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23 minuti fa

Tari sempre più cara: in testa Catania con 602 euro, la media è di 340

(Teleborsa) - Nel 2025, la spesa media nazionale per la gestione dei rifiuti urbani è pari a 340 euro all'anno, in aumento del 3,3% rispetto al 2024 (329 euro). Le tariffe crescono – in misura differente – in tutte le regioni, ad eccezione di Molise, Valle d'Aosta e Sardegna, e in ben 95 dei 110 capoluoghi di provincia. In crescita ovunque anche la raccolta differenziata, che nel 2023 si attesta al 66,6% dei rifiuti prodotti (era il 65,2% nel 2022). Restano marcate le differenze territoriali, con il Nord dove la spesa media si attesta sui 290 euro l'anno e una raccolta differenziata che raggiunge il 73% dei rifiuti prodotti; segue il Centro dove le famiglie spendono in media 364 euro, mentre si differenzia il 62% dei rifiuti; sempre fanalino di coda il Sud con una spesa media di 385 euro l'anno e una raccolta differenziata ferma al 59%. Le regioni più economiche sono il Trentino-Alto Adige (224 euro), la Lombardia (262 euro) e il Veneto (290 euro), mentre le più costose restano la Puglia (445 euro), la Campania (418 euro) e la Sicilia (402 euro). Catania è il capoluogo di provincia dove si spende di più, 602 euro; Cremona quello più economico con 196 euro in media a famiglia. Sono i dati che emergono dal Rapporto 2025 dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva.L'indagine ha interessato le tariffe rifiuti applicate in tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2024, e ha preso come riferimento una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri. I costi rilevati sono comprensivi di Iva (ove applicata) e di addizionali provinciali."Secondo l'indagine ARERA 2024, solo il 57% degli italiani – dichiara Tiziana Toto, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva – ritiene adeguato il servizio di raccolta rifiuti rispetto al prezzo pagato. A nostro avviso, per aumentare la fiducia dei cittadini, occorre migliorare in trasparenza e in una comunicazione chiara e accessibile: i cittadini informati tendono a partecipare di più, a differenziare meglio e a considerare la TARI come un servizio e non come una tassa. Per questo riteniamo fondamentale agire in quattro direzioni. Due più generali, finalizzate a: ridurre le disuguaglianze territoriali, assicurando un servizio efficiente e accessibile in tutto il Paese, con particolare attenzione al Mezzogiorno; promuovere la partecipazione civica, valorizzando le esperienze locali e gli osservatori cittadini come parte integrante del sistema di governance. Due più specifiche: rendere strutturale la tariffazione puntuale (TARIP), premiando cittadini e Comuni virtuosi e introducendo incentivi misurabili; consolidare la trasparenza, attraverso l'uso sistematico del Portale TARI e la rendicontazione pubblica dei costi e dei risultati ambientali".I dati regionaliA livello regionale, spiccano in positivo, oltre al Trentino Alto Adige che si caratterizza per la spesa più bassa e un'elevata percentuale di raccolta differenziata, anche Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche dove ad una TARI molto al di sotto della media nazionale, si associano i più elevati livelli di raccolta differenziata.I capoluoghi più costosi e più economiciDei dieci capoluoghi più costosi, sette appartengono a regioni meridionali, a conferma del persistente divario territoriale. In cima alla classifica si collocano Catania (602 euro), Pisa (557 euro), Genova (509 euro) e Napoli (496 euro). In modo speculare, dei 10 capoluoghi che si posizionano come più economici, 8 appartengono a regioni settentrionali. Tra i più economici, Cremona (196 euro), Udine e Trento (199 euro) registrano i costi più contenuti, in larga parte grazie alla presenza di sistemi di raccolta efficienti e di tariffazione puntuale.Nel complesso, la crescita dei costi è generalizzata: rispetto al 2024, 95 capoluoghi hanno registrato un aumento della tariffa, 14 una riduzione, mentre solo uno è rimasto invariato. Le variazioni più marcate si osservano a Reggio Emilia (+15,1%), Ferrara (+13,8%) e Siena (+12,9%), mentre i cali maggiori si registrano a Modena (–12,3%), Aosta (-8,4%), Cagliari (–7,6%) e Milano (–7,5%).Raccolta differenziataSecondo il Rapporto Rifiuti Urbani ISPRA 2024, nel 2023 in Italia la produzione pro capite è stata di 496 kg per abitante, in lieve aumento rispetto ai 493 kg del 2022, ma inferiore alla media europea (521 kg). Valori più elevati si riscontrano al Centro (533 Kg/ab.) seguito dal Nord (515 kg/ab.) e dal Sud (449 Kg/ab.). Sul fronte della raccolta, nel 2023 la percentuale media nazionale di raccolta differenziata è pari al 66,6%, superiore alla soglia del 65% fissata dalla normativa europea. Per quanto riguarda la tipologia di rifiuti differenziati nel 2023 la percentuale più elevata è relativa alla frazione organica (38,3%), seguita da carta (19,1%) e vetro (11,9%) e plastica (8,8%). Le percentuali più basse riguardano i RAEE (1,4%) e i rifiuti tessili (0,9%). Un aspetto rilevante riguarda la frazione organica, che rappresenta circa il 36% del totale dei rifiuti raccolti. L'Italia dispone oggi di oltre 400 impianti di trattamento (compostaggio e digestione anaerobica), concentrati per lo più nel Nord, mentre nel Sud la carenza impiantistica genera costi e inefficienze. Ogni cittadino italiano produce in media 180 kg di rifiuto organico all'anno. Dove la raccolta è gestita in modo efficiente (Veneto, Trentino, Emilia-Romagna), il tasso di impurità dell'umido è inferiore al 3%; nelle regioni meridionali può superare il 15%, riducendo drasticamente le possibilità di recupero e aumentando i costi di smaltimento. Il riciclo effettivo complessivo dei rifiuti urbani – cioè la quantità realmente recuperata dopo la selezione degli scarti – è stimato da ISPRA al 50,8%, valore in crescita ma ancora inferiore al target europeo del 55% fissato per il 2025.
Fonte: Teleborsa