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CRISI INFINITA
24/10/2021

Mps: salta la trattativa Tesoro-Unicredit

L’istituto guidato da Andrea Orcel voleva un aumento di capitale da 7 miliardi. “Troppo per i contribuenti”, ha sentenziato il Tesoro che ora dovrà pensare a un piano “B”. Si torna a ipotizzare uno scenario stand-alone (con 4 miliardi di aumento di capitale) e una richiesta di proroga alla Ue per guadagnare tempo: lo Stato infatti si era impegnato a uscire dal capitale entro quest’anno

Naufragata la trattativa con Unicredit, il Tesoro deve guardare per il Monte dei Paschi di Siena a strade alternative come il piano stand alone che varrebbe 4 miliardi di aumento e la richiesta all'Ue di una proroga della cessione, con la variabile tempo che non è da sottovalutare. Inevitabilmente lo stop ai negoziati, quanto mai inatteso fino a qualche settimana fa, ha riacceso la bagarre politica con i presidenti delle commissioni Finanze di Camera e Senato, Luigi Marattin e Luciano D'Alfonso, che invitano al ministro dell'Economia, Daniele Franco a riferire in Parlamento. Il Monte ,torna così sotto i riflettori e non perché sia stata trovata una soluzione per salvarlo definitivamente. Tra le ipotesi che circolano in ambienti finanziari c'è appunto quella dell'opzione stand alone. Nel piano potrebbero confluire anche parti del negoziato appena interrotto come la sterilizzazione delle azioni legali e degli npl con cessione di questi ultimi a soggetti come Amco che, a suo tempo, è entrata in data room. Nella sostanza una segmentazione del perimetro, ma non uno spezzatino della banca che il ministro Franco ha sempre detto di voler evitare.
Il Mef, che di Siena controlla il 64%, deve uscire con la chiusura del bilancio di quest'anno. Lo impongono gli impegni presi con Bruxelles. A meno che non si riesca a trattare con la Ue per una proroga della cessione di almeno 6 mesi, ossia giugno del prossimo anno. Ipotesi, c'è da dire, che è  emersa nei giorni scorsi ma è che è stata smentita - anche se non ufficialmente - e che quindi potrebbe essere ripresa in considerazione, quanto meno per guadagnare tempo e lavorare più agevolmente ad una via d'uscita percorribile. Una strada che invita a guardare anche il mondo della politica. Su tutti il sindaco di Siena: "Non sarebbe uno scandalo se Draghi, grazie alla sua autorevolezza, chiedesse all'Europa una proroga", suggerisce Luigi De Mossi. 
A parte la fusione, resta sempre nel cassetto il piano messo in piedi dall'amministratore delegato di Mps, Guido Bastianini, mai approvato dalla Bce. Un percorso che prevede 2,5 miliardi di euro di aumento per far fronte alla carenza di capitale e ai costi di ristrutturazione necessari per rimettere in sesto il conto economico. Ma anche 2.670 esuberi netti al 2025 e ritorno in utile nel 2023, dopo il pareggio di bilancio nel 2022. 
Dopo tre mesi il confronto tra Unicredit e il Tesoro si è dunque arenato e non è stato possibile ricucire le distanze. A ventiquattro ore dai primi rumors è così arrivata un nota congiunta di tre righe che ha certificato l'ufficialità dello stop alle trattative "nonostante l'impegno profuso da entrambe le parti", si legge. Ad incidere soprattutto una visione diversa sul capitale da iniettare nel Monte. Più di 7 miliardi la richiesta di Andrea Orcel per garantire l' impatto neutro su capitale di Unicredit e tutelare i propri azionisti. Meno la disponibilità del Mef orientato a 5 miliardi che a sua volta ha guardato all'interesse dei contribuenti. A pesare anche divergenze sul perimetro che non hanno nei fatti agevolato il confronto.
Per il Monte la strada di una fusione sembra a questo punto quanto mai improbabile. L'opzione Banco Bpm non è percorribile. Fonti vicine all'istituto hanno smentito incontri dei vertici con il Mef e tanto meno l'interesse per Siena. Qualcuno guarda a Bper che è già cresciuta con gli sportelli ex Ubi, mentre Piazza Meda - che a giorni presenterà il suo piano stand-alone -, potrebbe essere una valida alternativa per Orcel che per novembre svelerà il piano di Unicredit. 
 

Autore: ANSA