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Economia
11 ore fa

Liste d'attesa: il 52% delle visite e il 36% degli esami superano i tempi massimi, attese medie di 105 giorni

(Teleborsa) - Le liste d’attesa per una visita o un esame con il Servizio sanitario nazionale sono infinite, come dimostra l’ultima indagine Altroconsumo che ha misurato l’entità di queste attese rilevando tempistiche estenuanti e che non rispettano i tempi massimi previsti dalle normative. Altroconsumo mette a disposizione degli strumenti per ottenere una visita nei tempi previsti dalla normativa. Ad oggi sono quasi 10.000 le persone che hanno utilizzato le lettere di reclamo.Solo il 40% circa degli italiani alle prese con le liste d’attesa lo sa, ma la normativa prevede dei tempi massimi di attesa per ottenere l'appuntamento per una visita o un esame. Delle regole esistono quindi, ma restano troppo spesso solo sulla carta: più della metà di queste visite (52%) e più di un terzo degli esami (36%) vanno oltre questi tempi massimi, con attese medie di circa 105 giorni.La cosa diventa ancora più grave se si pensa che tra le prestazioni con le attese maggiori ce ne sono alcune particolarmente delicate, che servono per individuare problemi gravi come i tumori (ad esempio la mammografia o la colonscopia, per cui c'è un'attesa media di ben 5 mesi).Altroconsumo ha chiesto ai consumatori quale classe di priorità era indicata sulle ricette delle prestazioni che hanno cercato di prenotare contattando il Cup ed è stato evidenziato che sono proprio le visite e gli esami più urgenti ad andare più spesso fuori tempo massimo: il 76% delle visite con priorità "U - urgente", cioè da fare entro 72 ore dalla prescrizione per la gravità del problema di cui sospetta il medico di base e il 76% delle visite e degli esami con priorità "B - breve", da fare entro 10 giorni per evitare che il problema si aggravi. In sostanza, in 3 casi su 4, chi aveva bisogno di una visita o un esame in tempi brevi per un problema serio, non si è visto garantire questo diritto. Dall’indagine Altroconsumo emerge che troppo spesso per esami e visite bisogna aspettare anche più di un anno. Ad andare oltre i 12 mesi di attesa sono il 18% delle mammografie, a seguire visite dermatologiche, gastroenterologiche e oftalmologiche (12%).Inoltre, il 40% degli intervistati ha dichiarato che il proprio problema è peggiorato mentre era in attesa della visita di cui aveva bisogno. Rispetto all’indagine precedente svolta da Altroconsumo nel 2018, la percentuale di intervistati insoddisfatti dei tempi di attesa è passata dal 50% al 64%.Il 73% degli italiani che hanno provato a prenotare una vista o un esame con il Servizio Sanitario Nazionale ha riscontrato problemi. Il principale è stato quello della lunga attesa in qualsiasi struttura del proprio territorio (30%), ma non è stato l'unico. Anche le agende chiuse rappresentano un problema, infatti, nel 26% dei casi, non è stato possibile prenotare alcun appuntamento a causa dell'indisponibilità dell'agenda e della mancanza di date disponibili, nonostante la legge lo vieti.Un altro disagio riguarda la lontananza delle strutture (13%), dal momento che gli "ambiti territoriali di garanzia", possono essere vasti. Può essere difficile anche contattare il Cup o la struttura (11%), con attese lunghe, numeri sempre occupati o linee che si interrompono dopo inutili attese.Un altro aspetto che l’indagine Altroconsumo ha esplorato è il comportamento delle persone di fronte al primo appuntamento che gli è stato proposto. Infatti, a causa dei lunghi tempi di attesa, nel 30% dei casi le persone sono ricorse ai privati, spendendo in media 138 euro. Questa cifra rappresenta solo una media, poiché sono state registrate spese massime che arrivano fino a 725 euro. Per far fronte a queste spese un aiuto proviene dalle assicurazioni sanitarie: il 25% degli intervistati ne possiede una, nella maggior parte dei casi è legata al proprio lavoro.Nel 2023 secondo il Rapporto GIMBE sul Servizio Sanitario Nazionale, la spesa sanitaria delle famiglie italiane è aumentata del 10,3% rispetto al 2022, un incremento significativamente superiore all'1,6% dei due anni precedenti. Tra il 2012 e il 2022, la spesa è cresciuta del 26,8%.Per alcune persone, però, l'opzione del privato non è praticabile probabilmente per motivi economici e nel 3% dei casi, di fronte al primo appuntamento disponibile, si sceglie di rinunciare alla visita o all'esame prescritto, rinunciando così di fatto alle cure."Le lunghe attese per visite ed esami dipendono da tre fattori: anni di tagli che hanno ridotto fondi e personale, una pianificazione inadeguata che ha aggravato la carenza di medici e infermieri e un’elevata inappropriatezza prescrittiva, che incide sul 20-30% delle richieste. I cittadini si trovano così di fronte a un paradosso inaccettabile: mentre con il Servizio Sanitario Nazionale si può aspettare oltre un anno, pagando nella stessa struttura si ottiene un appuntamento in tempi molto più brevi. L’intramoenia - così come altri servizi privati o le assicurazioni sanitarie – devono essere un servizio complementare, non un’alternativa alla sanità pubblica. Affrontare la crisi del Servizio Sanitario Nazionale con interventi strutturali, aumentando i fondi, migliorando la pianificazione e garantendo l'equità sul territorio è quindi sempre più urgente. Altrimenti, si rischia di rinunciare definitivamente a un diritto costituzionale fondamentale: la tutela della salute per tutti", dichiara Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo.La sanità pubblica sarà anche argomento di un evento cui prenderà parte Altroconsumo all'interno del Festival "Fa’ la cosa giusta" che si terrà a FieraMilano Rho da 14 al 16 marzo. In particolare, il giorno 16 marzo, Alessandro Sessa, Direttore delle pubblicazioni Altroconsumo, interverrà sul tema a partire dai dati rilevati dall'Organizzazione.
Fonte: Teleborsa