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41 minuti fa
Banca d'Italia, gli strumenti per contrastare l'utilizzo illecito delle cripto-attività
(Teleborsa) - L'azione delle mafie comporta costi economici e sociali rilevanti. Nell'ultimo decennio sono stati realizzati notevoli progressi grazie a una politica di contrasto, che ha beneficiato di un forte contributo da parte della tecnologia. Quest'ultima, tuttavia, può agevolare anche l'azione criminale, come ad esempio l'utilizzo delle cripto-attività a fini illegali. È quanto emerso dall'intervento introduttivo di Paolo Angelini, Vice Direttore Generale della Banca d'Italia, al V Workshop UIF-Bocconi su "Metodi quantitativi e contrasto alla criminalità economica".L'insieme delle attività illegali "crea una propria domanda di servizi finanziari e di pagamento, che beneficia della rivoluzione digitale nel sistema finanziario. In questo ambito, un tema di grande interesse è quello dell'utilizzo delle cripto-attività a fini di riciclaggio e finanziamento del terrorismo", spiega Angelini.La regolamentazione degli intermediari specializzati è il primo strumento di contrasto all'utilizzo illecito delle cripto-attività. "Questi intermediari, nati per custodire i bitcoin dei clienti e per consentirne la conversione in valuta legale e viceversa, nel tempo hanno esteso la propria offerta a centinaia di token e a più complessi servizi di negoziazione e investimento. Sotto la guida e l'impulso del Gruppo d'Azione Finanziaria Internazionale (GAFI), le principali giurisdizioni hanno regolamentato questi operatori", prosegue il Vice Direttore Generale, che aggiunge che nella UE, "MiCAR ha introdotto la figura dei prestatori di servizi in cripto-attività (CASP nell'acronimo inglese), che devono sottostare a regole in materia AML/CFT non dissimili da quelle in vigore per gli intermediari finanziari tradizionali".Previsioni analoghe sono presenti in diversi Paesi, inclusi gli Stati Uniti.Data l'eterogeneità normativa, gli intermediari tradizionali svolgono un ruolo importante. "Un utente europeo - esemplifica Angelini - potrebbe tentare di eludere i controlli previsti da MiCAR operando in cripto-attività su piattaforme residenti in giurisdizioni più accomodanti. Non potrebbe però eludere i controlli messi in atto dagli istituti bancari nel momento in cui chiedesse alla piattaforma estera di convertire le cripto-attività in moneta legale e trasferire quest'ultima su un conto nella UE. In questo ambito, quindi, i meccanismi tradizionali del contrasto all'illegalità sono già attivi, e richiedono adattamenti concettualmente semplici, anche se magari complessi in pratica".Sul piano AML/CFT, aggiunge Angelini, "le cripto-attività pongono tuttavia alcuni problemi specifici di non facile soluzione. Il più evidente è quello connesso con la possibilità di scambiare questi strumenti senza passare per gli intermediari specializzati", tramite i cosiddetti "portafogli elettronici auto-custoditi"."Il contrasto all'utilizzo illegale dei portafogli auto-custoditi è a uno stadio preliminare. La normativa europea prevede che i CASP, qualora i propri clienti interagiscano con portafogli auto-custoditi, adottino misure per verificare l'identità degli utilizzatori di questi ultimi. Da interlocuzioni preliminari tra la Vigilanza e i CASP italiani emerge che essi starebbero adottando misure di mitigazione dei rischi derivanti dall'uso di questi strumenti, tra cui meccanismi basati su whitelist di portafogli autorizzati, nonché strumenti di analisi in grado di esaminare i registri pubblici delle blockchain. Questi strumenti aiutano a portare alla luce transazioni sospette (ad esempio quelle legate a gruppi criminali informatici, entità sanzionate e operatori o soggetti in giurisdizioni a rischio)".Una seconda modalità di contrasto all'utilizzo illegale dei portafogli auto-custoditi coinvolge direttamente gli emittenti di cripto-attività. Questi ultimi possono "non solo monitorare le transazioni quando sono registrate su blockchain pubbliche", ma anche, sotto certe condizioni, "riuscire a bloccare o recuperare cripto-attività utilizzate in attività sospette o illecite, anche se detenute in portafogli auto-custoditi". "Sarebbe quindi auspicabile - afferma Angelini - che agli obblighi previsti per i prestatori di servizi in cripto-attività si affiancassero previsioni chiare volte a disciplinare questi poteri degli emittenti". Previsioni del genere "non sono presenti nella legislazione attuale della UE, mentre iniziano ad essere introdotte o sono in discussione in altre giurisdizioni, ad esempio negli Stati Uniti".Rimane il fatto - avverte il Vice Direttore Generale - che "transazioni effettuate esclusivamente mediante portafogli auto-custoditi senza passare dalla blockchain sfuggono al controllo sia degli emittenti sia degli operatori specializzati".Quasi l'intero ammontare di stablecoin in circolazione oggi è denominato in dollari statunitensi e fa capo a due emittenti: Circle e Tether International. Quest'ultima ha sede legale in El Salvador e "non è autorizzata ai sensi delle regolamentazioni europea e statunitense".Lo stock di stablecoin attualmente in circolazione ha un controvalore di circa 310 miliardi di dollari, un "importo rilevante in valore assoluto ma del tutto trascurabile se rapportato ad esempio alla consistenza dei depositi bancari negli Stati Uniti (1,5 per cento)", precisa Angelini. Il dibattito a livello internazionale sui rischi delle stablecoin è motivato dai "timori per le conseguenze connesse con il loro potenziale di crescita", sottolinea Angelini che avverte "Stablecoin ancorate all'euro che venissero distribuite da grandi gruppi tecnologici, che hanno accesso a enormi basi di clienti, potrebbero rapidamente acquisire un'accettabilità non lontana da quella degli strumenti di pagamento tradizionali. Qualora ciò accadesse "potrebbe attenuarsi, o addirittura venire meno, l'esigenza di convertire i flussi di origine criminale in strumenti tradizionali". Alla luce di ciò, emergono con evidenza le "difficoltà che si creerebbero per il contrasto alle attività illegali", conclude Angelini.
Fonte: Teleborsa