Breaking News
Economia
55 minuti fa
IA, Draghi avverte: Europa colmi divario o rischio stagnazione
(Teleborsa) - Se l'Europa non colma il divario che la separa da altri paesi nella adozione delle tecnologie legate all'intelligenza artificiale si prospetta un "futuro di stagnazione". Lo ha sottolineato Mario Draghi nel suo discorso alla inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico di Milano. "Se non colmiamo questo divario e non adotteremo queste tecnologie sul larga scala l'Europa rischia un futuro di stagnazione con tutte le sue conseguenze. Considerato il profilo demografico, se l'Unione Europea mantenesse semplicemente il tasso medio di crescita della produttività dell'ultimo decennio, tra 25 anni l'economia avrebbe di fatto la stessa dimensione di oggi", ha detto Draghi. "Se sistemi come questi fossero adottati su larga scala genererebbero benefici immediati. Queste e altre tecnologie non salveranno le società da tutti i loro guasti ma possono sicuramente migliorare lo stato di salute. Quanto dipenderà in gran parte dalle scelte politiche che neguideranno la diffuzione" ha detto Draghi sottolineando che "Una politica efficace in condizioni di incertezza richiede adattabilità, rivedere le ipotesi adeguare rapidamente le regole man mano emergono evidenze concrete sui rischi benefici. È qui che l'Europa si è inceppata. Abbiamo trattato valutazioni inziali e provvisorie come se fossero dottrina consolidata inserendole in leggi estremante difficili da modificare". "Giudicare e regolare in anticipo l'intelligenza arificiale richiede di soppesare una vasta gamma di possibili esiti, economici, etici, sociali in una situazione in cui la stessa tecnologia si evolve con rapidità. Se c'è un filo conduttore nelle difficoltà dell'Europa a tenere il passo con il cambiamento tecnologico, è la nostra incapacità a gestire questa incertezza radicale", ha evidenziato Draghi. "Per ragioni storiche e culturali l'Europa ha spesso adottato un approccio improntato alla cautela radicato nel principio di precauzione. Questo metodo può essere adottato in ambiti delimitati ma è inadeguato per tecnologie digitali a uso generale come l'intelligenza artificiale. In tali contesti i regolatori devono formulare giudizi ex ante. Lasciare che nuove tecnologie si diffondano senza controllo come successo con i social media non è un'alternativa responsabile, ma bloccare il potenziale positivo prima che possa emergere è altrettanto sbagliato". Per Draghi quello che devono fare le istituzioni sono "scelte rischiose e coraggiose". "Nonostante queste condizioni l'innovazione non è scomparsa dall'Europa. Secondo molti indicatori di produzione scientifica, le istituzioni europee nel loro insieme eguagliano, e in alcuni settori superano, il volume della ricerca statunitense. Nelle richieste di brevetti internazionali l'Europa rappresenta circa un quinto delle richieste globali, più del Nord america anche se molto indietro rispetto all'Asia. Alcune delle regole che ci siamo dati ostacolano la fase successiva all'innovazione, soprattutto per le imprese giovani che non dispongono delle risorse necessarie per ffrontare la complessità giuridica e la frammentazione dei mercati nei 27 paesi membri". "Gli europei che vogliono muoversi rapidamente e che comprendono l'eccezionalità dei cicli di innovazione vanno all'estero per costruire e crescere. Due terzi delle start up europee - ha detto Draghi - si espandono negli Stati Uniti già nella fase pre avviamento e avviamento rispetto a un terzo di 5 anni fa. Il primo passo per riportare l'Europa sulla strada dell'innovazione è cambiare la cultura della precauzione. Ridurre l'onere della prova che imponiamo alle nuove tecnologie e attribuire al potenziale dell'intelligenza arificaile lo stesso peso che attribuiamo ai sui rischi. Occorre agilità e saper riconoscere quando la regolamentazione è stata resa obsoleta dagli sviluppi della tecnologia e cambiarla rapidamente"
Fonte: Teleborsa