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CRISI BANCARIE
05/01/2021

A Unicredit non basta la dote per Mps

Piazza Gae Aulenti non si accontenta dei 4-5 miliardi proposti dal Tesoro e vuole anche la sterilizzazione dei 10 miliardi di contenzioso legale in capo a Siena: un'operazione sul modello del salvataggio delle banche venete da parte di Intesa Sanpaolo. Intanto Rocca Salimbeni prepara il piano sul capitale da presentare alla Bce: nuovo cda fissato per l'11 gennaio

Potrebbero lievitare i costi a carico del contribuente necessari ad imbandire le nozze tra Unicredit e Mps. La banca di Piazza Gae Aulenti, assistita dagli advisor Goldman Sachs e Jp Morgan, starebbe chiedendo al ministero dell'Economia una dote più consistente dei 4-5 miliardi fino ad ora messi sul piatto, tra aumento di capitale e incentivi fiscali, per farsi carico dell'istituto senese, del suo fardello di cause e dei costi dell'integrazione. In ambienti bancari si parla di una richiesta di 5,5 miliardi di euro complessivi, tra capitale (3 miliardi) e incentivi fiscali (2,5 miliardi), oltre alla sterilizzazione dei 10 miliardi di rischi legali, così da realizzare un'operazione neutra sul capitale di Unicredit, sul modello del salvataggio delle banche venete da parte di Intesa. "Il cda - ha dichiarato recentemente Unicredit - non accetterà mai alcuna operazione che possa danneggiare gli interessi del gruppo" e, in particolare, la sua posizione patrimoniale. "In queste ultime ore ho notato e ho percepito un certo rallentamento di entusiasmo da parte di Unicredit, perché probabilmente vuole più risorse da parte del governo", ha dichiarato il segretario della Fabi Lando Maria Sileoni, ribadendo la sua contrarietà a una fusione che trova la ferma opposizione dei sindacati, preoccupati dalle ripercussioni occupazionali di una fusione: "noi - ha aggiunto – non accetteremo mai un piano industriale lacrime e sangue, al di là del rispettabilissimo parere del Mef".
Le richieste di Unicredit, sostenute dall'ad uscente Jean Pierre Mustier, potrebbero allungare i tempi dell'operazione, che si aggrovigliano con la ricerca di un nuovo timoniere da parte di Unicredit, rendendo più incerto l'obiettivo del Tesoro di siglare un memorandum of understanding già a marzo. Intanto Mps, assistita dall'advisor Mediobanca, è impegnata a definire il piano sul capitale da sottoporre alla Bce entro il prossimo 31 gennaio e in cui dovrà indicare come reperire i 2-2,5 miliardi di euro di patrimonio di cui ha bisogno. Lunedì 11 gennaio il cda tornerà a riunirsi in un incontro preparatorio rispetto a quello del 19 gennaio, in cui il capital plan dovrebbe essere licenziato.
Il riaccendersi dei riflettori su Siena ha spinto il titolo in Borsa, balzato del 6,1% a 1,09 euro. Non trovano al momento conferma le indiscrezioni di stampa relative a una possibile transazione tra la Fondazione Mps e Rocca Salimbeni sulla causa da 3,8 miliardi di euro intentata dall'ente di Palazzo Sansedoni. "Non ci sono trattative di mediazione in corso con i legali di Mps", ha dichiarato all'Ansa
il presidente della Fondazione, Carlo Rossi. "Da parte nostra - ha aggiunto - siamo sempre stati disponibili a soluzioni condivise, ma ad ora non ne abbiamo mai parlato con la controparte". Per Rossi sarebbe "meglio un cattivo accordo che una buona sentenza", ma "per fare un accordo bisogna essere in due, in questo caso direi in tre vista l'entità dell'azionista di maggioranza di Mps". 

Autore: ANSA