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CONTI PUBBLICI
15/12/2020

Debito verso i 2.600 miliardi, calano le entrate

A ottobre il debito pubblico italiano è cresciuto di altri 3,2 miliardi toccando il livello record di 2.587 miliardi di euro, mentre le entrate tributarie sono scese a 33 miliardi (-6,1 miliardi): nei primi 10 mesi dell'anno il calo è del 7% rispetto al 2019. Se la deflazione continua a mordere, il carrello della spesa subisce ulteriori rincari e per la prima volta da maggio scende anche l'export

Debito pubblico alle stelle, entrate tributarie in calo, inflazione ancora negativa per il settimo mese consecutivo ed export che langue: gli ultimi numeri della macchina Italia diffusi da Banca d'Italia e Istat confermano l'immagine di un Paese sotto pressione. Il fardello del debito pubblico nel mese di ottobre vede il rosso salire a un nuovo record, con una crescita di 3,2 miliardi rispetto al mese precedente, a quota 2.587 miliardi. A provocare la nuova accelerazione sono state le Amministrazioni centrali, che rispetto a settembre hanno fatto registrare un aumento di 3,4 miliardi contro il calo di 0,2 miliardi segnalato dalle Amministrazioni locali. Stabile, invece, il debito degli Enti previdenziali. Per le casse dello Stato non c'è stata neppure un'adeguata boccata di ossigeno determinata dal buon andamento delle entrate: complice il calo delle imposte dirette, infatti, sempre in ottobre secondo la Banca d'Italia il gettito tributario è sceso a 33 miliardi di euro, ovvero 6,1 miliardi in meno (-15,5%) rispetto allo stesso periodo del 2019. Mentre il Mef osserva che entrate tributarie e contributive nei primi dieci mesi del 2020 evidenziano nel complesso una diminuzione del 7% (-39,1 miliardi di euro) rispetto all'analogo periodo dell'anno 2019.
Sul fronte dei prezzi, i consumatori parlano di "deflazione scontata" con una prevista gelata sui consumi di Natale. Ed effettivamente l'Istat ha confermato che a novembre l'inflazione è rimasta negativa per il settimo mese consecutivo con l'indice nazionale dei prezzi al consumo confermato a -0,2% su base annua (da -0,3% di ottobre) e a -0,1% su base mensile. A pesare sul carovita sono prevalentemente i prezzi dei beni energetici (-8,6%, da -8,7% del mese precedente), mentre l'inflazione acquisita per il 2020 è pari a -0,2%. Ma quello che preoccupa maggiormente i consumatori è il fatto che mentre l'indice generale che misura il costo della vita scende, il carrello della spesa aumenta dell'1,2%, vanificando di fatto gli effetti della deflazione per le tasche delle famiglie.
Segnali complicati arrivano infine anche dal saldo commerciale con l'estero. Ad ottobre infatti l'Istat registra per le esportazioni il primo calo mensile da maggio, pari all'1,3%, e un aumento per le importazioni (+1,4%), spiegando che la flessione su base mensile dell'export è dovuta in particolare al calo delle vendite verso i mercati extra Ue (-2,3%) ed a una flessione più contenuta di quelle verso l'area Ue (-0,3%). Su base annua, infine, scendono nuovamente sia l'export (-8,4%, da +1,1% a settembre) sia l'import (-8,2%  dal -6,5% di settembre). 

Autore: ANSA