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Economia
52 minuti fa

Lavoro, Istat: in 2024 continua trend crescita occupazione

(Teleborsa) - Nel 2024 continua il trend di crescita dell’occupazione iniziato a partire dal 2021, successivamente al crollo del 2020 dovuto alla crisi pandemica: il tasso di occupazione dei 15-64enni raggiunge il 62,2% (+0,7 punti percentuali in un anno), quello di disoccupazione scende al 6,6% (-1,2 p.p.) e quello di inattività (15-64 anni) si attesta al 33,4% (+0,1 p.p.). Nel 2023 il tasso di occupazione della popolazione di 15-64 anni aumenta rispetto al 2022 dal 60,1% al 61,5% (+1,4 p.p.), mentre si riduce in modo contenuto il tasso di disoccupazione (dal 8,2% al 7,8%, -0,4 p.p.) e diminuisce il tasso di inattività (dal 34,5% al 33,3%, -1,2 p.p.). E' quanto emerge dal Focus Istat su Mercato del lavoro e redditi - anno 2023.Il tasso di occupazione, tra il 2022 e il 2023, aumenta soprattutto per le famiglie più povere (+2,7 p.p. nel primo e +2,1 p.p. nel secondo e nel terzo quinto di reddito equivalente, caratterizzati strutturalmente da tassi di occupazione più bassi). Tale aumento si associa ad una contrazione relativamente più netta rispetto alla variazione media (-0,4 p.p.) del tasso di disoccupazione (-2,4 p.p. nel primo e -1 p.p. nel secondo quinto).Il Mezzogiorno che è caratterizzato da un tasso di occupazione più basso (48,2% nel 2023), rispetto al 2022, aumenta come il Nord-est (+1,5 p.p.). L’aumento risulta invece particolarmente consistente nel quinto più povero nel Nord-est (+ 5,6 p.p.) e al Centro (+3,9 p.p.). Nel Nord-ovest l’aumento relativamente maggiore riguarda la seconda classe di reddito (+ 2,9 p.p.) e nel Mezzogiorno quella centrale (+2,1 p.p.). In controtendenza la flessione del tasso di occupazione nel quinto più ricco del Centro (-0,5 p.p.). Quanto al tasso di occupazione dei giovani 25-34enni pari al 68,1% nel 2023, registra un aumento di 2 p.p. rispetto al 2022, e di ben 5 p.p. nel quinto di reddito inferiore. L’aumento più elevato fra le classi di età considerate si riscontra fra i 55-64enni (+2,3 p.p.), in particolare nel secondo quinto (+3,5 p.p.).La quota di dipendenti a tempo indeterminato cresce all’aumentare del reddito: nel 2023, nel primo quinto, è pari al 15,8% degli individui con 15-64 anni e progressivamente sale al 57,3% nel quinto più ricco (contro il 41,2% in media). I dipendenti a termine invece sono relativamente più presenti nel secondo e nel terzo quinto (circa il 10% a fronte di un valore medio del 7,9%): la discontinuità dei rapporti di lavoro tende infatti a comprimere i redditi familiari. I lavoratori autonomi con dipendenti costituiscono il 6% degli individui nel quinto più ricco (a fronte del 3,6% in media) mentre, se privi di dipendenti, sono maggiormente presenti nei due quinti estremi (10,3% degli individui nel più povero e 11% in quello più ricco, a fronte dell’8,8% medio), una polarizzazione determinata dall’eterogeneità dei profili professionali degli autonomi senza dipendenti.Dal focus emerge che la quota dei dipendenti a tempo indeterminato è aumentata rispetto al 2022 dal 39,8% al 41,2% (+1,4 p.p.), con un picco di +2,4 p.p. nel quinto centrale (dal 42,4% al 44,8%), mentre è diminuita lievemente quella dei dipendenti a tempo determinato dal 8,1% al 7,9% (-0,2 p.p.), con l’eccezione del quinto più povero, interessato da un incremento dal 6,8 al 8,1 (+1,3 p.p.). Infine, nel 2023, più di un quarto degli occupati (26,7%) si posiziona nel gruppo di professioni e attività a basso reddito, e solo il 15,2% in quello ad alto reddito, mentre la maggior parte è concentrata nel gruppo di professioni e attività a reddito medio-alto (39,6%). Considerando solo i nuovi occupati, nel 2023 il 42,7% ha trovato un’occupazione nel gruppo delle professioni e attività a basso reddito, solo il 6,9% in quelle ad alto reddito e il 28,9% in quelle del gruppo a medio-alto reddito.
Fonte: Teleborsa