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RIDIMENSIONAMENTI
28/12/2020

Pechino a gamba tesa: Alibaba crolla in Borsa

La leadership cinese è in pressing sull'impero di Jack Ma: dopo l'indagine antitrust su Alibaba arriva la richiesta della banca centrale di rettificare le operazioni effettuate da Ant Group non conformi alla normativa. Il timore è che il rischio di credito vada fuori controllo. A Hong Kong il titolo Alibaba chiude in calo dell'8%, in perdita di oltre il 30% dai massimi del 2020

Alibaba accusa un'altra pesante seduta alla Borsa di Hong Kong all'indomani della diffusione dei contenuti della convocazione di sabato a Pechino dei vertici della sua affiliata Ant Group: i funzionari della Banca centrale cinese (Pboc) hanno chiesto senza giri di parole una brusca e immediata correzione di rotta ai suoi servizi finanziari. Neanche l'annuncio a sorpresa sull'aumento di 4 miliardi di dollari, fino a 10 miliardi, del piano di buyback ha attutito il colpo. I titoli della società co-fondata da Jack Ma hanno perso il 7,98%, dopo un minimo intraday a -10%, allontanandosi del 30% dai massimi raggiunti nel 2020 a causa della stretta di Pechino. La People's Bank of China ha accusato Ant Group, il colosso fintech, di "chiudere un occhio" sui problemi di conformità normativa ordinando di "rettificare" le operazioni, nell'ultima bordata governativa all'impero online costruito da Ma. In altri termini, la società deve tornare alle sue radici come fornitore di servizi di pagamento online, eliminando la concorrenza sleale e tutelando la privacy dei suoi clienti.
La Cina ha avviato un'indagine antitrust contro Alibaba la scorsa settimana e ha inviato funzionari al quartier generale di Hangzhou, segnando l'inizio formale della stretta del Partito comunista sulla società che ha fatto di Ma l'imprenditore più noto del Paese. Il visionario ex insegnante di inglese è quasi scomparso da eventi pubblici dallo stop dell'Ipo record da 37 miliardi di dollari di Ant Group, ai primi di novembre, fermata per volontà del presidente Xi Jinping, secondo le ricostruzioni del Wall Street Journal. Il drammatico intervento è giunto pochi giorni dopo che Ma, l'uomo più ricco della Cina, aveva detto in un discorso di alto profilo a Shanghai che le banche statali del Paese avevano una mentalità conservatrice da "banco dei pegni", bloccando il flusso di credito alle aziende più piccole e agli individui. Un serie di commenti "inopportuni" perché fatti di fronte ad alti funzionari di regolamentazione, quando anche il vicepresidente Wang Qishan aveva sottolineato la necessità di proteggersi dai rischi finanziari.
Secondo fonti citate da Bloomberg, a Ma sarebbe stato chiesto a inizio mese di non lasciare la Cina, malgrado non sia vicino alla caduta in disgrazia. Il rimprovero pubblico contro di lui è stato un chiaro avvertimento che Pechino ha perso la pazienza con l'enorme potere dei suoi magnati della tecnologia, percepiti sempre più come minaccia alla stabilità finanziaria e agli assetti di potere, particolarmente a cuore di Xi. Sabato i rappresentanti della banca centrale e di Ant si sono visti e domenica l'istituto ha emesso un raro rimprovero pubblico sul proprio sito web con la trascrizione di un'intervista al vicegovernatore Pan Gongsheng che ha accusato Ant di "avere poca conoscenza giuridica", chiedendo l'adozione di varie misure, inclusa la revisione delle sue attività di prestito al consumo e la cartolarizzazione di attività altamente redditizie che hanno suscitato timori sui rischi di credito. Ant, dopo il blocco dell'Ipo, ha preso provvedimenti per dimostrare la volontà di seguire le indicazioni delle autorità, specialmente nel settore del credito al consumo. La scorsa settimana ha sospeso la sua popolare attività di deposito online che ha aiutato le banche regionali ad avere finanziamenti da tutto il Paese, con la possibile violazione delle normative che vietano agli istituti di credito di operare al di fuori delle proprie province d'origine. Pochi giorni dopo, il gruppo ha assicurato che avrebbe tagliato le quote dei prestiti ad alcuni giovani mutuatari in modo che potessero sviluppare abitudini di consumo "più razionali". Primi passi di un percorso ancora lungo. 

Autore: ANSA