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3 ore fa

Sanità, Unimpresa: super intramoenia in lombardia è "privatizzazione mascherata"

(Teleborsa) - La cosiddetta “Super intramoenia” introdotta in Lombardia rappresenta un grave precedente che rischia di snaturare il principio universale del Servizio sanitario nazionale. La delibera approvata all’unanimità dalla Giunta regionale il 15 settembre scorso — su proposta dell’assessore Guido Bertolaso — consente l’utilizzo di strutture, attrezzature e personale pubblico per prestazioni sanitarie a pagamento, in regime di “solvenza”, cioè riservate ai clienti privati o coperti da assicurazioni sanitarie. Lo denuncia Unimpresa secondo cui si tratta di una distorsione profonda del concetto di bene comune: le sale operatorie, le risonanze magnetiche e i posti letto acquistati con le tasse dei cittadini diventano strumenti di profitto privato. In pratica, le stesse apparecchiature utilizzate per i pazienti del Servizio sanitario vengono messe a disposizione di chi paga un extra o dispone di una polizza, con la conseguenza di allungare ulteriormente le liste d’attesa e ridurre l’accesso effettivo alle cure per chi non può permettersi costi aggiuntivi. La delibera genera un doppio paradosso: da un lato, incentiva gli ospedali e i medici a privilegiare le prestazioni private, che garantiscono entrate più elevate e immediate; dall’altro, affida di fatto al mercato assicurativo la selezione di chi ha diritto a cure rapide. Ma le compagnie — per logica economica — tendono a escludere gli anziani, i malati cronici e chi presenta patologie preesistenti, scaricando di fatto sul sistema pubblico i pazienti più fragili e costosi. L’obiettivo dichiarato di “ridurre le liste d’attesa” appare così, nella pratica, una falsa promessa: le prestazioni private non incrementano la capacità complessiva del sistema, ma deviano risorse pubbliche verso canali riservati, creando un circuito che premia chi può pagare e penalizza chi si affida al Ssn. Neppure il reinvestimento previsto di una piccola quota dei proventi — il 5% nel cosiddetto Fondo Balduzzi — può compensare anni di sottofinanziamento e carenze di personale."La vicenda lombarda rappresenta un campanello d’allarme per tutto il Paese. La sanità pubblica è un pilastro costituzionale, non un servizio a doppia corsia. La cosiddetta “Super Intramoenia” crea una sanità a due velocità: una per chi può permettersi di pagare di più, l’altra per chi deve attendere mesi. Il risultato è che il cittadino paga due volte — prima con le tasse, poi con la polizza o la parcella — per ricevere ciò che gli spetterebbe come diritto. È una forma di privatizzazione mascherata che mina la coesione sociale e l’universalità dell’assistenza. Siamo di fronte al rischio di un meccanismo perverso che penalizza i più deboli e incentiva la logica del profitto. Quando il pubblico comincia a funzionare come un’azienda e la cura diventa una fonte di margine economico, si rompe l’equilibrio su cui si fonda il sistema sanitario nazionale. Gli ospedali vengono spinti a privilegiare i canali privati, mentre le assicurazioni scelgono solo i pazienti “buoni”, cioè i meno rischiosi. Così chi è fragile, anziano o malato resta indietro, e lo Stato si trova a gestire, da solo, i casi più complessi e costosi. È un modello che, se esteso, rischia di compromettere la tenuta stessa della sanità pubblica. Governo e Parlamento valutino attentamente le implicazioni di questa sperimentazione lombarda, garantendo che nessuna Regione possa svuotare i principi fondativi del Servizio sanitario nazionale in nome della sostenibilità economica o dell’efficienza apparente. Il diritto alla salute non è un premio per pochi, ma una garanzia per tutti. Quando la corsia preferenziale la decide il reddito, non siamo più davanti a una riforma sanitaria, ma a un arretramento civile" commenta il consigliere nazionale di Unimpresa con delega alla sanità, Marco Massarenti.
Fonte: Teleborsa