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Nvidia esorcizza la bolla: conti sopra le attese
Il colosso californiano dei chip ha visto crescere gli utili netti del 65% su base annua (quasi 32 miliardi di dollari, 1,30 dollari per azione) e il fatturato trimestrale si è attestato a 57 miliardi di dollari: nessun rallentamento degli investimenti in vista e risultati migliori delle stime, che hanno fatto tirare un sospiro di sollievo ai mercati, dopo giorni di pressione al ribasso
Nvidia vola a Wall Street dopo che i risultati record del terzo trimestre si sono rivelati sopra ogni previsione fugando, almeno per ora, i timori di una bolla nel settore dell'IA che spaventa le Borse di tutto il mondo. Il colosso californiano di Santa Clara ha chiuso il periodo conclusosi a ottobre con un fatturato di 57 miliardi di dollari. L'utile netto è balzato del 65% su base annua, raggiungendo i 31,91 miliardi di dollari (1,30 dollari per azione). Il dato è stato accolto positivamente a Wall Street, dove le azioni della società sono salite di quasi il 3% nelle contrattazioni after-hours. Il gigante dei chip, la società a maggior capitalizzazione al mondo (la prima lo scorso mese a raggiungere una valutazione di 5.000 miliardi) e leader nel settore dell'intelligenza artificiale, ha spiegato che i risultati sono stati trainati dalla continua crescita della domanda, come ha riferito il ceo Jensen Huang. Nvidia è vista come uno dei barometri principali della spesa globale in infrastrutture AI (quanto comprano le grandi aziende/cloud provider e quanto velocemente), e quindi c'era molta "ansia da attesa" nei mercati azionari: visto che la crescita è stata vertiginosa negli ultimi trimestri, gli investitori volevano capire se ci fosse un rallentamento all'orizzonte. Soprattutto dopo il recente monito di Sundar Pichai, amministratore delegato di Alphabet, filiale del colosso americano Google, secondo il quale, se scoppiasse una "bolla" nel settore dell'IA, "nessuna azienda ne sarebbe immune, inclusi noi". La trimestrale di Nvidia fa quindi tirare un temporaneo sospiro di sollievo a tutto il comparto dei titoli tecnologici e, più in generale, ai mercati azionari di tutto il pianeta. È un segnale confortante anche per Donald Trump, che conta sul settore tecnologico e sull'intelligenza artificiale per rilanciare l'economia americana. Un obiettivo che intende conseguire anche con i maxi-investimenti promessi dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, ricevuto alla Casa Bianca con tutti gli onori. Mbs si è impegnato a investire 1.000 miliardi di dollari in aziende statunitensi, un impegno che riguarda principalmente l'utilizzo delle riserve di petrolio e gas naturale dell'Arabia Saudita per trasformare il suo Paese in un hub di dati basati sull'intelligenza artificiale. Impegno tradotto negli accordi stellari firmati al forum di investimenti Usa-Arabia Saudita, dove in prima fila c'erano Jensen Huang e il miliardario della tecnologia Elon Musk. Ma sulla strada del rilancio dell'economia c'è di mezzo la Fed: molti funzionari della banca centrale americana, secondo i verbali della riunione di mercoledì, sono inclini a non effettuare un ulteriore taglio dei tassi a dicembre. Una mossa che sicuramente farebbe infuriare il presidente, desideroso di abbassare il costo del denaro.