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Mosca taglia i tassi per frenare il rublo
La corsa della valuta russa, che ha recuperato oltre il 100% dal minimo di 140 contro dollaro dello scorso febbraio, rischia di ostacolare l’export e creare problemi alle entrate fiscali del Paese. Così la banca centrale ha deciso di tagliare i tassi di 300 punti base, dal 14 all’11%, facendo perdere al rublo l’8% sul dollaro. L’inflazione si sta stabilizzando e non si escludono nuovi tagli
La Banca centrale russa taglia i tassi di interesse dal 14% all'11% e si prepara a ulteriori sforbiciate. Il messaggio arriva forte e chiaro dove Mosca vuole che arrivi: sul mercato dei cambi, dove il rublo si era issato ai massimi dal 2015 sul dollaro, protetto dalle misure di controllo dei capitali messe in campo dal governo russo e dalla sua Banca centrale a ridosso dello scoppio della guerra, ma che adesso minaccia le entrate fiscali e le esportazioni russe. Il rublo, che due giorni fa aveva toccato un massimo di 55 sul dollaro, recuperando ben oltre il 100% dai minimi di 140 a cui era crollato a fine febbraio, ha proseguito la forte correzione iniziata ieri, quando l'annuncio della riunione straordinaria della banca centrale, accompagnato da una revisione al ribasso delle prospettive di inflazione, aveva preparato il mercato al taglio. La valuta russa è arrivata a perdere l'8% sul dollaro, scivolando fin quasi a quota 65.
"Gli ultimi dati settimanali - ha dichiarato la Banca di Russia - evidenziano un significativo rallentamento dell'attuale tasso di crescita dei prezzi. Le pressioni inflazionistiche si allentano in scia alle dinamiche del tasso di cambio del rublo e al rilevante declino delle aspettative di inflazione di famiglie e imprese". Le ultime rilevazioni segnano una frenata dei prezzi, dal 17,8% di aprile al 17,5%. La Banca centrale russa "mantiene" dunque "aperta la prospettiva di una nuova riduzione dei tassi nelle prossime riunioni", a partire da quella del 10 giugno, con gli analisti che, dopo tre tagli da 300 punti base in un mese, si attendono ora un approccio più graduale. La nuova sforbiciata rafforza le misure già prese da Mosca per frenare la corsa del rublo, come l'abbassamento dall'80 al 50% della quota di ricavi in valuta estera che le aziende devono convertire e l'allentamento dei controlli sui capitali, agevolato dalla riduzione dei "rischi di stabilità finanziaria".
D'altra parte un rublo troppo forte rischia di far male sia al governo, che spende in rubli ma incassa parte delle entrate fiscali legate all'energia in valuta estera, sia alle aziende esportatrici. "Un rublo forte rende i prodotti russi meno competitivi", ha dichiarato il ministero dell'Economia, secondo quanto riferito dalla Tass. La forza del rublo, sbandierata in chiave propagandistica, non significa che le sanzioni non stiano facendo male. "Le condizioni esterne per l'economia russa sono ancora sfidanti, limitando in modo considerevole l'attività economica", che nel 2022 rischia una contrazione a due cifre. "I prossimi trimestri non saranno facili. Mentre l'economia si sta adattando, sarà dura per imprese e cittadini", ha detto la governatrice Elvira Nabiullina, riferisce la Tass. La Russia si avvia verso il default tecnico dopo che il Tesoro Usa ha negato il rinnovo dell'esenzione sui pagamenti relativi ai bond russi. Un destino che potrebbe riguardare anche molte società: la Credit Bank of Moscow ha ribadito che la sua capacità di pagare le cedole è "ancora limitata" per via delle sanzioni britanniche.