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UNIONE EUROPEA
08/11/2021

Riforma del Patto: è ancora muro contro muro

Manca consenso tra gli Stati, con i Paesi del Nord schierati compattamente per un ritorno al più presto alle vecchie regole e il fronte dei “mediterranei” che con Francia e Italia chiedono di cambiare strada. Il Commissario Gentiloni prova a mediare e portare avanti il dialogo, ma l’intesa è in salita. A fare da ago della bilancia sarà il nuovo governo tedesco

Nuove sfide, vecchie barricate. L'intenzione di aiutare la crescita e spingere gli investimenti c'è, ma le sorti delle regole Ue sui conti pubblici sono ancora tutte da decidere. Chiamati per la prima volta dell'era post-Covid a confrontarsi sulla revisione del Patto di Stabilità e crescita, i ministri delle Finanze della zona euro non hanno nascosto vedute e ricette differenti ritraendosi nelle tradizionali fazioni opposte tra Nord e Sud. E, al termine dell'Eurogruppo, è il commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni a indicare un percorso che si preannuncia ad ostacoli. "Dobbiamo trovare il sistema di ridurre seriamente il debito in modo da favorire comunque la crescita. Non è facile e non direi che c'è consenso sulla strada da seguire", sono le parole dell'ex premier italiano. A mettere subito in chiaro che la corsa contro il tempo per arrivare al 2023 con un accordo comune sarà ad ostacoli ci ha pensato l'austriaco Gernot Bluemel. Vienna, di "ulteriori eccezioni per poter contrarre ulteriori debiti" non ne vuole sentire parlare. Anzi, durante l'estate il governo ha lanciato una 'alleanza della responsabilità' chiamando a raccolta i 'frugali' del Nord per "abbassare gradualmente i livelli di indebitamento degli Stati" anche per avere "un margine sufficiente" per affrontare la prossima crisi. Tutto il contrario di quello che pensano invece Italia, Francia e gli altri Mediterranei, che dall'impatto del Covid sull'economia vedono l'opportunità di dare nuovi lineamenti anche ai conti pubblici del Continente per non perdere la doppia sfida della transizione verde e digitale. Fonti italiane confermano che il primo giro di tavolo all'Eurogruppo è stato "interlocutorio" ma l'auspicio espresso dal vice ministro Laura Castelli è che l'Europa si dia "un nuovo impianto che, pur garantendo la graduale riduzione dell'indebitamento dei singoli Stati, non soffochi in alcun modo la crescita".
Ancora più tranchant il francese Le Maire, secondo il quale mantenere lo status quo è "impossibile" perché impossibile è non vedere che la situazione è cambiata. A partire dai livelli di debito arrivati a toccare oltre i 100 punti in diversi Stati membri. Per questo la regola del 60% sul rientro del debito in rapporto al Pil è la prima a essere ritenuta da Bercy "obsoleta". Servono piuttosto "basi più realistiche". Eppure su una riforma del Patto così come lo prevedono i Trattati è lo stesso Gentiloni a frenare. "Nessun ministro lo ha proposto e sicuramente non lo ha fatto la Commissione", ha spiegato il Commissario sottolineando, tuttavia, come la riduzione del debito debba essere "realistica e compatibile con la crescita". Raggiungere un'intesa sulla revisione della governance è "fondamentale per il futuro dell'euro e dell'Ue nel suo insieme", ha rimarcato Gentiloni. 
La ripresa al momento è "forte" e le prospettive "positive", ma l'evoluzione della pandemia e l'inflazione, con il caro energia a influire pesantemente, restano motivi di preoccupazione, è la valutazione dell'Ue. Anche se, ha sottolineato Gentiloni, l'inflazione potrebbe scendere "già nella prima parte del 2022".Tutti elementi che palazzo Berlaymont metterà nero su bianco nelle sue nuove previsioni. Mentre anche il capoeconomista della Bce, Philip Lane, scommette su una inflazione temporanea e avverte che una stretta monetaria improvvisa "sarebbe controproducente". La prima vera proposta della Commissione Ue sulla riforma del Patto arriverà comunque non prima della prima parte del 2022. E a influenzarne l'esito sarà il nuovo indirizzo di governo di Berlino. Se da Spd e Verdi ci si potrebbe aspettare più flessibilità, il bastione del "pensiero tradizionale tedesco" sui conti pubblici è il leader dei liberali Christian Lindner, in corsa per diventare il nuovo ministro delle Finanze. Perentorie le sue ultime dichiarazioni pubbliche: "Il Recovery fund è stato un'eccezione" e la Germania "sarà ancora avvocato della stabilità". 
 

Autore: ANSA