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Economia
2 ore fa

Start-up europee: EDHEC, ESMT Berlin e POLIMI lanciano il primo barometer su pratiche responsabili

(Teleborsa) - POLIMI Graduate School of Management presenta i risultati del primo European Responsible Start-up Practice Barometer, realizzato in collaborazione con INNOVA Europe. Fondata nel 2022 da EDHEC, ESMT Berlin e POLIMI Graduate School of Management, INNOVA Europe è una coalizione di dieci università europee impegnate nella creazione di un ecosistema di imprenditoria sostenibile in Europa, a supporto della transizione sociale e ambientale. Oggi più che mai, le start-up rivestono un ruolo chiave come catalizzatori di innovazione e trasformazione. POLIMI Graduate School of Management si è avvalsa dell'esperienza degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e, in collaborazione con INNOVA, ha condotto un'indagine su 433 start-up europee per comprendere atteggiamenti, ostacoli e leve legate all'adozione di pratiche responsabili.Il barometer mira a fornire una valutazione concreta della volontà di implementare tali pratiche, dei metodi di attuazione e delle modalità di monitoraggio all'interno dell'ecosistema imprenditoriale europeo. Intende inoltre offrire a stakeholder come scuole, incubatori e fondi di investimento le informazioni necessarie per supportare meglio le start-up nell'affrontare le sfide della responsabilità d'impresa.Pratiche responsabili: un obiettivo di valore, ma non ancora una prioritàSebbene il 93% delle start-up intervistate dichiari di integrare pratiche responsabili nelle proprie operazioni, solo l'81% ha effettivamente intrapreso azioni in almeno uno dei quattro ambiti individuati: Ambiente, Sociale, Governance e Civico. A complemento dei tre tradizionali pilastri ESG, il barometer introduce il pilastro civico, che include iniziative che vanno oltre gli obiettivi strettamente aziendali, come investimenti nella comunità, sostegno a progetti educativi o sociali, partecipazione a iniziative di rigenerazione locale o innovazione sociale, e molto altro. Sociale: quasi 4 start-up su 5 hanno avviato iniziative sociali, in particolare a favore del benessere dei dipendenti (61%) e del marketing responsabile (63%). Governance: il 78% delle start-up adotta pratiche di buona governance. Ambiente: il 67% mette in atto pratiche ambientali responsabili. È l'ambito più frequentemente scelto come punto di partenza: tra le start-up impegnate in un solo pilastro, il 39% sceglie quello ambientale. Civico: solo il 51% delle start-up considera prioritario questo pilastro, e quasi un quarto afferma che non lo sarà nemmeno nel prossimo anno.La mancanza di risorse finanziarie (69%) e di tempo sufficiente (58%) rappresentano i principali ostacoli che impediscono alle start-up di intraprendere azioni responsabili, anche se le difficoltà variano da Paese a Paese. In Francia, la mancanza di tempo è citata più spesso (66%) rispetto a Germania (42%)e Italia (36%). In Italia, il 64% delle start-up afferma che le pratiche responsabili competono con altre priorità aziendali (contro il 25% in Francia e il 37% in Germania). In Germania, prevalgono i vincoli finanziari: il 79% cita risorse limitate come principale ostacolo, contro il 69% in Francia e il 43% in Italia. La maggior parte delle start-up ritiene che le pratiche responsabili siano utili, ma non ancora strategiche: il 42% riconosce un reale valore aggiunto, il 40% alcuni benefici, mentre il 18% non ne vede alcuno. Le pratiche responsabili, dunque, non vengono accantonate per mancanza di convinzione, ma perché considerate meno strategiche rispetto ad altre priorità in un contesto di risorse limitate.Misurare l'impatto: il punto deboleSebbene l'81% delle start-up abbia agito in almeno uno dei quattro ambiti della responsabilità d'impresa, solo il 28% utilizza indicatori di performance (KPI) per misurare l'impatto delle proprie azioni. Tuttavia, senza un sistema di monitoraggio, risulta difficile valutare i progressi, comunicare in modo trasparente o adeguare la strategia nel tempo. Il livello di monitoraggio varia in base alla maturità, al settore e ai pilastri considerati: il 64% delle start-up in fase di espansione monitora i propri KPI, contro il 27% di quelle in fase di prototipazione; il 46% delle start-up attive nel settore energia e ambiente e il 47% di quelle attive nell'ambito inclusione e impatto sociale monitorano gli indicatori – percentuali superiori alla media, ma ancora modeste per settori naturalmente orientati all'impatto; le categorie più monitorate sono impatto sociale e ambiente. Le principali difficoltà nel monitoraggio riguardano la mancanza di risorse finanziarie (27%), di tempo (25%), problemi di supporto interno (19%) e carenza di competenze specifiche (18%).La pressione degli stakeholder: un vero motore di cambiamentoIl numero di start-up che monitorano l'impatto delle proprie pratiche ESG raddoppia (40% contro 17%) quando subiscono la pressione del proprio ecosistema – clienti, investitori, incubatori, ecc. Tuttavia, questa pressione è ancora molto disomogenea: una start-up su due non è mai stata interrogata sulle proprie pratiche responsabili, segno di una dinamica ancora in fase di sviluppo più che di una tendenza ormai consolidata. Tra le start-up autofinanziate, il 38% ha ricevuto domande in merito, principalmente da clienti (17%), incubatori (14%) e partner commerciali (11%). Durante i round di finanziamento Series A, la pressione diventa la norma: l'83% delle start-up riceve domande sul tema, soprattutto da investitori a impatto (41%), investitori tradizionali (31%) e clienti (28%), che restano una forza trainante costante. Incubatori e investitori svolgono quindi un ruolo centrale nell'integrare sistematicamente il monitoraggio dell'impatto delle pratiche responsabili nei propri criteri di selezione, supporto e valutazione. Se questo approccio diventasse strutturale, avrebbe un effetto moltiplicatore sull'intero ecosistema, favorendo la trasparenza e l'allineamento dei team aziendali intorno a obiettivi condivisi e responsabili."Questo studio evidenzia sia il potenziale che le attuali lacune nell'approccio delle start-up europee alla responsabilità. Molte mostrano un impegno autentico, ma tradurre le intenzioni in impatti misurabili resta una sfida importante. Come business school, ricopriamo un ruolo fondamentale nel fornire ai futuri imprenditori mentalità, competenze e strumenti per rendere la responsabilità un motore di innovazione e competitività a lungo termine" ha dichiarato Tommaso Agasisti, co-founder di INNOVA e associate dean for Institution and Public Administration di POLIMI Graduate School of Management.È proprio questo l'obiettivo della coalizione INNOVA Europe, che lavora per accelerare la trasformazione mobilitando l'intero ecosistema accademico dei partner. Le sue principali leve d'azione includono: il concorso INNOVA Europe, trampolino di lancio europeo che valorizza e sostiene i fondatori impegnati; il barometer, che ogni anno misura la dinamica dell'imprenditoria responsabile e mette in luce le tendenze su scala europea; la creazione di programmi di scambio e networking tra hub dell'innovazione per diffondere le migliori pratiche e incoraggiare la collaborazione europea.
Fonte: Teleborsa