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1 ore fa

IIA Summit 2025, Insurtech: c'è il mercato, mancano le startup

(Teleborsa) - Quali sono gli investimenti che catalizzano più attenzioni nel mondo insurtech e come si stanno sviluppando i canali distributivi per le assicurazioni? Sono queste due delle tematiche centrali dell’IIA Summit 2025, che conclude oggi la due giorni dedicata all’evoluzione e alla trasformazione del mondo assicurativo. Sul fronte degli investimenti, il mercato insurtech italiano continua a crescere: nel 2025 sono previsti oltre 1,2 miliardi di euro, 20% in più rispetto al 2024. L’Italia però presenta una dinamica unica: il 76% degli investimenti proviene dalle compagnie assicurative, contro il 51% della media europea. Startup e tech company contribuiscono però solo per l’8%, un dato distante dal 33% europeo.“Fare startup in Italia in ambito assicurativo è difficile” — ha affermato Gerardo Di Francesco, Vicepresidente e Co-fondatore IIA, ma anche tech entrepreneur di grande esperienza — “È difficile perché già l'ecosistema italiano, rispetto alle startup, pone tutta una serie di criticità in termini di accesso ai capitali rispetto ad altri mercati occidentali più sviluppati e più all'avanguardia in questo campo. È difficile perché è un mercato estremamente complesso. Il modello dati assicurativo è di un ordine di grandezza più complesso rispetto, ad esempio, a quello del FinTech, c'è una tematica di difficoltà nell'attrarre talenti e giovani imprenditori e imprenditrici in questo settore, che ancora soffre uno stigma, falso, di poca attrattività. Falso perché in realtà l'industria assicurativa italiana è un'industria bellissima ed estremamente interessante. Tutto questo porta a un mercato estremamente competitivo, estremamente difficile, con altissime probabilità di fallire ma anche con potenzialità molto grandi. È fondamentale che nei prossimi anni giovani startup si avvicinino a questa industria, perché ne ha bisogno l'industria, perché ne ha bisogno il tessuto socio-economico”.Secondo Di Francesco quindi il mercato c’è, e ci sono le potenzialità per svilupparlo: “Il tema di questo Summit è stato l'Insurance Inclusion e dobbiamo portare l'Italia a livelli di assicurazione al pari degli altri paesi europei. Oggi stiamo underperformando (sottoperformando) di circa il 50%, ed è importante perché c'è proprio un ruolo sociale delle assicurazioni nel trasferire rischi dal piano reale al piano finanziario. Solo tramite l'innovazione e nuove startup si potrà colmare questo gap. Il mercato c'è, le competenze ci sono, i talenti ci sono, manca ancora un po' di spinta sui capitali e sull'attrarre imprenditrici e imprenditori”.Questo trend riflette quindi la tendenza del panorama startup italiano a ricercare delle exit ad alto profitto in tempi relativamente brevi, trend che non si sposa ottimamente con un mondo in evoluzione come quello dell’Insurtech. Nonostante questo, però, esiste un interesse importante dei grandi gruppi di investimento verso le startup e scaleup che riescono effettivamente a proporre soluzioni innovative. E’ il caso ad esempio della Scale Up Wide Group, broker assicurativo e primo InsurTech broker aggregator nazionale in Italia, che ha ottenuto di recente un'operazione di finanziamento da parte di fondi gestiti da BlackRock, con la possibilità di fornire credito fino a 300 milioni di euro nei prossimi anni. Manovre di questo tipo servono sicuramente ad accelerare la crescita delle realtà, non solo da un punto di vista strategico e finanziario, ma anche tecnologico, come ha spiegato Gianluca Melani, CEO della società: “Tutto questo afflusso di capitali sarà dedicato certamente nelle operazioni di M&A (Fusioni e Acquisizioni) e nella fase di internazionalizzazione del gruppo, ma una parte sicuramente andrà in tecnologia, in persone capaci di adottare le nuove tecnologie e di implementarle all'interno dell'azienda ed al servizio del capitale umano”.Il mercato insurtech è quindi attivo, ma, coerentemente a quanto traspare dall’edizione 2025 dell’IIA summit, è trainato non da un ecosistema esogeno alle compagnie ma dalle attività venture dei grandi gruppi, come è emerso da diversi esempi pratici raccontati all’interno del Summit. In questo senso, InSalute Servizi (società assicurativa del gruppo Intesa Sanpaolo) sta focalizzando i propri investimenti sull'automazione a tutti i livelli. Reale Group si è invece concentrata su un vero e proprio modello di Corporate Venture Capital, basato sull'investimento in startup esterne; in questo senso il valore aggiunto per le startup deriva dal know how delle compagnie soprattutto a livello normativo e distributivo, mentre il gruppo può acquisire velocemente e agilmente know how tecnologico aggiuntivo. Il gruppo Unipol ha invece cominciato a investire in maniera importante sulla parte di tecnologia e sviluppo AI già da 10 anni, costituendo Leithà, una società spin-off pensata per concentrare tutti gli sviluppi di innovazione nell'ambito di gestione dei dati, AI e Machine Learning.Queste ed altre strategie di investimento nel campo insurtech sono oggi indispensabili per inseguire i nuovi trend di mercato, caratterizzati ormai da un’evoluzione costante delle esigenze e della percezione dei rischi, che richiedono nuovi canali e nuove strategie di distribuzione, come ha spiegato Giuseppe D’Andria, Partner di KPMG: “Quello che stiamo osservando è che il trend per il prossimo triennio 2025-28 sarà focalizzato sul mercato non motor, con un focus particolare su Salute e Property, che avranno un CAGR (Tasso Annuo Composto di Crescita) che potrà superare il 6% nei prossimi tre anni con picchi addirittura dell'8%. Questa crescita sarà sicuramente trainata dagli interventi normativi che aiuteranno con l'introduzione dei CatNat (catastrofi naturali) ma anche con la propensione sempre più spinta dal punto di vista degli operatori alla definizione di tali prodotti. E’ interessante osservare l'andamento dei canali dove la Bancassurance, i canali Broker e più in generale le Partnership, dimostrano una crescita importante, maggiore di quella dei canali tradizionali”. In questo panorama emerge quindi uno spostamento del mercato dall’agente “tradizionale” alla partnership; continua infatti D’Andria: “Le partnership di natura bancaria o industriale sono fondamentali perché riescono a soddisfare meglio i bisogni dei clienti. Le partnership di natura industriale sono in grado di targetizzare i clienti secondo i loro bisogni sia momentanei che strutturali. Il mondo bancario invece è quello in grado di capire quelli che sono i rischi sottesi al singolo, che sia esso consumatore o impresa, supportandolo nella gestione complessiva dei rischi, non più solo finanziari ma anche assicurativi. Nell'analisi che abbiamo condotto, abbiamo visto come l'idea fondante è che il canale bancario, che oggi ha una quota poco superiore al 10%, potrà arrivare fino ad una quota del 18%, con un incremento nel periodo di oltre il 14% anno su anno.(Foto: Un momento di un incontro dell'IIA Summit 2025)
Fonte: Teleborsa