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POLITICA MONETARIA
11/03/2021

La Bce accelera gli acquisti per schiacciare i tassi

La fiammata dei rendimenti obbligazionari ha costretto Francoforte a intervenire per evitare ripercussioni sulla ripresa europea. Il ritmo degli acquisti salirà a 20 miliardi di euro a settimana, ma il Pepp resta fermo a 1.850 miliardi. Segno dell’ennesimo braccio di ferro con i “falchi”, che vorrebbero ritirare gli stimoli ai primi segnali di inflazione. Preoccupazione dell’Fmi

Un colpo d'acceleratore agli acquisti di debito nei prossimi tre mesi, probabilmente al ritmo di almeno 20 miliardi di euro a settimana: è la formula con cui il consiglio direttivo della Bce ha deciso di contrastare il forte rialzo dei rendimenti che rischia di mettere i bastoni fra le ruote della ripresa europea. Dopo la riunione di politica monetaria, il Consiglio direttivo “si attende che nel prossimo trimestre gli acquisti nell'ambito del Pepp siano condotti a un ritmo significativamente più elevato rispetto ai primi mesi di quest'anno”. Superando le aspettative di gran parte degli economisti: lo spread Italia-Germania, da 100 punti base dove era un paio di giorni fa, è sceso a 93. Ma soprattutto il rendimento del Btp decennale in pochi minuti è piombato da 0,66 a 0,59%. Un'inversione della tendenza rialzista delle ultime settimane, riflessa nell'asta di 8 miliardi di Btp a tre e sette anni, entrambi venduti con più fatica che in passato e tassi al rialzo, -0,22 e 0,31% rispettivamente. 
“La decisione di incrementare gli acquisti - dice Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte sim - si inquadra in un atteggiamento della Bce volto sia a difendersi dall'effetto contagio del marcato rialzo dei tassi Usa e sia ad assicurare un controllo dei tassi in un trimestre come quello che sta per iniziare, che sarà caratterizzato da un marcato incremento dei prezzi al consumo”. Sui dettagli, e sulle opzioni in mano alla Bce, la presidente Christine Lagarde ha dovuto affrontare una conferenza stampa un po' faticosa. Il contesto è quello del maxi-stimolo di bilancio da 1.900 miliardi di dollari del presidente Joe Biden. Il Fmi si attende che “aumenterà il Pil americano fra il 5 e il 6% in tre anni”, con un potenziale effetto significativo sulla crescita mondiale.  Dopo la nuova contrazione del Pil dell'area euro nel primo trimestre, la Bce si aspetta “una decisa ripresa” nel 2021 grazie allo stimolo  del recovery fund e a quello di Biden, grazie al ritiro graduale dei lockdown, e soprattutto ai vaccini. La Bce ha così alzato la stima di crescita 2021 al 4% (da +3,9%) di dicembre, e prevede un 4,1% per il 2022. E anche l'inflazione, dopo mesi sottozero, rialza la testa: potrebbe persino toccare il 2% a fine anno secondo la Bce. Ma lo stesso Fmi mette in guardia da una stretta delle condizioni finanziarie. Le aspettative di crescita, e di debito che inonderà il mercato, hanno infatti innescato una corsa dei rendimenti che dagli Usa contagia l'Europa, rischia di indebolire gli sforzi della Bce per assicurare credito facile a imprese e famiglie, e dunque “non è benvenuta”, come ha spiegato la stessa Lagarde. Non è un caso che proprio Lagarde si sia affrettata a precisare che la ripresa dei prezzi è dovuta a “ragioni tecniche e temporanee”. Parole che rendono bene il confronto fra le due anime dentro il consiglio Bce: quella dei 'falchi' che non vede l'ora di ritirare l'arsenale d'emergenza di fronte ai primi segnali d'inflazione, e di fatto ottengono che il Pepp non venga incrementato e possa essere non interamente utilizzato, e quella che mette in guardia dai rischi di una simile mossa prematura, che ottiene la possibilità, messa nero su bianco, di aumentare la potenza di fuoco.
La Bce potrebbe di volta in volta, magari con frequenza trimestrale, decidere se occorre accelerare gli acquisti per assicurare “il mantenimento di condizioni di finanziamento favorevoli”. Per alcuni Francoforte si sta addentrando nel territorio 'giapponese' del controllo implicito della curva dei rendimenti, ma Lagarde smentisce, anche se i parametri di quelle “condizioni favorevoli” - spread dei bond bancari, societari, prestiti all'economia - non sono del tutto chiari.
Per ora il Pepp resta a 1.850 miliardi di dollari e sarà attivo da qui a marzo 2022. La scommessa è che non ci sarà bisogno di potenziarlo, visto che l'azione della Bce verrebbe presto corroborata dallo stimolo di bilancio del recovery – non a caso Lagarde esorta a rendere il piano Ue operativo “senza
ritardi” - e che le vaccinazioni dovrebbero fare il resto. E che eventuali fiammate dei rendimenti - magari innescate dai tassi Usa dove sono in arrivo aste 'monstre' di debito pubblico - possano essere gestite con il 'front-loading' degli acquisti appena annunciato. 
 

Autore: ANSA