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Economia
1 ore fa
BCE ai governi: riforme urgenti, priorità a euro digitale e unione bancaria
(Teleborsa) - Il Consiglio direttivo "è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2 per cento a medio termine. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, seguirà un approccio guidato dai dati, secondo il quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione". E' quanto emerge dal bollettino economico della BCE in cui ricorda che nella riunione del 30 ottobre 2025 il board ha deciso di mantenere invariati i tre tassi di interesse, sottolineando che "l’inflazione resta prossima all’obiettivo del 2 per cento a medio termine e la valutazione delle prospettive di inflazione condotta dal Consiglio resta pressoché invariata". "L’economia ha continuato a crescere nonostante il difficile contesto mondiale. Un mercato del lavoro robusto, la solidità dei bilanci del settore privato e le passate riduzioni dei tassi di interesse stabilite dal Consiglio direttivo rimangono fattori importanti alla base della sua capacità di tenuta". Tuttavia, spiega l'Eurotower, "le prospettive sono ancora incerte, soprattutto a causa delle attuali controversie commerciali e delle tensioni geopolitiche a livello mondiale".Le prossime decisioni del Consiglio direttivo, sui tassi di interesse, si legge, "saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi a esse associati", considerati i nuovi dati economici e finanziari, nonché della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo ribadisce che "non intende vincolarsi a un particolare percorso dei tassi".In ogni caso, il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti gli strumenti di cui dispone nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sull’obiettivo di medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria.Il Consiglio direttivo sottolinea "l’urgente necessità di rafforzare l’area dell’euro e la sua economia nell’attuale contesto geopolitico" e accoglie con favore la riaffermazione di tale ambizione da parte dei leader dell’UE nell’ambito del Vertice euro del 23 ottobre 2025. Le politiche di bilancio e strutturali dovrebbero stimolare la produttività, la competitività e la capacità di tenuta dell’economia. È fondamentale dare pronta attuazione al piano per la competitività della Commissione europea. I governi dovrebbero dare priorità alle riforme strutturali e agli investimenti strategici che favoriscono la crescita, assicurando al tempo stesso la sostenibilità delle finanze pubbliche. È inoltre d’importanza cruciale promuovere ulteriormente l’integrazione dei mercati dei capitali, portando a compimento l’unione dei risparmi e degli investimenti e l’unione bancaria, secondo una tabella di marcia ambiziosa, nonché adottare in tempi rapidi il regolamento relativo all’introduzione dell’euro digitale.Quanto all'inflazione, la BCE sottolinea che gli indicatori dell’inflazione di fondo restano coerenti con l’obiettivo del 2 per cento a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo. Se da un lato si assiste alla ripresa degli utili delle imprese, dall’altro il costo del lavoro dovrebbe moderarsi ulteriormente a seguito dell’aumento della produttività e di un rallentamento nella crescita delle retribuzioni. Gli indicatori prospettici, quali l’indice salariale della BCE e le indagini sulle aspettative relative ai salari, segnalano una crescita delle retribuzioni più lenta nel resto dell’anno e nella prima metà del 2026. Le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine continuano ad attestarsi prevalentemente intorno al 2 per cento, sostenendo la stabilizzazione dell’inflazione intorno all’obiettivo del Consiglio direttivo.Nel paragrafo della valutazione dei rischi, il board afferma che le prospettive di inflazione restano più incerte del consueto per effetto dello scenario, tuttora variabile, delle politiche commerciali a livello mondiale. Un rafforzamento dell’euro potrebbe ridurre l’inflazione oltre le attese. Inoltre, l’inflazione potrebbe risultare inferiore qualora un incremento dei dazi inducesse una minore domanda di esportazioni dell’area dell’euro e un ulteriore aumento delle esportazioni verso l’area da parte di paesi con eccesso di capacità produttiva.Una maggiore volatilità e avversione al rischio nei mercati finanziari potrebbe gravare sulla domanda interna e ridurre quindi l’inflazione. Per contro, l’inflazione potrebbe risultare superiore se la frammentazione delle catene di approvvigionamento mondiali spingesse al rialzo i prezzi all’importazione, riducesse l’offerta delle materie prime critiche e accrescesse i vincoli di capacità nell’economia interna. Anche un incremento della spesa per difesa e infrastrutture potrebbe far aumentare l’inflazione nel medio termine. I fenomeni meteorologici estremi, e più in generale il dispiegarsi della crisi climatica e naturale, potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari oltre le aspettative.Infine, ma non meno importante, la BCE stima che "nel quarto trimestre del 2025 il PIL in termini reali nell’area dell’euro è atteso espandersi moderatamente, in un contesto di andamenti settoriali divergenti" citando l'aumento del PMI composito preliminare relativo al prodotto in ottobre "coerente con una dinamica moderatamente positiva della crescita nel settore manifatturiero all’inizio del quarto trimestre, mentre l’attività nei servizi si è rafforzata ulteriormente, confermando il ruolo di tale settore quale principale traino dell’economia".
Fonte: Teleborsa