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BITCOIN
13/10/2021

Il “mining” emigra negli Stati Uniti

La prima conseguenza del divieto cinese sulla produzione di criptovalute è stata quella di spingere i miners verso altri lidi più ospitali. Gli Usa superano così la Cina, diventando il Paese con la quota di “hashrate” più alta al mondo: 35,4% (+428% rispetto al settembre 2020). Il Texas è considerato una mecca per i miners, grazie al basso costo dell’energia, ma la vera sfida per il Bitcoin sono le rinnovabili

Gli Stati Uniti superano la Cina e si affermano come la meta preferita dei miner di Bitcoin. Il divieto imposto da Pechino nei mesi scorsi sulla produzione della criptovaluta ha infatti innescato la fuga verso nuove destinazioni, dando vita a quella che è già definita la 'grande migrazione del mining'. Secondo i dati di Cambridge Centre for Alternative Finance, fra maggio e luglio la quota globale cinese di hashrate - l'unità per misurare la potenza di elaborazione della rete Bitcoin - è crollata a zero, mentre quella americana è schizzata al 35,4%, in aumento del 428% rispetto al settembre 2020. In rialzo anche la quota del Kazakhstan, salita al 18%. Ad attirare i miner negli States sono diversi fattori, fra i quali i prezzi bassi dell'energia - in Texas sono i più bassi al mondo - ma anche la disponibilità di fonti rinnovabili. Lo Stato di Washington si è imposto, ad esempio, come la mecca per il mining con energia idroelettrica. L'accesso a fonti energetiche più pulite è cruciale per i produttori di Bitcoin, che sono fra i maggiori consumatori di energia al mondo e quindi fra coloro che inquinano di più. Per loro mostrare di voler diventare a emissioni-zero è essenziale per fra affermare la criptovaluta a livello mondiale, smontando così una delle maggiori critiche che vengono loro rivolte. Farlo gli consentirebbe anche di riconquistare il super fan Elon Musk, che ne ha preso le distanze proprio per gli elevati costi ambientali.
L'altro nodo del Bitcoin, che al momento appare più complesso da sciogliere, è quello della regolamentazione: le autorità di quasi tutto il mondo lo considerano uno strumento speculativo dal quale bisognerebbe mantenere le distanze. C'è poi un diffuso scetticismo, a cui ha dato voce senza troppi giri di parole l'amministratore delegato di JPMorgan, Jamie Dimon: “E' inutile - ha detto -. Ma i nostri clienti sono adulti”.
 

Autore: ANSA