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AUTOSTRADE
31/05/2021

Via libera di Atlantia: Aspi torna pubblica

L’assemblea dei soci della holding ha approvato la cessione dell’intera quota (88,06%) al consorzio guidato da Cassa Depositi e Prestiti per 8 miliardi (9,3 miliardi la valorizzazione del 100%). A votare a favore l’86,86% del capitale. Si chiude così, a quasi tre anni dal crollo del ponte Morandi, una lunga trattativa. Contrari i parenti delle vittime: è un regalo alla famiglia Benetton

Atlantia e i Benetton si preparano ad uscire da Autostrade per l'Italia che, dopo 22 anni dalla privatizzazione, si avvia a tornare in mano pubblica. L'assemblea degli azionisti di Atlantia, la holding che la controlla, ha infatti dato il via libera alla cessione dell'intera quota dell'88,06% al consorzio guidato da Cdp, controllata dal Tesoro. La formalizzazione spetta ora al consiglio di amministrazione convocato il 10 giugno, mentre per la firma la data verrà concordata con il consorzio. Una decisione che arriva a 10 mesi e mezzo di distanza dall'accordo con il precedente governo che individuava la soluzione di una Aspi pubblica con l'uscita dei Benetton per 'sanare' la ferita del crollo del ponte Morandi. Ma l'operazione non va giù ai familiari delle 43 vittime, che – a quasi tre anni dalla tragedia - attaccano: è come uccidere ancora i nostri cari.
Sul tavolo dell'assemblea degli azionisti di Atlantia (che corre in Borsa e chiude a +2,84%), svoltasi in modalità Covid, un solo punto all'ordine del giorno: la cessione dell'intera partecipazione detenuta dalla società in Aspi al consorzio costituito da Cdp Equity, Blackstone Group International Partners e Macquarie European Infrastructure Fund. Per poter essere approvata, la proposta aveva bisogno del 50% più uno dei presenti, ma il sì ha ottenuto una ben più ampia maggioranza: dei 1.201 soci presenti (70,39% del capitale sociale), 1.129 (86,86%) hanno detto sì, 60 (12,75%) hanno dato voto contrario e in 12 (0,39%) si sono astenuti. Un azionariato tornato quindi compatto dopo la spaccatura del 31 marzo sulla proposta alternativa di scissione, quando solo Edizione, cassaforte dei Benetton (che ha il 30,25% di Atlantia tramite Sintonia), e Fondazione Crt, favorevoli a Cdp, si opposero, facendo naufragare il progetto.
I soci si sono allineati alla posizione del consiglio di amministrazione che nella relazione illustrativa del 30 aprile evidenziava "alcuni miglioramenti" sul fronte del prezzo ma soprattutto constatava come questa offerta fosse di fatto l'unica strada percorribile (l'alternativa, ormai, era solo il contenzioso). L'offerta del consorzio di Cdp, arrivata il 29 aprile, dopo mesi di trattative non sempre facili, tra bracci di ferro, ipotesi alternative e l'incursione - poi mai formalizzata - della spagnola Acs di Florentino Perez, mette sul piatto 9,1 miliardi per il 100% di Aspi, riconoscendo una ticking fee (la percentuale corrisposta per compensare i flussi di cassa tra la firma di un accordo e il closing) del 2%. Percentuale che porta la valorizzazione complessiva a circa 9,3 miliardi. Per l'88,06% arriveranno dunque 8 miliardi: soldi che non andranno agli azionisti, ma che resteranno ad Atlantia che, secondo quanto si apprende, potrebbe utilizzare in parte (4,5 miliardi miliardi) per azzerare il proprio debito, e in parte per nuovi investimenti (quasi 5 miliardi se si considera che la società ha già in pancia più di un miliardo di liquidità).
Si oppone a questa vendita il Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi, che la considera un regalo: "Evidentemente se si è deciso di pagare tutti questi miliardi ad Atlantia per avere la società autostrade, significa che chi ha deciso di pagarlo ritiene la società adempiente e dal nostro punto di vista con quanto avvenuto avremmo qualche grande dubbio", afferma la presidente Egle Possetti, augurandosi "un ripensamento". La nuova fase di Aspi sotto l'ala di Cdp sarà sotto il segno del nuovo a.d. Dario Scannapieco, la cui nomina sarà al più presto formalizzata dal cda di Cdp. 

Autore: ANSA