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Sostenibilità
2 ore fa

Economia circolare italiana tra eccellente e ritardi strutturali: presentato Rapporto 'L'Italia che Ricicla'

(Teleborsa) - L’industria italiana del riciclo dei rifiuti continua a distinguersi a livello europeo per performance elevate, non mancano però fragilità profonde in alcune delle filiere più strategiche ancora frenare dalla scarsa raccolta, dall’assenza di mercati maturi e da una domanda di materiali riciclati. È la fotografia scattata dal Rapporto annuale ‘L’Italia che Ricicla’, promosso dalla sezione Unicircular di Assoambiente, l’associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare e smaltimento rifiuti.“L’Italia dispone delle competenze e delle tecnologie per assumere un ruolo leader nella transizione circolare, ma deve sciogliere le sue contraddizioni e accelerare verso un modello economico capace di produrre e utilizzare materie prime preziose per la nostra industria, ridurre i consumi, le dipendenze e gli impatti ambientali. - ha sottolineato Paolo Barberi, Presidente della Sezione Unicircuar di Assoambiente - La sfida è aperta, e riguarda il futuro industriale e il benessere del Paese, infatti se il sistema regolatorio ed economico-industriale non è in grado di favorire l’uso delle materie prime derivanti dal riciclo dei rifiuti, continueremo ad avere dei risultati di riciclo eccellenti, ma l’Economia Circolare rimarrà solo un’ideologia da sbandierare per convenienza”.Secondo lo studio, in Italia si producono quasi 194 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui 164, 5 milioni di tonnellate di rifiuti speciali e 29,3 milioni di tonnellate di urbani. I rifiuti speciali derivano soprattutto da attività di costruzione e demolizione (50,6%), dagli scarti del trattamento rifiuti (23,5%) e dall’attività manifatturiera (16,8%). Tra gli urbani, prevale l’organico (34,7%), seguito da carta e cartone (21,8%), plastica (12,8%) e vetro (8,3%). Per quanto riguarda le raccolte differenziata si è raggiunta la quota 66,6%, di cui il 54% dei rifiuti urbani viene avviato a riciclo, il 20% a recupero energetico e il 16% finisce in discarica. Mentre per i rifiuti speciali la percentuale di riciclo si attesta al 73%.“Il riciclo non è più solo un tema ambientale, è una leva industriale, competitiva, strategica per la sicurezza delle risorse e per la decarbonizzazione del Paese. Occorre però un cambio di passo: servono regole chiare, uniformi e stabili, una fiscalità che premi davvero chi investe nella circolarità, criteri End of Waste efficaci e una politica di acquisti pubblici in grado di trainare i mercati del riciclato”, ha commentato Chicco Testa, Presidente di Assoambiente.Il Rapporto sottolinea come l’Italia mantenga performance elevate nel riciclo grazie a filiere storiche come carta, vetro e metalli che vantano tassi di riciclo decisamente elevati, ma fatichi a trasformare tale vantaggio in una strategia industriale capace di ridurre la dipendenza da materie prime ed energia importate e di contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici UE. Le maggiori criticità emergono da comparti strategici per quantità e impatti ambientali, come plastica, tessile, edilizia e RAEE, per cui la raccolta resta insufficiente e i materiali riciclati faticano a trovare sbocchi di mercato. Nell’edilizia (rifiuti da costruzione e demolizione), pur in presenza di un tasso di recupero dell’81%, il mercato degli aggregati riciclati rimane debole per mancanza di domanda e a causa di norme disomogenee. Ne deriva un crescente accumulo di materiali riciclati inutilizzati.
Fonte: Teleborsa