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1 ore fa
Italia vs Francia, convergenza dei rating più probabile ma maschera fondamentali diversi
(Teleborsa) - La resilienza intrinseca della Francia è alla base del differenziale di rating con l'Italia, poiché condizioni di finanziamento simili contrastano con dinamiche di bilancio e sfide di governance diverse, sebbene la convergenza dei rating sia ora più probabile negli anni a venire. È quanto emerge da un report di Scope Ratings sul tema.L'agenzia di rating tedesca ha assegnato un outlook negativo al rating "AA-" della Francia il 26 settembre, mentre il 31 ottobre ha alzato a positivo l'outlook su rating "BBB+". A seguito del declassamento della Francia ad "AA-" nell'ottobre 2024, gli spread dell'Italia si sono ridotti significativamente, avvicinandosi a quelli della Francia.Scope evidenzia che entrambi i Paesi hanno prospettive economiche simili, con una crescita del PIL reale prevista in media all'1% in Francia contro lo 0,8% dell'Italia nel periodo 2025-2030, nonostante gli investimenti trainati dai fondi NGEU. I due paesi si sono inoltre dimostrati resilienti ai recenti shock, tra cui l'aumento dei dazi doganali negli Stati Uniti (il secondo mercato di esportazione dopo l'UE), grazie alle loro economie diversificate, ai solidi bilanci del settore privato e alla solidità del settore bancario.Un punto di differenza a favore del profilo creditizio dell'Italia è l'avanzo delle partite correnti del paese, stimato in media intorno all'1,5% del PIL entro il 2030, e la sua posizione creditoria netta internazionale dell'11% del PIL nel secondo trimestre del 2025, in contrasto con il pareggio delle partite correnti e la posizione debitoria netta della Francia (22% del PIL).La Francia rimane più ricca su base pro capite, riflettendo anche una maggiore produttività e crescita, che rappresentano da tempo punti deboli del profilo creditizio italiano. L'agenzia di rating prevede che il divario tra il PIL nominale di Francia e Italia, in costante aumento dall'inizio degli anni 2000, persisterà fino al 2030. Analogamente, prevede che il PIL pro capite della Francia rimarrà circa il 5% superiore a quello dell'Italia nei prossimi anni, attestandosi a circa 64.000 dollari nel 2024 contro i 61.000 dell'Italia.Inoltre, il debito pubblico francese più basso, pari al 115% del PIL nel secondo trimestre del 2025 contro il 138% dell'Italia, e i pagamenti netti per interessi ancora moderati offrono un maggiore margine di manovra fiscale per affrontare i ritardi nel consolidamento fiscale e le difficili prospettive politiche, nonché eventuali shock esterni.Al contrario, l'onere degli interessi più elevato e le prospettive di crescita contenute dell'Italia, che indicano una capacità di assorbimento degli shock relativamente più debole, rappresentano sfide per la sostenibilità del debito, si legge nel report firmato dagli analisti Thomas Gillet e Carlo Capuano. Sebbene entrambi i Paesi abbiano una lunga scadenza del debito - 8,6 anni per la Francia, 7,1 anni per l'Italia - tassi di rifinanziamento più elevati contribuiranno a compensare l'onere degli interessi della Francia in modo più graduale, dato il maggiore rapporto debito/PIL dell'Italia e il maggiore fabbisogno lordo di finanziamento. Si prevede che la quota di spesa netta per interessi della Francia in rapporto alle entrate salirà a circa il 7% entro il 2030, dal 4% delle entrate nel 2025, un valore comunque inferiore all'8% dell'Italia nel 2024.Viene fatto notare che l'Italia è ulteriormente sostenuta da una quota relativamente elevata, seppur in calo, del debito pubblico detenuto da residenti, stimata leggermente al di sotto del 70%. La Francia dipende invece maggiormente dagli investitori non residenti (circa il 50% del totale), che potrebbero essere più sensibili all'incertezza politica interna e internazionale.Inoltre, i costi fiscali associati all'invecchiamento della popolazione, agli investimenti nella difesa, al clima e alle transizioni digitali appaiono più favorevoli in Francia che in Italia. La Francia sembra anche meglio posizionata per aumentare gradualmente la spesa per la difesa verso il 2,5% del PIL, contro il 2,2% dell'Italia, nel 2026, nonostante un'analoga allocazione provvisoria nell'ambito dei fondi SAFE (circa lo 0,5-0,6% del PIL). La posizione più forte della Francia per le transizioni climatiche e digitali, basata sulla sua flotta di centrali nucleari e sull'ecosistema digitale, potrebbe anche mitigare meglio i costi fiscali associati, considerando che l'Italia ha uno dei tassi di dipendenza dalle importazioni di energia più elevati tra gli stati membri dell'UE, attestandosi al 75% nel 2023 rispetto al 45% della Francia.Guardando ai possibili mutamenti dei rating, Scope sottolinea che gli elevati deficit di bilancio e l'incerto consolidamento fiscale della Francia rimangono sfide importanti. La recente sospensione della riforma pensionistica del 2023 (che innalza l'età pensionabile a 64 anni) fino al 2027 potrebbe gravare ulteriormente sulla spesa destinata alla protezione sociale (34% del PIL in Francia; 29% in Italia). La recente instabilità politica e l'incertezza politica dopo le prossime elezioni presidenziali di aprile-maggio 2027 offuscano ulteriormente le prospettive di riduzione del deficit di bilancio al di sotto del 3% del PIL entro il 2030, un obiettivo che si stima l'Italia abbia già raggiunto quest'anno."Nel breve termine e in assenza di shock, le dinamiche di bilancio dell'Italia sono più favorevoli, grazie al suo avanzo primario, trainato da un efficace risanamento fiscale, dalla stabilità politica e dalla prevista continuità politica, probabilmente dopo le elezioni politiche del dicembre 2027", viene sottolineato.Sebbene il piano di bilancio 2026-28 preveda tagli fiscali per i redditi medi, l'avanzo primario dell'Italia aumenterà costantemente a oltre l'1,8% entro il 2030, dallo 0,5% del PIL nel 2024 in uno scenario di base, portando alla stabilizzazione del rapporto debito pubblico/PIL a un livello ancora elevato del 136%, attenuando parzialmente le preoccupazioni relative alla sostenibilità del debito. Su questa base, "la nostra previsione è che il differenziale tra il debito pubblico/PIL di Francia e Italia diminuirà gradualmente, pur rimanendo sostanziale, attestandosi in media a circa 15 punti percentuali entro il 2030", è la conclusione.
Fonte: Teleborsa