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2 ore fa

Paolo Gentiloni all'Eastwest Coffee: il futuro dell'Europa tra Trump e Ucraina

(Teleborsa) - Nella giornata di ieri, martedì 16 settembre, presso la sede di Eastwest, si è tenuto un nuovo appuntamento con l’eastwest Coffee, la tavola rotonda periodica presieduta da Giuseppe Scognamiglio, diplomatico e docente di scenari geopolitici alla LUISS. Dopo aver ospitato negli scorsi mesi protagonisti come Giovanni Malagò, Carlo Calenda, Alessandro Onorato e Paola De Micheli, l’incontro ha acceso questa volta i riflettori sul rapporto tra Europa e Stati Uniti nell’era del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.Ospite d’onore dell’iniziativa è stato Paolo Gentiloni, già Presidente del Consiglio e Commissario europeo per l’economia, che ha guidato il confronto sulla sfida dell’autonomia strategica europea. Attorno a Gentiloni si è raccolta una platea selezionata di imprenditori, accademici e rappresentanti istituzionali, tra cui Andrea Mazzella (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), Ylenia Berardi (Avio Aero), Stefano Achermann (Be Shaping the Future), Andrea Benetton (Cirio Agricola), Claudio Tesauro (BonelliErede), Alfonso Mazzamauro (Mazzamauro Group), Andrea Guglielmo (Philip Morris Italia) e Alberto Luca Recchi (esploratore e scrittore).Il dibattito si è aperto con una domanda chiave: l’Europa può fare a meno dell’America? È emerso come il vecchio ordine economico internazionale, nato a Bretton Woods, stia progressivamente cedendo il passo a quella che molti analisti definiscono una "weaponized world economy", un’economia armata in cui i rapporti commerciali e finanziari non sono più regolati da regole condivise, ma dall’interesse nazionale e dalla forza relativa dei singoli Paesi.La questione è stata resa ancora più evidente dall’accordo commerciale siglato nel luglio 2025 tra Stati Uniti e Unione Europea, che molti analisti hanno definito una "capitolazione" del vecchio continente: dazi del 15% su circa il 70% delle esportazioni europee – in particolare automotive, semiconduttori e farmaceutica – tariffe del 50% confermate su acciaio e alluminio, riduzione di alcune barriere su prodotti statunitensi e l’impegno europeo ad acquistare 750 miliardi di dollari di energia americana entro il 2028. In cambio, Washington ha garantito investimenti fino a 600 miliardi di euro sul mercato europeo.La dipendenza europea dagli Stati Uniti resta evidente: il 55% degli armamenti importati proviene da oltreoceano e la spesa per la difesa si ferma all’1,9% del PIL, contro il 3,5% americano e oltre il 4% russo. Con il piano "ReArm Europe", Bruxelles punta a investire 800 miliardi in dieci anni per colmare il divario, portare la spesa verso il 3-4% del PIL e costruire una base industriale autonoma. Sul piano tecnologico il divario è altrettanto marcato: infrastrutture digitali, semiconduttori e intelligenza artificiale restano in gran parte in mani statunitensi. Il Rapporto Draghi ha quantificato in 800 miliardi di euro gli investimenti necessari per colmare questo gap e rilanciare la competitività europea.Il banco di prova immediato, come emerso dal dibattito, resta però la guerra in Ucraina. L’Unione Europea ha già mobilitato circa 150 miliardi di euro tra aiuti e prestiti, mentre Kiev ha sviluppato una capacità produttiva senza precedenti, arrivando a realizzare 1,5 milioni di droni l’anno contro i 100.000 prodotti dagli Stati Uniti. Il mantenimento di questo sostegno rappresenta la condizione essenziale per dimostrare che l’Europa è in grado di agire come attore geopolitico maturo. Un fallimento significherebbe perdere un’occasione che difficilmente si ripresenterà nei prossimi dieci o quindici anni.Il messaggio emerso con forza dall’Eastwest Coffee è che l’Europa, oggi, non può ancora fare a meno dell’America, ma non può neanche continuare a dipenderne in modo unilaterale. In un mondo in cui i rapporti di forza prevalgono sulle regole, l’autonomia strategica non è più una scelta opzionale ma una necessità, se il Vecchio Continente vuole evitare di restare ai margini delle grandi partite globali.
Fonte: Teleborsa