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2 ore fa

Identità e memoria: Roma omaggia i 100 anni dalla nascita di Clemente Scifoni

(Teleborsa) - Che rapporto c'è fra memoria e futuro, fra storia e comunità, in un luogo ricco di diversità culturali come la periferia est di Roma? Che valore hanno oggi le testimonianze ancora vive della Resistenza, il ricordo di personaggi che hanno fatto la storia del quartiere, di Roma e d'Italia e il loro lascito per le nuove generazioni? Il 25 ottobre Tor Pignattara ha ricordato il partigiano Clemente Scifoni a 100 anni dalla sua nascita: la storia di Scifoni, il suo impegno nel GAP dell'VIII zona e il suo ruolo nell'eliminazione del commissario collaborazionista di Tor Pignattara-Quadraro Armando Stampacchia è stato raccontato nel documentario "Memoria Resistente. Clemente Scifoni e i Gap dell’VIII Zona", di Massimo Pellegrinotti: abbiamo chiesto alla storica Stefania Ficacci, che  fa parte del comitato scientifico e del gruppo di lavoro dell'Ecomuseo Casilino ad Duas Lauros, di parlarci di come la memoria oggi dialoghi con il presente e il futuro di una zona fortemente caratterizzata dai flussi migratori come quella di Roma Est.L'Ecomuseo Casilino è un avamposto di storia e di futuro nella zona, dal vostro “osservatorio” come stanno rielaborando le generazioni più giovani i valori della Resistenza?La Resistenza è un tema identitario per i quartieri di Tor Pignattara, Centocelle, Quadraro e Pigneto, legato alla memoria sia privata che pubblica degli abitanti. Fino a dieci anni fa era parte dei racconti familiari e la comunità era abituata a una celebrazione pubblica delle ricorrenze legate alla memoria resistenziale, soprattutto in occasione della Festa della Liberazione, il 25 aprile. Ma il venir meno dei testimoni diretti e la necessità di elaborare un passaggio generazione ormai indiretto ha posto il bisogno di ripensare alle pratiche d’insegnamento nelle scuole - che sono il principale presidio della conoscenza e del passaggio generazionale - e quelle di restituzione pubblica. Per questo la principale attività dell’Ecomuseo Casilino è stata quella di legare formazione con restituzione, attraverso l’arte pubblica. Dal 2017 abbiamo aderito al progetto delle pietre d’inciampo dello sculture tedesco Gunter Denmig, costituendo un mosaico di 27 installazioni che testimoniano nel tessuto urbano la memoria e la storia della Resistenza. Nel 2024 abbiamo promosso il riconoscimento della via Casilina come tappa della Liberation Route of Italy, percoso di pace europea che segue l’itinerario di Liberazione Alleata e promuove la solidarietà fra i paesi della comunità europea. Infine le scuole sono coinvolte annualmente in percorsi di visita nei quartieri, per un workshop itinerante che spieghi loro le connessioni fra passato e attualità. Rielaborare significa comprendere che il passato non è scindibile dal presente e che la Resistenza è una categoria interpretativa della società odierna, nata proprio dal rifiuto della dittatura fascista per portare e attuare i valori di solidarietà, inclusione, rispetto reciproco propri della nostra Carta Costituzionale. Quant'è complesso nel lavoro di uno storico della Resistenza separare la biografia del singolo (in questo caso la storia del partigiano Scifoni) dal lavoro collettivo dei gruppi d'azione?Direi che non si deve separare la biografia del singolo dalle attività svolte nel collettivo, ma piuttosto capirne il ruolo, le motivazioni di adesione al movimento e le conseguenze delle azioni individuali svolte perché subordinate a una necessità e a un ideale del collettivo. E questo è proprio il compito della ricerca storica: comprendere come il singolo agisce nella collettività e viceversa. E i testimoni, come Clemente Scifoni, hanno sempre dimostrato di sapere che il proprio agire, nato da una scelta personale, si è poi realizzato nella collettività.C'è un lascito o una memoria particolare che lei vorrebbe mettere in evidenza nella storia di Clemente Scifoni? Clemente Scifoni è sempre vissuto nel suo quartiere, Tor Pignattara. Ha letto la realtà attraverso il suo territorio, la sua quotidianità, la sua comunità. E questo modo di vivere e agire dimostra che il locale è una prospettiva imprescindibile da cui guardare alla totalità. E poi ho fatto sempre mia questa sua frase: “Io mi auguro che i giovani non dimentichino la memoria”. Nella sua semplicità ci ha regalato un paradosso: si può dimenticare la memoria? Purtroppo sì, quando non si storicizza. Quando non si trasforma in valori universali. Roma est è sempre stata il punto di arrivo di molti migranti provenienti dal resto della penisola italiana, che arrivavano nella zona per motivi economici tanto quanto politici; questa complessità di cause che peso ha avuto, che abitato e clima ha composto?Direi che ne è parte distintiva. Nel caso della lotta di liberazione dal nazifascismo troppo spesso diamo per scontato che, a combattere, a resistere, ad assistere a liberare la città di Roma sono stati donne e uomini immigrati sotto il regime fascista e da questo rifiutati, ghettizzati in aree marginali, dimenticati in condizioni di lavoro e di vita ai limiti della sopravvivenza. E credo che questa condizione di marginalità e ghettizzazione abbia fatto maturare in molti la volontà di immaginare un altro mondo possibile in quel momento.  E come ha influenzato le vicende di questa parte della città? Io immagino sempre che Porta Maggiore sia una sorta di Stargate in mezzo alla città di Roma. e’ evidente che un’area metropolitana come questa presenti enormi difformità di sviluppo. Ma non è più, oggi, l’immagine di una città divisa fra ceto medio e popolare, come è stata almeno fino agli anni Novanta del 900. Oggi la città è molto più complessa, molto più stratificata. E se passi lo Stargate di Porta Maggiore puoi comprendere che qui e non altrove puoi trovare un laboratorio di sperimentazione sociale, politica, civile direi, che svela sia nuove modalità di abitare e costruire comunità, sia inevitabili fallimenti. Ma resta un territorio vivo. Per questo per esempio se una generazione si è trasferita altrove, un’altra è tornata. Se un territorio produce nostalgia strutturale, vuol dire che qui c’è terreno fertile per immagine un altro mondo possibile. Che poi è quello che hanno sognato donne e uomini della Resistenza.
Fonte: Teleborsa