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POLITICA MONETARIA
22/04/2021

Bce: “Ripresa fragile, servono due stampelle”

Christine Lagarde sostiene che la Ue non è ancora fuori dalla crisi pandemica e l’economia ha bisogno del sostegno della politica monetaria e fiscale. A preoccupare la presidente sono i ritardi nella campagna vaccinale e l’insorgenza di nuove varianti del virus, mentre invita gli Stati a fare in fretta a rendere operativo il recovery plan. Non contano tanti i debiti, ma “l’uso che se ne fa”

L'Europa non è ancora fuori dalla crisi pandemica, fra contagi ancora elevati e una campagna di vaccinazione che accelera, ma non è alla svolta. Motivo per cui l'economia continua ad avere bisogno “di entrambe le stampelle”, quella monetaria e quella di bilancio, e la Bce promuove i Paesi che, per superare lo shock pandemico e per facilitare riforme, fanno 'debito buono'. Christine Lagarde, la presidente della Bce intervenuta dopo il Consiglio direttivo che ha lasciato i tassi fermi, la mette così: i 19 Paesi dell'Euro devono ancora “attraversare il ponte” che li porterà fuori dalla crisi pandemica. Il primo trimestre, per colpa della seconda ondata, si sarebbe chiuso con un Pil negativo. Le stime degli economisti della Bce di marzo, però confermano che il secondo trimestre dovrebbe già tornare in positivo: si parla di un 1,3% di crescita. Ma “abbiamo ancora un bel po' di strada da fare” prima di poter dire di esserne usciti, dice Lagarde. Nonostante le aspettative, confermate, di una ripresa “solida” nei prossimi mesi, specie nel secondo semestre, le prospettive restano “offuscate da incertezza”. I rischi sono “al ribasso”.
Cosa preoccupa la Bce è chiaro: il ritmo delle vaccinazioni, il rischio di nuove ondate se queste mancassero gli obiettivi, ma soprattutto, Lagarde lo dice apertamente, “la diffusione di mutazioni del virus”. Che potrebbero, specie se dovessero 'bucare' la rete dei vaccini, scombussolare i piani, rimettere in discussione le aspettative di graduali riaperture e dunque di ripresa dell'economia. E dunque è necessario restare in allerta. Sul piano della politica di bilancio ciò implica due cose: Lagarde torna in pressing sui governi europei con “l'urgenza che diventi operativo senza ritardo” il pacchetto Next Generation Eu: vuole una ratifica “tempestiva” da parte dei parlamenti nazionali della decisione sulle 'risorse proprie' che darà luce verde agli eurobond necessari alla Commissione europea per finanziare il recovery. E poi c'è lo stimolo di bilancio delle politiche nazionali. Dove l'Italia gioca un ruolo di primo piano, Paese fra i più colpiti dalla pandemia, e dove il presidente del Consiglio Mario Draghi spinge con decisione sulle leve dello scostamento al costo di un debito record che sfiorerà il 160% del Pil. Lagarde non entra nello specifico dei Paesi: ma sembra in sintonia con il concetto di “debito buono” di Draghi quando afferma che, più che il livello del debito, “la vera domanda è che uso si fa del debito”: se, dopo la fase iniziale in cui occorreva tamponare le perdite, lo si usa per superare lo shock pandemico e per riforme che spingono la produttività, contribuendo a tenere bassi i tassi d'interesse, “allora quello è debito usato bene”.
La cautela della Bce, poi, si misura sul lato della politica monetaria. La riunione del board - secondo Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim - “ha aggiunto poco” rispetto alla precedente e di fatto ha operato “un rinvio a decisioni più di peso nella riunione del 10 giugno, quando saranno aggiornate le stime di crescita ed inflazione. In quella sede la Bce sarà chiamata a decidere sulla continuazione o meno del ritmo accelerato (a oltre 20 miliardi a settimana di acquisti, ndr) del Pepp e, soprattutto, se eventualmente rendere ancor più appetibili le operazioni Tltro per supportare l'area euro nella fase di ripresa post Covid”. Sul Pepp, il programma di acquisti di debito fino a 1850 miliardi di euro dove la Bce è a metà strada, si conferma l'intenzione di proseguire fino a marzo 2022 e oltre se necessario. Le pressioni dei 'falchi', guidati dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann, per mettere in calendario un ridimensionamento, per ora non hanno successo. “Non abbiamo discusso alcun ridimensionamento del programma pandemico Pepp. E' prematuro”, dice lapidaria Lagarde.
 

Autore: ANSA