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24/04/2024

Allarme Fitch sul Superbonus: “Debito oltre il 142%”

L’agenzia di rating stima una crescita del debito pubblico per effetto dei crediti maturati molto più ripida di quella del governo, con un rapporto debito/Pil addirittura al 142,3% nel 2027, dati che toglierebbero ulteriore spazio alla politica fiscale ed economica del governo. Preoccupata anche Bankitalia, che arriva a ipotizzare “l'eliminazione del Superbonus” prima della scadenza del 2026

Sotto il peso del Superbonus il debito italiano è destinato a volare sopra il 142% del Pil nel 2027. Ad accendere un nuovo faro sugli effetti del maxi incentivo è l'agenzia di rating Fitch che tratteggia nelle proprie previsioni una "traiettoria un po' più ripida" rispetto a quanto previsto dal governo nel Def. E lo scenario rischia di complicarsi anche secondo la Banca d'Italia, che avverte: se nemmeno l'ultima stretta dovesse bastare, l'unica strada è lo stop anticipato della misura.
Il tiraggio "significativamente più forte delle attese" del superbonus nel 2023, con una corsa a chiudere i contratti nell'ultima parte dell'anno, farà volare il rapporto debito/Pil al 142,3% nel 2027 "su ipotesi macroeconomiche e di bilancio meno favorevoli", prevede Fitch: un livello ben superiore al 139,6% previsto dal governo. Ma l'agenzia di rating tratteggia una risalita più ripida del debito su tutto l'orizzonte di previsione: 138,4% quest'anno, 139,5% il prossimo, 141,6% nel 2026 (contro le previsioni del Def di un 137,8% nel 2024, 138,9% nel 2025 e 139,8% nel 2026). Numeri che rischiano di intricare il rebus manovra, che parte dalla ricerca di 15 miliardi solo per rinnovare il taglio del cuneo e l'Irpef a tre aliquote. Proprio "lo spazio di manovra ridotto", avverte Fitch, "potrebbe complicare le misure di politica fiscale ed economica e inasprire le tensioni all'interno della maggioranza".
Gli sforzi del governo per contenere l'emorragia del Superbonus intanto proseguono. L'ultima stretta l'ha impressa il decreto approvato a sorpresa in Consiglio dei ministri il 26 marzo: il testo è all'esame della commissione Finanze del Senato, dove i partiti hanno presentato 355 emendamenti. Si va dalla richiesta di coinvolgere i comuni nei controlli ai cantieri del 110%, alle deroghe per il Terzo settore e alcune zone colpite da sisma o alluvioni, oltre alla proposta di estendere da 4 a 10 anni i tempi di utilizzo dei crediti del Superbonus: l'ipotesi, su cui si è già detto favorevole il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, permetterebbe di alleggerire l'impatto sul debito e avrebbe molte chance di vedere la luce, replicando quanto fatto già lo scorso anno per le spese del 2022. Ma vista l'esperienza del passato, non è detto che questo provvedimento metta il "punto finale" auspicato da Giorgetti agli effetti del Superbonus. A mettere in guardia da questo rischio è la Banca d'Italia, che evidenzia come l'incentivo sia costato finora quasi l'8% del Pil: un conto destinato a lievitare con i crediti del 2024-25, "il cui importo - puntualizza via Nazionale - è di difficile valutazione, data anche l'incertezza delle recenti modifiche normative". Il nuovo decreto è "un passo necessario", ma vanno evitati "allentamenti rispetto al testo originale", osserva la Banca d'Italia che prefigura uno scenario finora mai ipotizzato: "Se neppure le nuove restrizioni dovessero frenare l'accumularsi dei crediti", avverte, "l'unica via sarebbe l'eliminazione del Superbonus prima della sua naturale scadenza alla fine del prossimo anno". Per come ideato dal decreto rilancio, infatti, l'incentivo che è quest'anno al 70%, scenderà il prossimo al 65% per poi uscire dai giochi nel 2026. Per il futuro, nel disegnare incentivi analoghi, serviranno "tetti di spesa sia complessiva sia per ciascun beneficiario", suggerisce Bankitalia, con aliquote mai troppo vicine al 100% e con "un efficace meccanismo di monitoraggio dei costi in tempo reale". Tutto quello che è mancato al Superbonus. 

Autore: ANSA