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CRISI BANCARIE
21/07/2021

Mps fa pace con la Fondazione

La banca pagherà 150 milioni di euro all’ex azionista di maggioranza, che rinuncerà così a richieste risarcitorie per 3,8 miliardi relative all’acquisizione di Antonveneta e agli aumenti di capitale. I rischi legali in capo a Siena si riducono quindi a 6 miliardi, ma la messa in sicurezza definitiva dell’istituto e l’uscita del Tesoro dal capitale restano ancora un miraggio

Mps e la Fondazione fanno pace. L'istituto senese e l'ente di Palazzo Sansedoni hanno raggiunto un accordo per transare sulle richieste risarcitorie avanzate da quest'ultima in relazione alle ingenti perdite subite per effetto dell'acquisizione di Banca Antonveneta e per l'adesione agli aumenti di capitale del 2011, del 2014 e del 2015. L'intesa preliminare, che Mps sottoporrà all'esame del cda del 5 agosto sulla semestrale, permetterà di chiudere "in maniera conclusiva ogni contenzioso in essere" a fronte del pagamento di 150 milioni di euro e di impegni, da parte della banca, alla valorizzazione del proprio patrimonio artistico. Grazie all'accordo, Mps vedrà ridursi le richieste risarcitorie di 3,8 miliardi di euro, beneficando di "un contributo rilevante alla soluzione del principale elemento di incertezza che grava sul bilancio della banca", rappresentato da circa 10 miliardi di euro di rischi legali, una buona parte dei quali legati all'informativa resa al mercato negli anni compresi tra il 2008 e il 2015.
"E' un buon accordo per la Fondazione e per far crescere il suo patrimonio, la cifra sarà contabilizzata già nel 2021, la decisione è stata presa dopo pareri legali autorevoli. Penso e spero che gli effetti positivi siano anche per la banca", ha dichiarato all'ANSA, il presidente della Fondazione, Carlo Rossi. L'ente, che ai tempi dell'acquisizione di Antonveneta esprimeva la maggioranza del consiglio, contestava a Mps opacità informative e irregolarità contabili, anche in relazione al Fresh e ai derivati Alexandria e Santorini. La transazione, riducendo a 6 miliardi i rischi legali, rappresenta un punto a favore dei progetti del Mef di dismettere la quota anche se Unicredit, unico potenziale acquirente, ha recentemente raffreddato le speranze di un'operazione facendo trapelare l'intenzione del nuovo ceo, Andrea Orcel, di concentrarsi sull'efficientamento interno, riponendo, almeno per ora, le fusioni in un cassetto. Per convincerlo a tornare sui suoi passi il Tesoro, con cui i contatti non si sono interrotti, dovrà garantirgli la neutralità dell'operazione sul patrimonio ricapitalizzando la banca, facendosi carico dei costi di ristrutturazione, sgravandola dai rischi legali e liberandola dai vincoli degli accordi distributivi.
Ogni discorso è rimandato a dopo gli stress test del 30 luglio, che daranno una fotografia più nitida sullo stato di Mps. "Attendiamo l'esito" ha commentato il segretario della First Cisl Riccardo Colombani, "ma è necessario in ogni caso che il rafforzamento patrimoniale si perfezioni nel più breve tempo possibile per garantire un futuro alla banca". Gli impatti di una fusione agitano anche la politica locale. Il sindaco di Siena, Luigi De Mossi, è tornato a chiedere "che non venga fatta una vendita al ribasso e che vengano tutelate l'occupazione e i diritti dei dipendenti, il rapporto con il territorio, la tutela del marchio, il patrimonio artistico", con la garanzia della "permanenza degli uffici direzionali" a Siena. Dove ad ottobre si voterà, con il segretario del Pd, Enrico Letta, in corsa per il seggio lasciato vacante da Pier Carlo Padoan dopo la nomina a presidente di Unicredit. 
 

Autore: ANSA