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1 ore fa

Olimpiadi: il rapporto tra l'uomo e la montagna nell'occhio di Jacopo Di Cera

(Teleborsa) - Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 sono destinate a produrre ricadute economiche molto rilevanti per le aree coinvolte. Le proiezioni più aggiornate stimano un impatto totale di circa 5,3 miliardi di euro, cifra che deriva dalla combinazione tra spese dirette, effetti indotti e benefici infrastrutturali a lungo termine. Le valutazioni contenute nel dossier ufficiale indicano che la sola spesa turistica legata al periodo dei Giochi ammonterà a circa 1,1 miliardi, cui si sommano ulteriori 1,2 miliardi di spesa nei 18 mesi successivi, generati dai visitatori attratti dalla visibilità internazionale dell'evento. La parte restante, circa 3 miliardi, corrisponde invece al valore della cosiddetta legacy infrastrutturale: interventi su trasporti, mobilità, impianti sportivi e servizi territoriali che continueranno a produrre benefici nel tempo.Tra i settori più avvantaggiati vi saranno la ristorazione e l'hospitality, che potranno contare su un forte incremento della domanda sia da parte del pubblico presente, sia attraverso commesse legate all'organizzazione, come servizi di catering e accoglienza per delegazioni e partner. Anche l'ambito culturale vedrà crescere ingressi e ricavi, pur con un peso economico diretto più contenuto: qui il valore principale sarà soprattutto in termini di immagine e posizionamento, grazie alla grande visibilità garantita dal palcoscenico olimpico.Importante e concreta occasione di generare economia attraverso progetti di arte, patrimonio e sport è l'Olimpiade Culturale Milano Cortina 2026, che promuove interessanti iniziative artistiche ispirate ai valori fondanti dei Giochi invernali. Tra queste, si inserisce a pieno la mostra fotografica 'White Entropy' del fotografo e digital artist Jacopo Di Cera e con la curatela di Massimo Ciampa che resterà fino al 31 marzo 2026 al PhotoSquare di Milano Malpensa.'White Entropy' si articola in due grandi sezioni. La prima è dedicata alla fotografia e raccoglie il lavoro che Di Cera ha sviluppato negli ultimi dieci anni: uno sguardo dall'alto, zenitale, che esplora il rapporto tra l'essere umano e i luoghi, i territori, le tradizioni, i momenti. In questo caso il tema centrale è il legame tra l'uomo e la montagna. La serie è strutturata in quattro fasi: si parte da immagini della montagna priva di presenza umana, per arrivare gradualmente a scenari sempre più affollati, fino a una presenza massiccia dell'uomo. Il percorso si conclude poi con un ultimo elemento, una sorta di nota finale.La seconda parte della mostra rappresenta invece la sua "seconda anima": un'installazione site-specific pensata per sensibilizzare chi la osserva – e soprattutto chi la attraversa fisicamente – sulla fragilità del rapporto tra natura ed essere umano, in particolare in ambiente montano. Negli ultimi anni, ha spiegato l'artista che ha rappresentato l'Italia alla Dubai Art Fair nel 2024,  la montagna ci sta mandando segnali evidenti: i ghiacciai si stanno ritirando e il cambiamento è ormai visibile stagione dopo stagione. l'installazione, che i visitatori calpesteranno per quattro mesi, è destinata a deteriorarsi progressivamente, proprio come accade alle montagne stesse.Se pensiamo che nel 2024 sono transitati dall'aeroporto di Malpensa 28,9 milioni di viaggiatori (è il secondo aeroporto d'Italia per traffico passeggeri) e che dall'inaugurazione della mostra - avvenuta lo scorso 4 dicembre - fino al 31 marzo transiteranno qui circa 1 milione e 800 mila persone - numero destinato a crescere da febbraio con l'arrivo del pubblico per le Olimpiadi e Paralimpiadi -, il percorso espositivo firmato da Jacopo Di Cera è un'opportunità preziosa per diffondere un messaggio: «La montagna è un corpo vivente che osserva, accoglie e resiste. Con White Entropy ho cercato di raccontare non solo la sua fragilità, ma anche il nostro rapporto con lei: nelle fotografie zenitali emerge come la viviamo, come la attraversiamo, come ne diventiamo parte senza quasi accorgercene. l'installazione dedicata al ghiacciaio del Monte Bianco, invece, ci mette fisicamente dentro il processo: ogni passo sull'immagine accelera la sua erosione, restituendoci in tempo reale ciò che sta accadendo là fuori. Non è un atto di denuncia, ma un invito a prendere coscienza del fatto che il tempo della montagna — e il nostro — sta cambiando più rapidamente di quanto crediamo.»L'arte - spiega ancora Di Cera - ha il compito di raccontare tutto questo. La scienza fornisce dati e numeri indispensabili, ma l'arte può scuotere, generare un impatto emotivo, trasmettere qualcosa che non è misurabile né giudicabile, ma che può cambiare la percezione delle persone. È un ruolo fondamentale, che abbiamo il dovere di portare avanti: perché dalla consapevolezza nasce spesso l'azione, e l'azione può fare la differenza.(Foto: Foto di Luca Pompei)
Fonte: Teleborsa