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Economia
14 ore fa

Finanza islamica tra opportunità e integrazione normativa, Leo: "Italia interlocutore importante"

(Teleborsa) - Come integrare i principi della Finanza Islamica, con gli imperativi etici e morali tratti dalla Sharia che ne regolano funzionamento e operatività, nel quadro normativo italiano, anche per cogliere le grandi opportunità che la Finanza Islamica offre. Se ne è parlato nel convegno “Finanza Oltre i Confini – Islamic Finance: Un’opportunità strategica per attrarre investimenti” promosso da Banca UBAE e tenutosi alla Sala Regina della Camera dei Deputati. L’iniziativa, moderata dal vicedirettore esecutivo di Radio 24 Sebastiano Barisoni, ha rappresentato un’importante occasione di incontro e di confronto tra esponenti delle istituzioni, accademici, professionisti ed imprese su un tema di stretta attualità e di grande interesse per i vari stakeholders. Ha aperto i lavori il saluto istituzionale dell’on. Alessandro Colucci, deputato di Noi Moderati e Segretario di Presidenza della Camera. Dopo la nota di benvenuto del direttore generale di Banca UBAE, Maurizio Valfrè, sono intervenuti il viceministro dell’Economia e Finanze Maurizio Leo; il presidente della Commissione Finanze della Camera, Marco Osnato (Fdi); il direttore generale Confindustria Assafrica & Mediterraneo, Letizia Pizzi; l’Executive Director-Standards Implementation and Capacity Building di AAOIFI, Fahran Noor; il presidente di Joint Italian Arab Chamber of Commerce, Pietro Paolo Rampino; il responsabile Servizio Credito e Finanza ABI, Raffaele Rinaldi; il commissario Consob Federico Cornelli; il capo del Dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria di Banca d’Italia, Giuseppe Siani. Valfrè (Banca UBAE) ha auspicato che possa “riavviarsi il percorso di riconoscimento degli strumenti di finanza islamica nell’ordinamento italiano arenatosi qualche anno fa. Un percorso che può porsi tre obiettivi: ampliare ulteriormente le possibilità di finanziamento da parte del nostro Stato; contribuire a rafforzare i rapporti tra gli imprenditori delle due sponde del Mediterraneo; ricondurre su circuiti più controllati flussi finanziari che oggi sfuggono alle evidenze istituzionali”. Il viceministro Leo ha sottolineato che “l'Italia può essere un interlocutore importante per la finanza islamica", quindi ha osservato che “con un appropriato quadro regolamentare gli investitori islamici potrebbero guardare all’Italia come a un Paese sul quale più agevolmente canalizzare le proprie risorse”. Perciò, “realizzare condizioni di parità tra finanza tradizionale e finanza islamica potrebbe consentire di sviluppare anche in Italia un sistema finanziario il cui valore complessivo a livello mondiale è stimato in 4,5 trilioni di dollari, con un tasso di crescita annuo stimato al 10-15%”. Il presidente della Commissione Finanze della Camera, Marco Osnato, ha sottolineato come “la contaminazione possa contribuire a portare miglioramenti anche al nostro sistema” e ha auspicato “molti più investimenti del mondo islamico in Italia”. Alessandro Colucci (Noi Moderati), Segretario di Presidenza della Camera, ha detto che “occorre adeguare il quadro normativo alla globalizzazione del mercato dei capitali, di cui la finanza islamica rappresenta oramai una quota importante delle transazioni finanziarie internazionali”. Quindi ha aggiunto che “è quanto mai necessaria l’apertura di un dialogo tra il legislatore italiano e il mondo bancario arabo”, con l’auspicio “che il comune impegno nel costruire un quadro legislativo più attento alle dinamiche internazionali, possa avere un significativo effetto positivo sullo sviluppo economico del nostro Paese e sulla fiducia degli operatori finanziari, e, in particolare, di quelli islamici”. Per Federico Cornelli (Consob) “occorre verificare innanzitutto che i prodotti di finanza islamica rispettino le normative europea e italiana. Certamente c’è una grande occasione, ci sono numeri importanti, ci sono infiniti legami storici tra i noi e i Paesi islamici. Il quadro normativo più o meno c’è, c’è quindi un atteggiamento di grande apertura e di grande positività”. Giuseppe Siani (Banca d’Italia) ha evidenziato due punti: “Noi guardiamo anche agli intermediari, quindi un primo punto molto importante è la governance di chi è chiamato a gestire i prodotti di finanza islamica. In tal senso, rilevante è il ruolo dei comitati religiosi di saggi, che sono chiamati a controllare la compatibilità dei prodotti finanziari con la sharia. L’altro punto riguarda i rischi: oltre ai rischi tradizionali, la finanza islamica espone infatti anche a rischi operativi, legati alla compatibilità dei prodotti. Verificare il rispetto di certi principi è fondamentale e questo può esporre gli intermediari a rischi operativi o contrattuali. Noi invitiamo a valutare questi rischi”.
Fonte: Teleborsa