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Economia
2 ore fa
Prima Giornata del Mezzogiorno a Bari: formazione e politiche demografiche per sostenere l'occupazione
(Teleborsa) - Il tema del lavoro al centro della prima Giornata del Mezzogiorno, promossa dalla Camera di Commercio di Bari nell’ambito della Fiera del Levante. Sotto i riflettori le positive performance occupazionali nel Mezzogiorno, evidenziate dall’ISTAT, che contano il 50,1% di occupati nel secondo trimestre del 2025, record dal 2004, ma ancora 12 punti sotto la media nazionale (62,6%). Numeri che devono agire da stimolo per non fermarsi e puntare con maggior convinzione su formazione, politiche demografiche ed incentivazione del lavoro femminile.La seconda giornata, giovedì 18, sarà dedicata all'energia, tema in qualche modo correlato. Per la presidente della Camera di Commercio, Luciana Di Bisceglie, lavoro ed energia sono "due facce della stessa medaglia: senza occupazione stabile, retribuzioni adeguate e produttività non c’è sviluppo; senza energia accessibile, sicura e sostenibile non c’è industria né coesione sociale".Ad animare il dibattito sul lavoro sono stati i dati presentati da Veronica De Romanis (Luiss Guido Carli - Stanford University). L’Italia è fanalino di coda europeo in spese per la formazione (soltanto un 7,2% delle spese totali) ed ultimo per occupazione femminile e natalità, con un invecchiamento e un calo complessivo della popolazione che appare più marcato al Sud. L’Italia risulta anche terz’ultima per quota di laureati con solo un 30,6%, e seconda per persone inoccupate, che non studiano né sono in cerca di lavoro (cosiddetti NEET) al 15,2% della popolazione fra i 15 e i 29 anni. Oltre il 40% degli occupati ha più di 50 anni, il doppio di 20 anni fa, per oltre 10 milioni di individui. Al Sud - evidenzia Salvatore Rossi, ex direttore di Bankitalia e presidente di Telecom – "è da circa cinque anni che la crescita dell’occupazione, della produttività del lavoro, della produzione interna è superiore a quella del Centro-Nord", grazie anche alla crescita di servizi di valore aggiunto, alta tecnologia che iniziano a svilupparsi in alcuni distretti del Sud, ma ""il divario secolare fra le due aree del Paese, pur lievemente ridotto, rimane ampio" e, per ridurlo, "occorre valorizzare e affinare i talenti di cui il Sud è ricco, ed è per questo necessario un sistema educativo molto più avanzato di quello attuale". L’analisi di Gaetano Quagliariello, direttore School of Government della Luiss, giunge alle stesse conclusioni ed evidenzia che "anche quando l’economia del Sud migliora o l’occupazione cresce, i flussi interni verso il Centro-Nord non si arrestano. In poco più di 20 anni, il Sud ha perso oltre 700mila residenti, 36.800 nel solo 2024, il 64% dei quali tra Campania e Sicilia". E anche per Quagliariello, guardando alla continua fuga di cervelli e al mismatch tra domanda e offerta di lavoro, occorre guardare a formazione e valorizzazione delle risorse umane e, soprattutto "nelle politiche per il Sud, occorre privilegiare la qualità degli investimenti indirizzandoli nel capitale umano, nella infrastrutturazione sociale, nel rafforzamento delle comunità".
Fonte: Teleborsa