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46 minuti fa

PoliMi: per il 73% delle imprese l'AI potenzia la formazione aziendale

(Teleborsa) - In Italia, l’84% delle imprese considera la corporate education rilevante e quasi la metà la integra nei propri piani strategici. L’intelligenza artificiale costituisce una delle leve più promettenti per la formazione delle human capabilities nelle aziende: il 73% ne riconosce il valore nel supportare l’apprendimento continuo e il problem solving, mentre il 70% ne sottolinea il contributo alla comunicazione efficace. Un potenziale che, tuttavia, convive ancora con barriere che ne rallentano la piena adozione. In questo scenario, emergono nuove opportunità e sfide per le organizzazioni, spinte da contesti sempre più intergenerazionali dove oggi convivono Baby Boomers, Gen X, Millennials e Gen Z.È quanto emerge da "Innovare la Corporate Education", la ricerca promossa dalla Corporate Education Community (CEC) di POLIMI Graduate School of Management, con il patrocinio di ASFOR, AIDP Lombardia e ANDAF. Giunta alla quinta edizione, l’indagine mette in luce i trend attuali e le prospettive future della formazione aziendale in Italia."Le organizzazioni stanno attraversando una fase avanzata di maturità sul fronte della formazione, ma la vera sfida è trasformare questa consapevolezza in un ecosistema formativo più integrato, personalizzato e capace di sfruttare appieno le opportunità del digitale e dell’intelligenza artificiale – hanno spiegato Tommaso Agasisti e Mauro Mancini, rispettivamente Associate Dean for Institution and Public Administration e Associate Dean for Corporate Education di POLIMI Graduate School of Management. L’AI può ampliare la portata della formazione, migliorare la qualità dell’apprendimento e sostenere la crescita delle human capabilities. Per coglierne pienamente il potenziale, però, serve un investimento deciso in competenze digitali, governance etica e modelli capaci di valorizzare le differenze generazionali e la centralità delle persone".Cresce la formazione aziendale in Italia: le priorità delle impreseLo studio mette in luce una crescita significativa del volume medio della formazione corporate in Italia, che ha raggiunto le 43 ore pro capite nel 2024, con un incremento dell’80% rispetto al 2015. In questo quadro, emerge un lieve divario tra le PMI (41 ore pro capite) e le grandi imprese (46 ore), a conferma della progressiva intensificazione dell’attività formativa in organizzazioni di tutte le dimensioni.Le principali finalità della corporate education sono l’aggiornamento professionale (65%), il colmare le lacune formative (46%) e la compliance normativa (42%), mentre gli obiettivi più orientati allo sviluppo organizzativo – come crescita personale, motivazione o rafforzamento dell’identità aziendale – assumono un ruolo complementare. In questo scenario, le imprese investono in approcci sempre più diversificati di formazione: le modalità online e il digital learning si confermano le più consolidate sebbene meno diffuse che negli anni passati, mentre la formazione in aula mantiene un ruolo centrale, segno della continuità delle pratiche tradizionali accanto alla spinta verso la digitalizzazione. La combinazione tra corsi online e in presenza spinge il blended learning, oggi adottato in misura abbastanza o molto intensa dal 58% delle aziende, mentre approcci esperienziali e di active learning risultano diffusi nel 60% delle organizzazioni.Il valore dell’intelligenza artificiale e le principali barriereL’intelligenza artificiale emerge come uno dei fattori più rilevanti per la formazione. Sebbene oggi solo il 7-8% delle imprese dichiari un uso intensivo dell’AI nella corporate education, la presenza di una quota consistente di imprese in fase di progettazione o avvio di iniziative (tra il 23% e il 31%, in diversi ambiti) indica che l’interesse è concreto. Le applicazioni di AI più sperimentate riguardano le competenze tecniche specifiche, il supporto alle decisioni, la personalizzazione dei percorsi e la formazione linguistica.Di rilievo è anche il potenziale percepito dell’AI nello sviluppo delle human capabilities. Le aree per le quali l’intelligenza artificiale è ritenuta un supporto efficace sono l’apprendimento continuo (73%), il problem solving (73%), la comunicazione (70%) e la creatività (63%). Tra i principali vantaggi dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, le imprese sottolineano la possibilità di simulare scenari complessi (75%), di monitorare i progressi della formazione in tempo reale (76%) e di fornire feedback immediati tramite agenti conversazionali (75%). Più della metà, inoltre, riconosce il valore dell’AI nel supportare l’inclusione e la personalizzazione dell’apprendimento.Restano significative, però, le barriere alla piena adozione dell’intelligenza artificiale: il 79% delle imprese segnala una scarsa conoscenza degli strumenti e il 76% dubbi sull’efficacia dell’AI nello sviluppo di qualità come empatia e leadership. Tra le principali preoccupazioni etiche, la quota più ampia (77%) segnala l’impossibilità di verificare la trasparenza decisionale degli algoritmi, seguita dalle difficoltà nel mantenere la privacy dei dati (76%) e dalla presenza di possibili bias algoritmici (76%).Per rispondere a queste criticità, molte aziende già stanno introducendo misure di governance responsabile dell’AI – come formazione etica dei docenti (79%), algoritmi aggiornati e privi di bias (78%) e audit periodici – segnale di un ecosistema in evoluzione in cui l’AI è percepita come leva strategica, ma ancora in fase di consolidamento.Il nuovo contesto intergenerazionaleLa formazione corporate in Italia si intreccia con contesti aziendali sempre più intergenerazionali: Millennials (48%) e Gen X (28%) costituiscono il nucleo principale della forza lavoro, mentre la Gen Z (16%) rappresenta una quota crescente, portando nuove aspettative di apprendimento rapido, flessibilità e sviluppo. Infine i Boomer (9%), seppur meno numerosi, continuano a mantenere ruoli attivi.Le preferenze dei diversi gruppi generazionali delineano un panorama formativo eterogeneo nelle imprese. La Gen Z risulta la più coinvolta in attività pratiche e immersive: il 36% delle aziende, per i dipendenti di questa fascia d’età, adotta l’affiancamento sul campo, il 20% la formazione on-the-job o lo shadowing, mentre il 16% metodi di apprendimento esperienziale come business game, simulazioni o realtà aumentata. Per le generazioni più senior, Gen X e Boomer, la formazione si concentra invece su laboratori cross-funzionali (22%), coaching (16%) e formazione esterna (11%), con l’obiettivo di aggiornare le competenze tecniche e valorizzare l’esperienza maturata.In questo scenario, il trasferimento di conoscenze tra generazioni si conferma una delle sfide più rilevanti per le imprese: il 53% non ha ancora programmato iniziative formali per promuovere la formazione intergenerazionale, anche se strumenti come reverse mentoring e comunità di pratica – adottati rispettivamente dal 32% e dal 35% delle imprese che hanno attivato progetti in tal senso – mostrano risultati significativi.
Fonte: Teleborsa