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POLITICA MONETARIA
19/05/2021

In Europa inflazione all’1,6%: Borse in rosso

E’ bastato un timido (e peraltro ampiamente previsto) rialzo dei prezzi per mettere paura ai mercati, che temono una svolta di politica monetaria. Preoccupazione rafforzata dal fatto che negli Usa la Fed potrebbe presto iniziare il “tapering” se la ripresa continuerà ai ritmi attuali. In Europa la ripresa è ancora fragile, ma aumenta il rischio “bolla” 

Un rialzo dell'inflazione dell'area euro all'1,6%, in teoria una buona notizia visto che non accadeva dal 2019 ed è il preciso obiettivo della Bce, è bastato a mandare in tilt le Borse europee sui timori di una futura stretta monetaria. E' il paradosso in cui si trova Francoforte, il cui Rapporto sulla stabilità finanziaria ha evocato una serie di rischi - da una bolla finanziaria al maxi-debito delle imprese - contribuendo a mettere gli investitori in allerta. Dopo un 2020 passato con inflazione negativa, il dato pubblicato dall'Eurostat non avrebbe dovuto stupire nessuno. L'inflazione nell'area euro è salita all'1,6%, principalmente a causa di un effetto base che risente proprio della bassa crescita dei prezzi di un anno fa, nel pieno della pandemia. La presidente della Bce, Christine Lagarde, da tempo avvertiva che ci sarebbe stata una fiammata dei prezzi nel 2021che avrebbe portato l'inflazione vicina all'agognato obiettivo del 2%. Destinata però a non durare. E dunque, non tale da giustificare un ripensamento della politica monetaria iper-espansiva che ruota attorno ai tassi ufficiali negativi e agli acquisti del debito col programma pandemico.
L'inflazione all'1,6%, però, fa il suo effetto: in fondo è ai massimi da un paio d'anni. E, soprattutto, si accompagna a una ripresa davvero decisa dei prezzi negli Usa (4,2% ad aprile) che, sommata al massiccio stimolo di bilancio voluto dalla Casa Bianca, dall'altra parte dell'Atlantico ha aperto ufficialmente il dibattito su quando la Fed dovrà invertire la marea dell'espansione monetaria. Un dibattito che, emerge dai verbali della riunione del 27 e 28 aprile, dovrebbe partire a “un certo punto nelle prossime riunioni” se la ripresa continuerà ai ritmi attuali. Nelle minute la Fed ammette il balzo dei prezzi ma ribadisce che l'inflazione riflette effetti transitori come i “colli di bottiglia” nella catena di approvvigionamento. Intanto l'ex segretario del Tesoro Larry Summers avverte: con una Fed così compiacente, si rischiano “danni reali”. E gli investitori si muovono d'anticipo, liberandosi di bond e facendo salire i tassi di mercato. 
L'Europa, secondo i più, è lontana da una simile situazione: la ripresa è ancora fragile, dopo un primo trimestre di crescita negativa. Per la Bce, prima di pensare a un'inversione di rotta occorre che i rialzi dei prezzi si trasferiscano sulle aspettative, sui salari. Luis De Guindos, il vicepresidente della Bce, è intervenuto alla Cnbc per spiegare che la Bce interverrà sull'obbligazionario, se riterrà che l'aumento dei tassi di mercato non sia giustificato da una ripresa dell'economia vigorosa. Una situazione paradossale per la Bce: l'espansione record del bilancio con il programma 'Pepp' mira proprio a far salire l'inflazione. Ma se i mercati si portano troppo avanti, anticipando al primo sentore d'inflazione la stretta monetaria con un rialzo dei tassi quando la missione della Bce non è ancora compiuta, è un problema per l'Eurotower. Tanto è bastato a far bruciare in una sola giornata 211 miliardi alle Borse europee, 11 solo a Piazza Affari che ha chiuso a -1,58%, con Parigi a -1,45% e Francoforte a -1,77%. Mentre prosegue la discesa dei titoli di Stato, con conseguente rialzo dello spread Btp-Bund a 123 punti base. Si teme che la Fed possa aprire il vaso di Pandora, mettendo fine a un'epoca di denaro gratis che dura da un decennio. A mettere in allarme gli investitori ha contribuito poi la Financial Stability Review della Bce: avverte che il combinato disposto del rialzo dei tassi di mercato Usa con le valutazioni elevate di Borse “esuberanti” (indici vicini al record in Usa, Germania, Francia) rischia di provocare una correzione improvvisa: tradotto, c'è una bolla che rischia di deflagrare. Che l'enorme debito accumulato dalle aziende, in alcuni Paesi europei, rischia di diventare insolvenza, è di fatto una passività “contingente” dello Stato. E poi c'è l'elevata dipendenza dei Paesi ad alto debito - come l'Italia - dal sostegno fornito dalla politica monetaria: “un improvviso aumento dei tassi di interesse potrebbe sollevare preoccupazioni sulla sostenibilità del debito sovrano nel medio termine in alcuni Paesi”. Per Christine Lagarde, la parola d'ordine è gradualità quando, in futuro, si dovranno ridurre gli acquisti di debito o alzare i tassi. Sperando che non serva un piano B. 
 

Autore: ANSA