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Economia
1 ore fa
Famiglie imprenditoriali: la Next gen già in azienda con ruoli operativi
(Teleborsa) - La foto scattata alle grandi famiglie imprenditoriali italiane evidenzia che i giovani rampolli sono giàù coinvolti nelle aziende di famiglia, con ruoli crescenti al crescere dell'età, a conferma di una progressiva e graduale "investitura" che tende ad arrivare quando l’eventuale spinta innovativa si è già parzialmente esaurita. Lo rivela la survey "Next-gen Wealth" realizzata dal gruppo di ricerca Innovation, Strategy and Family Business della POLIMI School of Management, in partnership con BNL BNP Paribas Private Banking & Wealth Management e Studio Legale Withers. Il questionario, somministrato con il supporto di BVA Doxa, ha raccolto 819 risposte complete da membri delle Next gen.L'indagine prende le mosse da un dato di fatto: i prossimi anni saranno caratterizzati da un passaggio epocale di risorse, responsabilità e potere decisionale dall’attuale generazione che gestisce i patrimoni delle famiglie imprenditoriali italiane alle Next gen, in particolare Millennial (nati tra il 1981 e il 1994) e Gen Z (nati tra il 1995 e il 2007). Un evento che va ben oltre i riflessi economici dell'eredità e che investe il significato stesso del patrimonio, destinato a essere reinterpretato alla luce dei valori e delle aspirazioni delle nuove generazioni, di cui però raramente si ascolta la voce diretta. Il ricambio generazionale poi non è privo di ostacoli, fra la persistenza della "vecchia guardia" favorita dall'allungamento della longevità e la crescente complessità dei modelli familiari tra divorzi, seconde unioni e famiglie monogenitoriali."La nostra ricerca nasce per dare voce alle nuove generazioni, per comprenderne priorità, interessi e visioni emergenti, anche nel rapporto con il patrimonio familiare. Per i più giovani, la dimensione valoriale è centrale: l’investimento non è solo un mezzo di profitto, ma un’estensione della propria identità e della propria visione di mondo", spiegano Josip Kotlar ed Emanuela Rondi, docenti della POLIMI Graduate School of Management, aggiungendo che le nuove generazioni rappresentano "una vera discontinuità con il passato". La ricerva evidenzia che il 59% della Gen Z e il 72% dei Millennial risulta già coinvolto in azienda, spesso contemporaneamente in ruoli di business, governance e holding (22% Gen Z, 38% Millienial). Tuttavia, la posizione ricoperta è per lo più quella di "osservante", perché la Now gen, cioè chi è ora al comando, mantiene saldamente il controllo delle decisioni strategiche (lo riferisce il 36% della Gen Z e il 47% dei Millennial) e solo 15% segnala una gestione condivisa. Ai giovani, che spesso giovani non sono più, vengono assegnate per lo più mansioni operative (44% dei Millennial, 39% della Gen Z) per "farsi le ossa".L’ingresso in azienda avviene in media attorno ai 26 anni, ma è vissuto più come esperienza formativa che come reale acquisizione di ruolo, nonostante molti abbiano alle spalle esperienze esterne, magari all’estero, e dispongano di competenze distintive che li inducono a chiedere maggiore coinvolgimento, autonomia e legittimità, in particolare nella gestione diretta negli investimenti. Oltre la metà degli intervistati ha già effettuato almeno un’operazione finanziaria, con un picco tra i Millennial familiari (72%), e il confronto generazionale mostra segnali di evoluzione: i Millennial risultano più spesso coinvolti nelle decisioni di investimento (36,6% contro il 23,3% della Gen Z), a conferma di una progressiva "investitura" che tende ad arrivare quando l’eventuale spinta innovativa si sia già parzialmente esaurita.(Foto: Photo by Mathieu Stern on Unsplash)
Fonte: Teleborsa