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CRISI BANCARIE
28/01/2021

Mps approva il capital plan

L’obiettivo resta quello di una fusione per “sistemare” la banca. In caso di nozze, l’aumento non supererà 1,5 miliardi. L’esecuzione è attesa per il terzo trimestre, ma a breve potrebbero essere varate azioni di mitigazione, dato che a fine marzo il deficit patrimoniale sarà di 300 milioni. La Ue però chiede ulteriori misure di compensazione per il mancato rispetto degli obiettivi del piano

Mps ha approvato il capital plan da sottoporre alla Bce, “predisposto - ha annunciato la banca con una nota in serata - avendo presente l'obiettivo di trovare una potenziale soluzione strutturale per la banca, inclusa un'operazione di M&A con un partner di primario standing”. L'obiettivo resta dunque quello di una fusione, che ha al momento l'unica controparte potenziale in Unicredit, posto che né Banco Bpm né Bper appaiono intenzionate ad avventurarsi in un'operazione che comporta molti rischi e poco consenso tra gli azionisti. La ricerca di una “soluzione strutturale”, ricorda ancora Mps, è coerente con l'impegno del governo a dismettere la sua quota entro il 2021 anche con il ricorso ad “operazioni finalizzate al consolidamento del sistema bancario”.
L'esecuzione dell'aumento è attesa nel terzo trimestre dell'anno e, alla luce del fatto che Mps, inizierà a manifestare un deficit patrimoniale di 300 milioni già a fine a marzo, potrebbe essere preceduta da azioni di mitigazione, quali l'emissione nel primo trimestre di un bond At1 la cui taglia potrebbe aggirarsi sui 500 milioni di euro. “In ogni caso - rimarca la banca - lo shortfall rientra, come dimensione, all'interno delle flessibilità di utilizzo del CCB (cuscinetto di conservazione del capitale, ndr) rese pubbliche da Bce nell'ambito del temporary capital relief”. La taglia dell'aumento dipenderà dalle condizioni della fusione, ma non dovrebbe essere inferiore agli 1,5 miliardi di euro. L'allungamento dei tempi del rafforzamento patrimoniale, scivolato nel terzo trimestre, appare finalizzata proprio a permettere a Unicredit, che solo ad aprile potrà contare sul nuovo consiglio guidato da Andrea Orcel, di negoziare un eventuale matrimonio con Siena, inclusa la dote patrimoniale che il Tesoro dovrà mettere in campo. In ogni caso la ricapitalizzazione complessiva dovrebbe essere inferiore ai 2,5 miliardi che la banca si è impegnata a raccogliere in assenza di nozze “in un orizzonte di breve/medio termine”. L'operazione non si prospetta agevole: l'aumento, che andrà fatto “a condizioni di mercato”, potrà essere sottoscritto dal Tesoro solo per la sua quota, pari al 62,5%, lasciando scoperto circa un miliardo di euro.
La possibilità di procedere al rafforzamento patrimoniale resta subordinata, oltre che all'approvazione da parte della Bce del capital plan, anche al via libera da parte della Dg Comp della revisione del piano di ristrutturazione, su cui ancora non c'è un via libera. Anzi. “Sulla base delle prime interlocuzioni intercorse con DG Comp - rileva Mps - la Banca dovrà presentare ulteriori misure di compensazione per il mancato rispetto di alcuni commitment definiti nel Piano di Ristrutturazione 2017-2021”, chiuso con risultati ben inferiori, se si escludono le azioni di derisking e di riduzione dei costi, rispetto agli obiettivi annunciati dall'allora ad Marco Morelli. 

Autore: ANSA