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Economia
2 ore fa
Export italiano negli USA: i dazi colpiscono cosmesi, arredo e automotive
(Teleborsa) - Dal 2 aprile l’amministrazione statunitense ha introdotto un nuovo regime tariffario che ridisegna lo scenario dell’export europeo, Italia compresa. La novità principale è l’applicazione di un dazio di base del 15% su tutti i prodotti esportati verso gli Stati Uniti, con impatti rilevanti su comparti chiave del Made in Italy, come cosmesi e arredamento, finora esenti.Come spiega la società di consulenza ExportUSA, il meccanismo prevede che, laddove i dazi fossero già superiori al 15% – come per le calzature (25–35%) – restino in vigore le aliquote più alte. Al contrario, dove erano inferiori o nulli, scatta la nuova soglia unica del 15%.Accanto ai dazi generalisti sono stati introdotti dazi speciali su metalli e derivati. Per acciaio, alluminio e rame primari (lingotti, barre, bramme) il dazio sale al 50%. Se si tratta di prodotti derivati – coltelli, pentole, macchinari, arredi – si applica un 50% sul valore del metallo e un ulteriore 15% sul resto del prodotto.Alcuni settori restano parzialmente protetti. Il farmaceutico beneficia di un’esenzione quasi totale: la maggior parte dei prodotti finiti rientra nell’Accordo Farmaceutico dell’OMC, con dazio zero. Tuttavia, materie prime e intermedi chimici non inclusi nell’appendice possono essere soggetti a dazi.Più complessa la situazione per l’automotive. Gli Stati Uniti applicano la tariffa più alta tra MFN – tariffa doganale applicata a un paese non membro dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), basandosi sul principio della "Nazione più favorita" (Most-Favoured-Nation, MFN) in un accordo commerciale internazionale – e aliquota forfettaria al 15%: autovetture al 15% (da 2,5% precedenti), autobus al 15% (da 2%), ricambi e componenti auto al 15% (da 2,5%). Resta al 25% il “chicken tax” su light trucks e furgoni merci.Il vino, uno dei simboli dell’export italiano, rientra nel dazio del 15%. Restano inoltre attivi dazi antidumping e compensativi: i materassi italiani pagano il 257,06%, mentre la pasta sconta tariffe variabili a seconda del produttore.(Foto: Mylo Kaye su Unsplash)
Fonte: Teleborsa