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3 ore fa

Fed, in settimana attesa un'altra sforbiciata ai tassi ma resta la cautela su dicembre

(Teleborsa) - Nell'agenda dell'ultima settimana di ottobre, uno degli appuntamenti di maggiore rilievo sarà certamente la riunione della Federal Reserve di martedì e mercoledì. Gli analisti prevedono che il Comitato di politica monetaria (FOMC) taglierà il tasso di interesse di riferimento di 25 punti base, portandolo a un intervallo compreso tra il 3,75% e il 4%.La mossa attesa segue la sforbiciata, di pari entità, già operata dalla Banca centrale statunitense il mese scorso. Dai verbali della riunione del 16 e 17 settembre è emerso che il sentiment del Comitato coincideva con un sondaggio che la Fed invia ai primary dealer dei mercati finanziari, si legge nel resoconto. "Quasi tutti gli intervistati al sondaggio Desk si aspettavano un taglio di 25 punti base dell'intervallo obiettivo per il tasso sui fondi federali in questa riunione, e circa la metà si aspettava un ulteriore taglio alla riunione di ottobre", si legge nel verbale. "La stragrande maggioranza degli intervistati si aspettava almeno due tagli di 25 punti base entro la fine dell'anno, mentre circa la metà si aspettava tre tagli nello stesso periodo". Dai verbali, inoltre è emerso che i funzionari hanno ribadito che avrebbero valutato i rischi sia per l'inflazione che per l'occupazione nel valutare le loro prossime mosse.In un quadro siffatto, l'attenzione sarà certamente rivolta anche al consueto intervento post-riunione del presidente Jerome Powell, il quale difficilmente si sbilancerà su un altro taglio a dicembre così come sulle mosse per l'anno prossimo, che dipenderanno dal nome che sceglierà Donald Trump alla guida della Fed al posto di Powell.Mercoledì la Fed, oltre alla decisone sui tassi, annuncerà probabilmente la fine del "Quantitative Tightening" (QT), la riduzione del bilancio iniziata nel 2022, con l'obiettivo di raggiungere un livello di riserve bancarie "abbondanti" senza creare turbolenze nei mercati e drenando liquidità dagli stessi.All'interno della Federal Reserve le opinioni non sono uniformi. La maggior parte dei funzionari, fatta eccezione per il trumpiano Miran, sostiene che i dazi stanno contribuendo ad aumentare l'inflazione. Anche Warren, un altro governatore vicino a Trump, si è pronunciato sulla necessità di altre riduzioni dei tassi, ma con più moderazione rispetto a Miran; mentre la maggior parte degli altri membri del Comitato di politica monetaria sono più vicini alle posizioni di Powell, pur non escludendo altre sforbiciate invitano a procedere con cautela, secondo un approccio guidato dai dati. Approccio che tuttavia in questo momento se la deve vedere con lo shutdown del governo statunitense che ha bloccato la diffusione della maggior parte dei dati macroeconomici.Tra questi, infatti, si ricorda la pubblicazione rinviata dal 15 al 24 ottobre dell'inflazione di settembre. L'indice dei prezzi al consumo è risultato inferiore alle previsioni, con un aumento dello 0,3% su base mensile/3,0% su base annua per l'inflazione complessiva e dello 0,2% su base mensile/3,0% su base annua per l'inflazione di fondo (esclusi alimentari ed energia). Le previsioni di consenso erano per un'inflazione complessiva dello 0,4% su base mensile e dello 0,3% su base mensile per l'inflazione di fondo.Il momento resta cruciale per la Fed considerato che "la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo di ottobre si preannuncia come un’incognita", ha ricordato George Brown, Senior Economist di Schroders. Venerdì scorso, infatti, la Casa Bianca ha fatto sapere che probabilmente il mese prossimo non ci sarà alcuna pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo.(Foto: Salvatore Cavalli)
Fonte: Teleborsa