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DATA ECONOMY
04/09/2021

Inizia la nuova era: in Italia vale 34,3 miliardi

Il ministro Colao accelera su connettività e sul Cloud, anche pubblico. Secondo una ricerca commissionata da Tim, l’Italia si posiziona già al terzo posto in Europa dopo Francia e Germania, ma il potenziale dell’economia dei dati è molto elevato e con la diffusione della connettività potrà salire fino a quasi 80 miliardi nel 2030 aumentando il suo peso sul Pil dal 3 al 4,1%

L'economia dei dati in Italia vale già 34,3 miliardi di euro, un valore che - secondo i dati di uno studio realizzato da The European House su incarico di Tim - posiziona il nostro Paese al terzo posto dietro Francia (50,3 miliardi) e Germania (102,1 miliardi), ma il suo peso raddoppierà e con la diffusione della banda ultra larga potrà arrivare a generare fino a 78,4 miliardi all'anno nel 2030, con una quota crescente del suo peso sul Pil, che passerà dal 3 al 4,1 per cento. Un ruolo chiave lo avrà il Cloud, anche questo tra i cardini del piano Colao per la transizione digitale in Italia che vuole andare oltre al dibattito sulla Rete Unica e concentrarsi sulla qualità della connessione. “L'appassionante dibattito sulla Rete unica lo lascio ad altri - ha tagliato corto il ministro Vittorio Colao -. Il mio compito è assicurare che al 2026 l'Italia abbia la fibra dappertutto, abbiamo un obiettivo di copertura ed uno di equità, poi su come si farà ci saranno delle gare”, ha aggiunto.
“L'obiettivo del Pnrr non è farci recuperare posizioni, ma portarci nel plotone di testa, non stiamo più parlando di assenza di connettività, ora cerchiamo di portarci al livello dei migliori”, gli fa eco l'ad di Tim Luigi Gubitosi che, in attesa che vengano definiti i nuovi bandi dà l'affondo: “se il bando del 2016 fosse stato realizzato, oggi non staremmo parlando di digital divide perché le aree bianche sarebbero state connesse”. Su come costruire l'infrastruttura è allineato al ministro, “la scelta deve essere una scelta di mercato” e con Cdp, diventata azionista di riferimento di Open Fiber, “capiremo se c'è spazio” per la Rete Unica. 
Le imprese vedono qualche criticità, tra queste la mancanza di competenze digitali, la ridotta propensione allo scambio dati e l'assenza di standard comuni. Ma Colao rassicura: il piano procede come da tabella di marcia. “Sono contento di come sono andati questi 6 mesi, abbiamo fatto un 'tagliando' di tutte le iniziative. Sulla connettività concluderemo le consultazioni entro settembre e inizieremo il disegno delle gare; siamo contenti di come sta andando l'identità digitale e l'interoperabilità che avrà il grande lancio nel 2022. Anche sulla sanità tutta la parte di medicina remota sta cominciando a partire: saranno anni di lavoro ma rispetto ai tempi che ci eravamo dati con il Pnrr siamo in linea". Insieme all'Agenzia per la Cybersicurezza il ministro presenterà le policy per la classificazione dei dati per i data center e le regole di Cloud first per la pubblica amministrazione e “per il PSN (Polo strategico nazionale del Cloud), contiamo di ricevere manifestazioni di interesse entro la fine dell'estate”. 

Autore: ANSA