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10 ore fa

Immatricolazioni auto, MIT: a giugno 132.192 unità (-17,44%)

(Teleborsa) - Mercato dell'auto in forte calo a giugno. Secondo i dati diffusi dal ministero dei Trasporti, le immatricolazioni sono diminuite del 17,44% a 132.192 unità. Nel primo semestre la flessione è del 3,58% a 854.690 auto. I trasferimenti di proprietà sono stati 439.475 a fronte di 420.804 passaggi registrati a giugno 2024, con un aumento del 4,44%. Il volume globale delle vendite mensili, pari a 571.666 auto, ha interessato per il 23,12% vetture nuove e per il 76,88% vetture usate.In base a dati Dataforce elaborati dal gruppo, per Stellantis le vendite sono diminuite del 32,9% a 32.437 unità, pari a una quota di mercato del 24,5% (-5,6 pp). Nel primo semestre invece la flessione è dell'11,7% a 250.524 unità, con una quota del 29,3% (-2,6 pp). Fra i brand, secondo dati Mit, male Fiat -34,8% a giugno a 11.023 auto, (-13,7% nel semestre), Jeep -27,2% a 4.699 unità (-5,1% nel semestre), Citroen -47,3% a 4.284 (-14,3%), Lancia -82,7% a 719 unità (-78,3%), Opel -26,6% a 3.069 (-14,3%) e Peugeot -15,5% a 5.838 (+11,7%). In controtendenza Alfa Romeo +89,5% a 2.575 unità (+38,2% nel semestre). In positivo Maserati con 239 unità vendute +12,2%.Volkswagen – secondo dati Anfia – registra vendite in calo dell'8% a 22.559 unità e una quota del 17,2%. Al terzo posto Renault -30,6% a 15.600 auto pari a una quota dell'11,8%. A seguire Toyota (-12,3%), Hyundai (-16,5%) e Bmw (+14%). Fra gli altri brand in crescita i cinesi MG di Saic +4% a 4.146 unità e una quota del 3,1%, Omoda di Chery che raggiunge una quota dell'1% a 1.297 unità e Byd che sale all'1,4% con 1.911 unità. Bene DR +27,1% a 2.791 unità e una quota del 2,1%. Prosegue il calo di Tesla -66% a 1.697 unità e una quota più che dimezzata rispetto a giugno 2024 all'1,3%. Nella classifica delle auto più vendute a giugno, Fiat Panda è leader con 8.250 unità, seguita da Dacia Sandero e Duster, Jeep Avenger, Renault Clio, Toyota Yaris, Yaris X e Aygo X, MG ZS e Ford Puma."Il calo del mercato dell'auto a giugno (-17,4%) arriva in una fase già critica per il settore, stretto tra una domanda stagnante e bassi livelli di produzione e soffre del confronto con l'ottimo giugno 2024 (+15% su giugno 2023), influenzato dal lancio degli incentivi" afferma Gianmarco Giorda, direttore generale Anfia. Guardando alle alimentazioni, – rileva l'Anfia – "nel primo semestre 2025, confrontato con lo stesso periodo del 2024, si rileva un abbassamento delle quote di diesel (10,2% nel cumulato 2025 contro 14,5% nello stesso periodo del 2024) e benzina (26,1% contro 30,5%), a fronte di un aumento di quota sia delle auto ricaricabili (10,5% contro 7,2%), sia delle autovetture mild e full hybrid (44,2% contro 38,7%)". In questo scenario, l'Anfia auspica che "un po' di sostegno al mercato possa arrivare anche dagli annunciati nuovi incentivi per i veicoli a zero emissioni previsti dal Mase". A riguardo "è importante che il Mase provveda quanto prima – al più tardi entro la fine dell'estate – alla redazione del relativo decreto attuativo". Analizzando le immatricolazioni delle auto a batteria, le ricaricabili (Bev e Phev) calano del 7,1% a giugno e rappresentano il 13,2% del mercato del mese. Nel dettaglio, le auto elettriche (Bev) hanno una quota del 6% nel mese e del 5,2% nel cumulato; le plug-in (+74% a giugno) del 7,2% e del 5,2%. Infine, le autovetture a gas Gpl rappresentano il 9,5% dell'immatricolato "La forte flessione a giugno delle immatricolazioni da parte dei privati, mercato di riferimento dei concessionari, ci porta ad esprimere preoccupazione perché le concessionarie, di fatto, si trovano ad operare rispetto a volumi previsionali virtuali, con stock che crescono e prezzi che si stanno dimostrando sempre meno sostenibili da parte del cliente medio che, sempre più di frequente, vira sul mercato dell'usato – commenta il presidente di Federauto, Massimo Artusi in merito al calo delle immatricolazioni a giugno (-17,4%) legato a un confronto con giugno 2024 con incentivi e dall'attesa delle nuove misure a sostegno della domanda annunciate dal Mase –. Altra riflessione va dedicata agli acquisti da parte delle imprese che rifiutano la nuova normativa sul fringe benefits, il cui effetto è stato quello di comprimere il mercato, senza effetti nella direzione di un aumento di acquisti di auto elettriche. Ci auguriamo che il Governo intervenga al più presto, rivisitando tutta la normativa della fiscalità sulle auto aziendali. Nel frattempo, il parco circolante italiano invecchia"."Da anni Unrae sottolinea che, senza una revisione strutturale della fiscalità delle flotte aziendali, l'Italia non potrà sostenere concretamente la transizione energetica – afferma Roberto Pietrantonio, presidente di Unrae, commentando il -17,4% del mercato dell'auto a giugno –. L'attuale trattamento fiscale è datato e penalizzante: ribadiamo la necessità di modulare detraibilità Iva e deducibilità dei costi in funzione delle emissioni di CO2 dei veicoli, e di ridurre a tre anni il periodo di ammortamento. La Delega fiscale in scadenza è un'occasione da non perdere: ci auguriamo che ne venga confermata la proroga al 31 dicembre 2026, già approvata in Commissione Finanze. Serve avviare subito un confronto operativo tra Istituzioni, Associazioni e attori economici coinvolti, che consenta valutazioni d'impatto fondate e trasparenti. La prospettiva è chiara: una fiscalità evoluta porterebbe a regime maggiori entrate per l'erario grazie a un mercato più vitale, contribuendo al tempo stesso al miglioramento della qualità dell'aria e alla riduzione delle emissioni climalteranti. È indispensabile – prosegue – intervenire urgentemente per mirare a una completa revisione dell'impianto fiscale, pur prevedendo interventi graduali qualora le esigenze di bilancio lo richiedessero. Il settore automotive non può più permettersi attese".Un altro nodo cruciale per accelerare davvero la transizione – rileva l'Unrae – è quello delle infrastrutture di ricarica: il target complessivo dei punti di ricarica pubblici finanziati dal Pnrr è passato da 21.355 a 12mila, con il conseguente residuo di 597,3 milioni di fondi pubblici. A questo si aggiunge la recente constatazione che il primo bando per le colonnine nei centri urbani, che prevedeva oltre 4.700 stazioni di ricarica, ne ha in effetti finanziate solo 1.400. "È evidente – conclude Pietrantonio – che il sistema non sta funzionando come dovrebbe  Senza una rete capillare e realmente operativa, il percorso di elettrificazione resterà incompleto e l'Italia rischia di restare fanalino di coda in Europa". 
Fonte: Teleborsa