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STANDARD & POOR’S
13/01/2022

“La corsa al Quirinale non alzerà lo spread”

L’agenzia di rating non vede grossi contraccolpi sul mercato dalle elezioni del Presidente della Repubblica. L’ipotesi è che non ci siano incentivi per andare a elezioni anticipate e che tutto andrà in direzione della continuità, con Mario Draghi in una posizione di vertice. Il rialzo dello spread delle ultime settimane è dovuto piuttosto dalla riduzione degli acquisti di debito da parte della Bce

Le elezioni per il Presidente della Repubblica non preoccupano più di tanto i mercati e non faranno infiammare lo spread. E' la previsione di S&P, che arriva mentre la Bce, che tiene d'occhio il differenziale italiano, rassicura: anche con una politica monetaria meno espansiva, ci saranno margini d'intervento per 'raffreddare' eventuali situazioni di tensione. "Non vedo un grande aumento dello spread in vista delle elezioni presidenziali in Italia, penso che il differenziale resterà più o meno sui livelli attuali", ha dichiarato Sylvain Broyer, capo economista per l'Europa di S&P Global Ratings, durante una conferenza stampa sull'economia italiana. Parole che arrivano dopo alcuni mesi più 'caldi' che hanno visto lo spread tornare sopra quota 130 da sotto quota 100, dove era fino all'estate. Intanto, il Btp a tre anni venduto oggi in asta dal Tesoro è tornato ad avere un rendimento positivo (0,14% da -0,10%) per la prima volta da ottobre 2020.
Certo, per S&P le priorità della politica italiana devono essere "non mettere a rischio l'attuale forte fiducia di imprese e famiglie", un tema fortemente legato a una bassa litigiosità politica e a una compattezza dei partiti sulle riforme da fare. Ma "la nostra ipotesi base - racconta Broyer - è che non ci sia un grande incentivo per andare a elezioni anticipate, siamo abbastanza fiduciosi in una situazione di continuità". Fiducia, insomma, sulla permanenza di Mario Draghi in una posizione di vertice. Per S&P il "modesto allargamento" dello spread, più che alle torsioni della politica sul Quirinale, ha a che fare con la riduzione del ruolo della Bce nell'acquistare debito, che ha portato Francoforte a finanziare l'intero disavanzo italiano nel 2020 e oltre il 90% nel 2021. La Bce, nella riunione del 16 dicembre 2021, ha annunciato un passo indietro di fronte al rafforzamento dell'inflazione, ma con sfumature che non mettano a rischio i conti e lo spread italiani, secondo S&P. Nel Bollettino economico, la Bce dedica alcune righe agli spread, specchio del costo degli Stati per finanziarsi sui mercati. Nota che, da ottobre, "sono rimasti relativamente stabili in Portogallo e Spagna, ma in Italia sono aumentati di circa 15 punti base". Però ribadisce che, anche se il programma pandemico Pepp sarà terminato a marzo, le banche centrali dell'euro reinvestiranno i titoli che hanno in portafoglio "almeno sino alla fine del 2024" (un'estensione di un anno) e "in caso di ulteriore frammentazione del mercato connessa alla pandemia, i reinvestimenti  potranno essere adeguati in maniera flessibile nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari paesi in qualsiasi momento". Margini di intervento che, secondo S&P, consentiranno alla Bce di spegnere fiammate eventuali dei rendimenti. Quella sui reinvestimenti - spiega Broyer - è la decisione chiave, che avrà un impatto di stabilizzazione". 

Autore: ANSA