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MATERIE PRIME
17/06/2021

Dai semiconduttori all'edilizia è allarme prezzi

Volvo e Audi fermano le fabbriche in Belgio per la mancanza di microchip, sotto scacco anche l’elettronica di consumo e molti altri settori produttivi. Il presidente dell’Ance, Buia, lancia l’allarme sulle opere infrastrutturali del Recovery fund e chiede al governo di intervenire con norme che prevedano ristori per le aziende in caso di oscillazione dei prezzi superiore all’8%

Mancano le materie prime. In giro per il mondo non se ne trovano. E quelle poche che viaggiano da un capo all'altro del pianeta, lo fanno con oscillazioni di prezzo preoccupanti, a cui si aggiunge un aumento dei costi del trasporto. Una situazione che inizia a colpire l'industria, la manifattura, e importanti pezzi dell'automotive: Audi e Volvo fermano la produzione nelle fabbriche in Belgio per la mancanza di microchip. E la situazione - viene riferito – potrebbe continuare così fino al 2022. Una situazione che tocca anche l'Italia. “La notizia del fermo di produzione agli stabilimenti Audi di Bruxelles e Volvo di Ghent a causa della mancanza di microchip è la conferma della grave carenza che da diversi mesi ha colpito i semiconduttori, fondamentali per realizzare i circuiti elettronici, mettendo a serio rischio la produzione di diversi settori che è destinata purtroppo a durare a lungo. I gravi problemi di approvvigionamento e rincari stanno comportando ricadute anche sulla filiera dell'industria italiana”, afferma Giulio Salvadori, Direttore dell'Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano. La carenza di chip degli ultimi mesi, che ha portato al blocco di alcune linee produttive di automobili, ma che minaccia anche altri settori come quello dell'elettronica di consumo, potrebbe durare ancora almeno un paio d'anni anni, aveva detto nei giorni scorsi l'amministratore delegato di Intel Pat Gelsinger. In Italia è anche il settore dell'edilizia a lanciare l'allarme sulle materie prime e sull'aumento dei prezzi. Il presidente dell'Ance Gabriele Buia parla chiaro perché in ballo ci sarebbero le opere del Recovery che in questo momento sono a rischio; e al governo chiede una norma ad hoc per tutelare le imprese proprio contro il pericolo di aumenti sconsiderati dei prezzi delle materie prime. La cosa non sfugge all'Antitrust. E infatti l'Autorità garante della concorrenza e del mercato accende un faro sugli aumenti dei costi dei materiali edili. Ora le analisi sono in corso, e in seguito, potrebbe o meno partire un'istruttoria.
La questione riguarda anche il superbonus al 110%, come denuncia il Codacons (che ha presentato un esposto alla procura di Roma per il reato di rialzo fraudolento dei prezzi): i prezzi che schizzano sarebbero una "conseguenza" della misura. Perché se da un lato il bonus rimette in moto il settore e punta alla riqualificazione energetica e sismica degli edifici del Paese, dall'altro sembra fatta anche per spingere i prezzi verso l'alto. Soprattutto per via di un aspetto: la possibilità di usufruire dell’agevolazione in uno spazio ristretto di tempo. Ma Buia non si ferma al particolare e guarda al quadro internazionale (con l'acciaio per esempio che è volato a più 150% da novembre a maggio), chiamando in causa anche la ripresa della Cina e degli Usa, e una più generale "attenzione mondiale". E avverte: “le imprese non possono sopportare questi oneri, questo aumento sconsiderato dei costi”. Al governo chiede con urgenza una norma sul 'caro materiali': “Abbiamo chiesto di intervenire con una forma di ristoro nel caso ci siano oscillazioni superiori all'8%, e se queste dovessero essere in negativo sarà l'impresa a restituire”. La norma va fatta adesso - conclude il presidente dei costruttori - altrimenti il pericolo è che questi “rincari eccezionali” possano mettere a rischio gli interventi previsti dal Recovery. 
 

Autore: ANSA