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Economia
1 ore fa
Giovani commercialisti critici sulla ritenuta dell'1% nei pagamenti tra imprese
(Teleborsa) - L’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili esprime preoccupazione per l’emendamento governativo alla Legge di Bilancio 2026 che interviene sull’articolo 25 del Dpr 600/1973, introducendo una ritenuta d’acconto dell’1 per cento sui pagamenti tra imprese per cessioni di beni e prestazioni di servizi, con decorrenza dal primo gennaio 2029, salvo specifiche esclusioni legate all’adesione a strumenti di compliance fiscale.Secondo l’UNGDCEC, la misura configura di fatto una "ritenuta universale" nei rapporti B2B e rischia di trasformare un numero elevatissimo di imprese in sostituti d’imposta, chiamati a trattenere, versare e certificare l’imposta su ogni transazione commerciale, con un impatto diretto su processi amministrativi, liquidità e operatività quotidiana."L’introduzione della ritenuta dell’1% su tutti i pagamenti tra imprese rappresenta un ulteriore passo nella direzione opposta rispetto alla semplificazione fiscale più volte annunciata", afferma Francesco Cataldi, presidente dei Giovani commercialisti. "È una misura che aumenta in modo significativo i costi amministrativi, crea difficoltà nella gestione della liquidità e scarica sulle imprese, in particolare sulle PMI, e sui professionisti un carico burocratico ancora maggiore di quello attuale". L’Unione sottolinea inoltre le criticità operative che inevitabilmente ricadranno anche sui professionisti, con un aggravio degli adempimenti connessi alla gestione delle certificazioni e della dichiarazione dei sostituti d’imposta, e richiama l’attenzione sul profilo di equità del sistema, considerato che l’esonero dalla ritenuta risulterebbe subordinato all’adesione a specifici regimi e strumenti."Il contrasto all’evasione non può trasformare le aziende in sostituti d’imposta generalizzati. È fondamentale, come più volte chiesto, che il legislatore apra dei confronti seri e costanti con i professionisti, per costruire regole realmente semplici, eque e sostenibili", sottolinea Stefania Serina, consigliere dell’UNGDCEC."Ribadiamo – concludono Cataldi e Serina - la necessità di un confronto strutturato e continuativo con le categorie professionali e con il mondo produttivo, affinché gli obiettivi di contrasto all’evasione siano perseguiti senza scaricare su imprese e professionisti ulteriori oneri che rischiano di frenare l’attività economica e aumentare la complessità del sistema".
Fonte: Teleborsa