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POLITICA MONETARIA
07/02/2022

La stretta (annunciata) fa ripartire lo spread

La svolta della Bce, che quest’anno potrebbe alzare i tassi e far terminare in anticipo il programma di acquisti del debito, ha messo in fibrillazione i mercati. Lo spread con il Bund tedesco è tornato a rivedere quota 160, mentre il rendimento del Btp decennale si è riportato all’1,90%. Goldman Sachs preconizza due rialzi. Secondo Pictet l’Italia entrerebbe in “danger zone” con lo spread a 250

Le Borse in rosso, lo spread che rivede quota 160, ai massimi dall'estate 2020, e gli operatori che già cominciano a interrogarsi sulla soglia 'critica' del differenziale Btp-Bund. Con sullo sfondo la certezza che i tassi a minimi record e l'ombrello della Bce sul bilancio italiano si allontanano, con la conseguenza di margini di bilancio un po' più stretti.
La svolta imboccata la scorsa settimana dalla Bce, che di fronte al balzo dell'inflazione non ha escluso di alzare i tassi quest'anno aprendo a un'uscita anticipata dagli acquisti di debito, fa fare un tuffo nel passato all'Italia del governo Draghi, che aveva visto scendere lo spread sotto quota 100 l'estate scorsa. E invece lo spread è salito fino a 166, prima di rallentare e chiudere a 156, con un rendimento del Btp decennale italiano che ha sfiorato l'1,90%, dove non era dalla drammatica primavera di due anni fa, e la Borsa a -1%.
E' l'onda lunga - che non risparmia la Grecia – della conferenza stampa di giovedì scorso della presidente della Bce Christine Lagarde che scandiva, dopo un'inflazione balzata al 5,1%, "la situazione è cambiata". E che oggi non ha fatto marcia indietro: "sono aumentate le possibilità che l'inflazione si stabilizzi al nostro obiettivo" del 2%, che è il solo elemento mancante a un rialzo dei tassi d'interesse che finora ci si aspettava non avvenisse prima di fine 2023. La presidente della Bce, che confida un una ripresa solida dell'economia europea nei prossimi mesi, non sta facendo altro che preparare la Bce a seguire la scia della Fed e della Bank of England, che ha alzato i tassi per la seconda volta giovedì scorso. Sarà decisivo il Consiglio direttivo di marzo con le nuove previsioni della Bce per il 2022-2024. E il dibattito è vivace su cosa fare: il governatore olandese Kllas Knot ha detto di aspettarsi un rialzo dei tassi nel terzo trimestre, che implicherebbe la chiusura anticipata degli acquisti di debito pubblico da parte della Bce. Francois Villeroy de Galhau, il governatore della Banca di Francia, più cauto, dice che si deciderà sulla base "degli ultimi dati, previsioni e sviluppi geopolitici", con la crisi ucraina che tiene alti i prezzi energetici che contano per metà della fiammata inflazionistica.
Per Goldman Sachs, invece, due rialzi, dello 0,25% a settembre e dicembre sono probabili ed eserciteranno "forte pressione" sui titoli di Stato come i Btp il cui spread può allargarsi fino a 175, tenuto a bada dalla forte crescita dell'economia italiana. Altri, come Frederik Ducrozet, global macro strategist di Pictet, ricordano che l'aggiustamento degli spread non è lineare, e che "la danger zone" per l'Italia sarebbe il raggiungimento dei 250 punti base. Di certo c'è che le banche centrali stanno mettendo fine a oltre un decennio di politiche espansive. E in questo contesto lo 0,1% di costo medio del debito italiano del 2021 è ormai un ricordo. Così il finanziamento da parte di Francoforte del disavanzo statale, che nel 2020 e 2021 aveva raggiunto il 100%: nel 2022 raggiungerà il 60% (se non ci saranno sconvolgimenti nei piani d'acquisto della Bce, cosa tutta da vedere) per poi azzerarsi nel 2023. Le aste di Btp (e con esse l'indulgenza verso gli scostamenti di bilancio) saranno un po' più in salita, con appuntamenti da cerchiare in rosso proprio a febbraio (33 miliardi netti di debito da vendere), giugno (oltre 17 miliardi) e poi ancora settembre e ottobre con poco meno di 20 miliardi netti ciascuno. 

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