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OMBRE CINESI
28/09/2021

Non solo Evergrande: Nomura taglia il Pil al 7,7%

Lo shock causato dal quasi-default del colosso immobiliare cinese non è l’unico elemento sistemico di preoccupazione: anche l’improvviso innalzamento del costo del carbone, che lo pone fuori mercato nella produzione di energia costringendo intere zone a subire black out “programmati”, genera nuovi timori per la crescita, con conseguenti tagli delle stime

In aggiunta alla gravissima crisi finanziaria di Evergrande, il razionamento dell'energia elettrica, i tagli forzati alla produzione industriale e i costi elevati del carbone rischiano di causare una frenata della crescita della Cina ben più pesante delle attese: Nomura, ad esempio, l'ha appena tagliata al 7,7% dall'8,2% precedente, con scenari che non promettono nulla di buono. La Banca centrale (Pboc), nell'opera di sostegno, ha promesso un "mercato immobiliare sano" al fine di salvaguardare lo sviluppo del settore e proteggere i diritti legali degli acquirenti di case. Il Comitato di politica monetaria, nella riunione trimestrale ha aggiunto che intensificherà il coordinamento di politica monetaria con quelle fiscali, industriali e regolamentari "per raggiungere l'equilibrio tra sostegno all'economia con la finanza e la prevenzione dei rischi", in un fase in cui la ripresa economica è "ancora non solida e non equilibrata". La Banca centrale ha immesso anche nuova liquidità per 100 miliardi di yuan (15,5 miliardi di dollari) per allentare le tensioni. L'immobiliare, insieme ai settori correlati come l'edilizia, rappresenta oltre un quarto del Pil cinese: un suo rallentamento metterebbe sotto pressione i consumi interni.
La Borsa di Hong Kong, intanto, ha chiuso la seduta con un rialzo frazionale dello 0,07%, dissipando i guadagni iniziali: Evergrande (+8,05%) deve affrontare ora il pagamento delle cedole per oltre 40 milioni in scadenza, in aggiunta al nulla di fatto sugli interessi per  83,5 milioni maturati e non versati su un bond offshore in dollari. La controllata Evergrande NEV (-9,42%), attiva nei veicoli elettrici, ha avvertito di essere alle prese con una "grave carenza di fondi" e potrebbe non essere in grado di soddisfare i suoi obblighi finanziari. A tal proposito, la società è stata costretta a rinviare il piano di quotazione secondaria sulla piattaforma STAR della Borsa di Shanghai. Secondo il Financial Times, alcune amministrazioni locali hanno cominciato a muoversi su Evergrande. L'ufficio dell'edilizia residenziale e urbano-rurale del distretto di Nansha, nella città di Guangzhou, ha chiesto a una filiale del gruppo di mettere le entrate della pre-vendita di uno sviluppo residenziale in stallo in un conto di custodia statale per "tutelate gli interessi degli acquirenti".
Intanto, la potente State Grid Corporation of China ha precisato che i blackout programmati a Pechino fino al 9 ottobre nei distretti di Dongcheng, Xicheng, Chaoyang e Haidian sono dovuti alla manutenzione ordinaria della rete, assicurando che l'approvvigionamento della capitale "è altamente stabile e ben gestito, in grado di soddisfare la domanda di energia elettrica dell'intera città". E' solo l'ultimo episodio, alimentato dai social network, ma altamente significativo dei timori legati a una Cina finita nella morsa della carenza energetica, soprattutto nel Nordest del Paese, che minaccia la crescita e la supply chain, quando il rischio di default di Evergrande sta mandando già sotto pressione il settore immobiliare. Secondo Bloomberg Intelligence, almeno 20 province e regioni, pari a oltre il 66% del Pil nazionale, hanno annunciato forme di interruzione di energia, a partire dall'industria pesante. I prezzi record del carbone (i future sono schizzati del 10%)  hanno reso anti-economica la generazione elettrica malgrado la forte impennata della domanda per l'inverno alle porte, mentre alcune aree hanno optato per il blackout al fine di centrare i target su emissioni e intensità energetica.
 

Autore: ANSA