziario. Ipotesi che non rientra nella natura né negli obiettivi dell'azienda italiana, diversa dagli altri soci di State Grid che sono perlopiù fondi di investimento: oltre ad Infinity Investments ci sono British Columbia Management e Munich Re. L'unico azionista, più simile a Snam, è la belga Fluxys con in mano il 24,1%. Il mancato esercizio della prelazione da parte di questi soci della holding lussemburghese che controlla Open Grid Europe, né l'ok dell'antitrust tedesca, che erano le altre condizioni per comprare il 24,99% dagli emiratini, non bastavano. Nel comunicare il nulla di fatto Snam ha voluto segnalare, guardando anche alla possibile reazione della Borsa alla riapertura dei mercati, che la risoluzione dell'accordo non ha alcun impatto sulla guidance per l'intero 2025 annunciata dieci giorni fa, sia per l'utile netto rettificato indicato a 1,42 miliardi sia per il debito netto previsto a circa 18 miliardi.