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1 ore fa

Digital Italy Summit 2025: mercato digitale italiano in crescita del +3,9%, 86,6 miliardi entro il 2026

(Teleborsa) - Il mercato digitale italiano non si ferma e continua la sua corsa: entro la fine del 2025 raggiungerà un valore complessivo di 83,4 miliardi di euro, con una crescita del +3,9% rispetto all'anno precedente. Le previsioni per il 2026 indicano un ulteriore incremento fino a 86,6 miliardi di euro. È quanto emerge dalle stime riportate nel rapporto annuale "Digital Italy 2025" realizzato da TIG – The Innovation Group, che verrà presentato oggi in apertura della decima edizione del Digital Italy Summit. Nello specifico, la crescita è mantenuta dai servizi ICT (+5,5%), dal software (+3,4%) e dai contenuti digitali (+5,6%), ma anche da un inizio di ripresa dell'hardware (+0,6%), favorita dalla diffusione dell'AI e dalla necessità di aggiornare le infrastrutture per garantire sicurezza, privacy e capacità di innovazione.Il report di TIG – The Innovation Group fotografa la fase di trasformazione digitale che stanno vivendo l'Italia e l'Europa, sottolineando come la competitività del continente dipenda sempre più dalla capacità di innovare. In questo scenario, il digitale si conferma un fattore strategico per la crescita economica, la sicurezza e la difesa, sostenuto dallo sviluppo di tecnologie dual-use come possono essere intelligenza artificiale, connettività satellitare e tecnologie quantistiche. "Italia ed Europa stanno attraversando un passaggio cruciale, un vero cambio di paradigma. Viviamo una fase segnata da profondi cambiamenti geopolitici ed economici, e da un'evoluzione demografica che ci vede sempre più come un continente anziano. In questo contesto, dobbiamo interrogarci sul ruolo che intendiamo giocare in uno scenario globale sempre più complesso. La sfida di oggi non è chiedersi se e dove ‘adottare il digitale', bensì saperlo governare e valorizzare per generare crescita, inclusione e competitività in tutti i settori portanti della nostra società. Per riuscirci serve una visione di lungo periodo, capace di integrare investimenti, competenze e politiche industriali, così da rendere il digitale una leva stabile di sviluppo per il Paese e per l'intero continente" afferma Roberto Masiero, presidente di TIG – The Innovation Group.Nel fermento innovativo, l'adozione dell'intelligenza artificiale tra le aziende continua a incontrare numerose barriere. La principale riguarda la mancanza di competenze interne, che interessa il 44% delle aziende intervistate da TIG – The Innovation Group, seguita dalla difficoltà nel dimostrare il valore dell'AI per il business (31%) e dall'individuazione di casi d'uso concreti (28%). A ostacolare ulteriormente la diffusione contribuiscono anche i costi troppo elevati (23%), i problemi legali, di compliance e di qualità dei dati (19%), e l'adozione di principi etici (16%). Attualmente, solo il 14% delle aziende ha già integrato soluzioni di intelligenza artificiale nei propri processi, mentre il 27% si trova in fase di studio e il 17% prevede di adottarle in futuro. La maggior parte delle imprese si trova dunque in una fase esplorativa, di sperimentazione o preparatoria.Anche nella Pubblica Amministrazione la digitalizzazione è ormai una priorità consolidata. Secondo la ricerca condotta da TIG – The Innovation Group e Gruppo Maggioli su 476 rispondenti appartenenti a Comuni, Unioni di Comuni, Città Metropolitane e Province, il 96% dichiara uno o più progetti digitali sviluppati negli ultimi 12 mesi. Le principali aree di progetto riguardano l'adozione di piattaforme digitali pubbliche (66%) e migrazione al cloud (63%), segno che la PA locale punta su infrastrutture e strumenti condivisi per garantire interoperabilità e scalabilità. Tra le aree in evoluzione spiccano inoltre la dematerializzazione dei processi (47%), su cui si sta lavorando, e l'integrazione dei dati (37%), considerato un ambito centrale di intervento: senza integrazione, il rischio è avere sistemi isolati che non dialogano, limitando l'efficienza. Il 90% degli enti afferma che i fondi del PNRR sono rilevanti per i progetti digitali e rispetto al 2024 è aumentata la percezione della loro efficacia: sono efficaci per il 35% dei rispondenti, contro il 30% della precedente edizione. Quando i fondi PNRR finiranno, gli enti dovranno d'altra parte trovare risorse proprie e/o modelli alternativi per affrontare le sfide della transizione digitale. Ad oggi, solo il 26% dei rispondenti dichiara di essersi attivato sul tema "post-PNRR": tra questi, il 42% ha avviato programmi di formazione, il 23% si sta adoperando per il reperimento di risorse economiche alternative e il 20% ipotizza una rivalutazione e un ripensamento dei progetti; circa un quarto, però, non ha ancora individuato azioni concrete per intervenire.In aggiunta, l'adozione dell'Intelligenza Artificiale è ancora agli inizi: solo il 18% utilizza strumenti di AI generativa, l'11% assistenti e agenti AI per l'automazione dei processi, e il 9% modelli per l'analisi avanzata dei dati. Anche in questo caso, gli ostacoli principali sono la mancanza di competenze interne (59%), la resistenza al cambiamento (45%), la preparazione ancora limitata della dirigenza (36%), l'immaturità tecnologica delle soluzioni attuali (30%) e la mancanza di un chiaro contesto giuridico (28%). La governance e la formazione restano fattori chiave per superare queste barriere.In conclusione, l'Italia si trova oggi in una fase di transizione: demograficamente fragile, ma con un mercato digitale in crescita, con un tessuto imprenditoriale che riconosce il valore del digitale e dell'intelligenza artificiale, pur dovendo ancora affrontare sfide strutturali e organizzative. La strada da percorrere non è semplice, ma necessaria: rafforzare le competenze tecnologiche per colmare gli attuali gap, continuare a potenziare le infrastrutture e fare del digitale una leva stabile di competitività e sviluppo per il Paese e per l'intera Europa.
Fonte: Teleborsa