Focus On

BUNDESBANK
20/10/2021

Weidmann si dimette a sorpresa

Il banchiere centrale lascerà la guida dell’istituto il 31 dicembre. Nel suo annuncio, giunto come un fulmine a ciel sereno, cita “motivi personali” e la voglia – dopo 10 anni – di aprire un capitolo nuovo per se stesso e per la banca. Mentre sono in corso le trattative per la formazione del nuovo governo, i liberali vanno in pressing e invocano “continuità” sulla linea del rigore impersonata dal “falco” della Bundesbank

In Italia è noto come il "falco", che per anni ha ostacolato la politica monetaria espansiva dell'ex presidente della Bce Mario Draghi, e adesso, dopo 10 anni alla guida della Bundesbank tedesca, Jens Weidmann si dimette. L'annuncio a sorpresa del banchiere 53enne, che ha affermato di voler lasciare le redini della banca centrale il 31 dicembre per "motivi personali", ha spiazzato i tedeschi. E il disorientamento è forte soprattutto fra i conservatori, che il 26 settembre hanno perso le elezioni e con queste l'importantissima partita per il post Merkel. "Sono assolutamente convinto che dieci anni siano un periodo di tempo giusto per aprire un nuovo capitolo. Sia per la Bundesbank, sia per me a livello personale", ha scritto il banchiere in una lettera ai 10 mila dipendenti, pubblicata sul sito della banca. E' una notizia che avrà un impatto anche sul negoziato per il prossimo governo di Spd, Verdi e Fdp. Sarà infatti il nuovo esecutivo a dover decidere della successione - su cui si pronuncerà alla fine il presidente della Repubblica - e il liberale Christian Lindner ha subito fatto sentire la sua voce, rivendicando "continuità" nella linea della Buba, che non dovrà "cambiare rotta". È stato poi il giornale di riferimento dei conservatori, la Frankfurter Allgemeine Zeitung, a rivelare: "chi conosce Weidmann sa che la decisione non è un modo per disertare, quanto piuttosto un segnale di frustrazione sullo sviluppo della politica monetaria". Il giornale sottolinea le preoccupazioni sulla crescente inflazione "che proprio nelle valutazioni della Bce potrebbe raggiungere il 5% quest'anno" in Germania.
"Quando si legge che, stando al capo economista dell'istituto, neanche l'aumento dei salari, come conseguenza dell'inflazione, richiederà una modifica della politica monetaria, c'è da chiedersi se la Bce intenda prendere più sul serio l'argomento" dell'incremento dei prezzi, scrive Faz. Nel testo di congedo di Weidmann, un passaggio cruciale è dedicato proprio a un appello in materia: quando esorta per il futuro a "non guardare in modo unilaterale ai rischi della deflazione, e a non perdere di vista il rischio dell'inflazione". Il lavoro di Weidmann, custode della tradizione rigorista della Bundesbank, è stato espressamente lodato in modo bipartisan dalla politica in Germania: lo hanno fatto sia il cancelliere in pectore Olaf Scholz, sia Angela Merkel, per la quale l'ex consigliere economico "ha rappresentato la Bundesbank in modo eccellente su scala nazionale come internazionale". Proprio Merkel però, in passato, è parsa più in linea  col presidente italiano, che lanciò il famoso "whatever it takes" per salvare l'euro. E la Bundeskanzlerin lo scaricò di fatto anche nel passaggio cruciale della successione ai comandi dell'Eurotower, nel 2019, quando Berlino non si spese per un nome tedesco, preferendo puntare sulla Commissione. Fra i nomi circolati per la successione del banchiere, quello di Isabel Schnabel, membro del consiglio direttivo della Bce, Claudia Buch, vicepresidente Bundesbank, e il capo economico del ministero della Finanze Jakob von Weizsaecker.
 

Autore: ANSA